THE TWITTER FILES VII: “L’FBI e il laptop di Hunter Biden”

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Quella che segue è la traduzione integrale della settima puntata dei TwitterFiles. Finora il capitolo senza dubbio più esplosivo di tutta la saga dei TwitterFiles. Michael Shellenberger lo dedica interamente alla storia del laptop di Hunter Biden e a come essa è stata screditata non solo su Twitter, ma su tutte le piattaforme social e i principali media americani. L’FBI e la comunità dell’intelligence hanno iniziato a screditare l’ormai famoso articolo del New York Post addirittura prima che esso venisse pubblicato il 14 ottobre 2020. Per usare le parole di Shellenberger, vi fu “uno sforzo organizzato da parte della comunità dell’intelligence per spimgere Twitter e altre piattaforme” a screditare la credibilità dell’articolo, insinuando che si trattava di un’operazione di “hack and leak”, ossia in pratica di materiale “piantato” intenzionalmente nel portatile di Hunter Biden o frutto di una campagna di disinformazione russa. In realtà, non vi era alcuna informazione di intelligence che inducesse a pensare ciò e gli stessi dirigenti di Twitter per diverso tempo hanno smentito di aver individuato la presenza di qualsiasi influenza straniera sulla propria piattaforma. Ma alla fine Twitter ha ceduto alle pressioni dell’FBI, anche perché “a partire dal 2020, c’erano così tanti ex funzionari dell’FBI che lavoravano a Twitter che avevano creato il loro canale Slack privato e un modello di accoglienza per dare il benvenuto ai nuovi arrivati dall’FBI”. Dunque, l’FBI era in possesso da più di un anno del materiale inviatole dal riparatore di computer del Delaware, fingendo di lavorarci sopra, quando in realtà cercava solo di insabbiarlo. Quando ha saputo che il New York Post avrebbe reso pubblica la notizia, ha agito su tutte le piattaforme social e i media che controllava per fare in modo che la notizia venisse censurata o screditata.

Donald Trump è stato bannato da Twitter, Facebook and Instagram.
Joaquin Temes

Thread originale: https://twitter.com/ShellenbergerMD/status/1604871630613753856

Thread: TWITTER FILES, PART 7 – The FBI & the Hunter Biden Laptop

di Michael Schellenberger, fondatore e presidente di Environmental Progress, nominato nel 2008 “Hero of the Environment” dalla rivista «Time», autore di “L’ apocalisse può attendere. Errori e falsi allarmi dell’ecologismo radicale”, lavora come consulente ambientale per i governi di diversi paesi.


In che modo l’FBI e la comunità dell’intelligence hanno screditato le informazioni fattuali sugli affari all’estero di Hunter Biden sia dopo che prima che il New York Post rivelasse il contenuto del suo laptop il 14 ottobre 2020.

Nella parte VI dei Twitter Files, abbiamo visto come l’FBI cercasse incessantemente di esercitare un’influenza su Twitter, anche sui suoi contenuti, sui suoi utenti e sui suoi dati.

[Fai clic qui sull’immagine qui sotto per aprire la traduzione della parte VI dei Twitter Files, ndt]

Nella parte VII dei TwitterFiles presenteremo prove che indicano uno sforzo organizzato da parte di rappresentanti della comunità dell’intelligence, rivolto ai dirigenti senior di società di notizie e social media, al fine di screditare le informazioni trapelate su Hunter Biden prima e dopo la loro pubblicazione.

La storia inizia nel dicembre 2019, quando il proprietario di un negozio di computer del Delaware di nome John Paul Mac Isaac contatta l’FBI in merito a un laptop che Hunter Biden gli aveva lasciato.

https://nypost.com/2020/10/14/email-reveals-how-hunter-biden-introduced-ukrainian-biz-man-to-dad/

Ad agosto 2020, Mac Isaac non ha ancora ricevuto risposta dall’FBI, anche se ha scoperto prove di attività criminali. E così decide di inviare un’e-mail a Rudy Giuliani, che all’epoca è sotto sorveglianza dell’FBI. All’inizio di ottobre, Giuliani consegna il materiale al New York Post.

https://nypost.com/2022/12/19/fbi-reached-out-to-twitter-before-post-broke-hunter-biden-laptop-story/

Poco prima delle 19:00 (ora orientale degli USA del 13 ottobre), l’avvocato di Hunter Biden, George Mesires, invia un’e-mail a Jean Paul Mac Isaac. Hunter e Mesires hanno appena appreso dal New York Post che l’articolo sul laptop sarebbe stato pubblicato il giorno successivo.

Alle 21:22 l’agente speciale dell’FBI Elvis Chan invia 10 documenti all’allora capo dell’integrità del sito di Twitter, Yoel Roth, tramite Teleporter, un canale di comunicazione unidirezionale dall’FBI a Twitter.

Il giorno successivo, il 14 ottobre 2020, il New York Post pubblica il suo articolo esplosivo, rivelando i rapporti d’affari del figlio del presidente Joe Biden, Hunter. Ogni singolo fatto è corretto ed esatto.

Eppure, nel giro di poche ore, Twitter e altre società di social media censurano l’articolo del New York Post, impedendone la diffusione e, cosa più importante, minandone la credibilità nella mente di molti americani. Perché? Che cosa è successo esattamente?

Il 2 dicembre, Matt Taibbi  ha descritto il dibattito all’interno di Twitter riguardo alla decisione di censurare un articolo del tutto esatto. Da allora, abbiamo scoperto nuove informazioni che indicano uno sforzo organizzato da parte della comunità dell’intelligence per influenzare Twitter e altre piattaforme.

Innanzitutto, è importante capire che Hunter Biden ha guadagnato decine di milioni di dollari in contratti con aziende straniere, incluse aziende legate al governo cinese, per le quali Hunter non ha offerto alcun lavoro reale. Ecco una panoramica del giornalista investigativo Peter Schweizer:

Eppure, durante tutto il 2020, l’FBI e altre forze dell’ordine hanno ripetutamente spinto Yoel Roth a respingere le notizie sul laptop di Hunter Biden come un’operazione russa di “hack and leak” (hackeraggio e divulgazione). Quello che segue è un estratto della dichiarazione giurata rilasciata da Roth nel dicembre 2020.

https://www.fec.gov/files/legal/murs/7827/7827_08.pdf

10. A partire dal 2018 ho avuto regolari incontri con l’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale, il Dipartimento per la sicurezza interna, l’FBI e colleghi del settore in merito alla sicurezza elettorale. 11. Durante questi incontri settimanali, le forze dell’ordine federali hanno comunicato che si aspettavano che “operazioni di hack and leak” da parte di soggetti statali aqvrebbero potuto verificarsi nel periodo immediatamente anteriore alle elezioni presidenziali del 2020, probabilmente in ottobre. In questi incontri, mi è stato detto che la comunità dell’intelligence si aspettava che persone associate a campagne politiche sarebbero state oggetto di attacchi di hacking e che il materiale ottenuto attraverso tali attacchi di hacking sarebbe stato probabilmente diffuso su piattaforme di social media, incluso Twitter. Queste aspettative di operazioni di “hack and leak” sono state discusse per tutto il 2020. Ho anche appreso in questi incontri che c’erano voci secondo cui un’operazione di “hack and leak” avrebbe coinvolto Hunter Biden.

Lo stesso fu fatto con Facebook, secondo il CEO Mark Zuckerberg. “L’FBI in pratica venne da noi [e] ci disse, ‘Ehi… fareste bene a stare in allerta. Pensavamo che ci fosse molta propaganda russa nelle elezioni del 2016. Sta per arrivare una specie di discarica simile a quella.'”

Gli avvertimenti dell’FBI di un’operazione di “hack and leak” russa relativa a Hunter Biden erano basati su una qualche informazione dell’intelligence? No, non lo erano.

“Nell’ambito delle nostre indagini, non abbiamo visto intrusioni ostili simili a quanto accaduto nel 2016”, ha ammesso l’agente dell’FBI Elvis Chan nel novembre 2016.

E, in effetti, i dirigenti di Twitter hanno riportato ripetutamente pochissime attività russe. Ad esempio, il 24 settembre 2020, Twitter ha dichiarato all’FBI di aver rimosso 345 account “in gran parte inattivicollegati a precedenti tentativi di hacking russi coordinati… Avevano un raggio di azione scarso e account con pochi follower”.

In effetti, Twitter ha smentito false affermazioni di alcuni giornalisti in merito alla presenza di presunte influenze straniere sulla propria piattaforma: “Non abbiamo notato alcuna prova a sostegno di tale affermazione” da parte di Ben Collins e NBC News in merito a bot controllati da stranieri. La nostra verifica ha mostrato finora solo una modesta attività di troll nazionali su larga scala … “.

Dopo che l’FBI aveva fatto domande a proposito di un articolo del Washington Post in merito alla presenza di presunte influenze straniere in un tweet pro-Trump, Roth di Twitter dice: “L’articolo fa molte insinuazioni… ma non abbiamo visto alcuna prova di tutto ciò (e, anzi, ci sono un sacco di forti prove che puntano nella direzione opposta)”.

Non è la prima volta che Roth di Twitter si è opposto all’FBI. Nel gennaio 2020, Roth ha resistito agli sforzi dell’FBI per convincere Twitter a condividere dati al di fuori del normale processo di perquisizione.

La pressione, però, aumentava: “Abbiamo assistito a uno sforzo sostenuto (se non addirittura coordinato) da parte della comunità di intelligence per spingerci a condividere più informazioni e modificare le nostre politiche API. Stanno sondando e spingendo ovunque possono (anche sussurrando allo staff del Congresso)”.

Periodicamente l’FBI torna a chiedere a Twitter prove di influenze straniere e Twitter risponde che non stanno trovando nulla che valga la pena di segnalare. “[Non] abbiamo ancora identificato attività su cui normalmente vi riferiremmo (o che semplicemente contrassegniamo come interessanti nel contesto di un’influenza straniera).”

Nonostante la risposta negativa di Twitter, l’FBI continua a chiedere ripetutamente informazioni a Twitter che Twitter ha già chiarito che non condividerà al di fuori dei normali canali legali.

Quindi, nel luglio 2020, Elvis Chan dell’FBI organizza autorizzazioni di sicurezza top secret temporanee per i dirigenti di Twitter, in modo che l’FBI possa condividere informazioni su minacce alle imminenti elezioni.

L’11 agosto 2020, Chan dell’FBI condivide informazioni con Roth di Twitter relative all’organizzazione di hacking russa, APT28, attraverso il canale di comunicazione monodirezionale protetto dell’FBI, Teleporter.

Di recente, Yoel Roth ha detto a Kara Swisher che era preparato a pensare al gruppo di hacker russi APT28 prima che venisse fuori la notizia del laptop di Hunter Biden. Quando la notizia è uscita, Roth ha detto: “Ha fatto scattare ogni singolo campanello d’allarme della mia mirata campagna di “hack-and-leap” per APT28″.

Nell’agosto 2020, Chan dell’FBI chiede a Twitter: “Qualcuno ha un’autorizzazione top secret?” Quando qualcuno menziona Jim Baker, Chan risponde: “Non so come ho fatto a dimenticarmelo”. Affermazione strana, considerato che il compito di Chan era proprio monitorare Twitter, per non parlare del fatto che hanno lavorato insieme all’FBI.

Chi è Jim Baker? È l’ex consigliere generale dell’FBI (2014-18) e uno degli uomini più potenti nella comunità dell’intelligence statunitense. Baker è entrato e uscito dal governo per 30 anni, prestando servizio presso CNN, Bridgewater (una società di gestione patrimoniale da 140 miliardi di dollari) e Brookings.

In qualità di consigliere generale dell’FBI, Baker ha avuto un ruolo centrale nel portare avanti internamente il ​​caso per un’indagine su Donald Trump.

https://www.wsj.com/articles/fbi-took-michael-sussmanns-allegation-of-trump-russia-ties-seriously-former-official-testifies-11652985514

Baker non era l’unico alto dirigente dell’FBI coinvolto nell’indagine Trump che è finito a Twitter. Dawn Burton, un ex procuratore federale che ha lavorato come vice capo dello staff per il boss dell’FBI James Comey, è entrato a far parte di Twitter nel 2019 come Director of Strategy. A partire dal 2020, c’erano così tanti ex funzionari dell’FBI (chiamati “Bu alumni”, lett. “gli ex FBI”) che lavoravano a Twitter che essi avevano creato il loro canale Slack privato e un modello di accoglienza per dare il benvenuto ai nuovi arrivati dall’FBI.

Nel frattempo, continuano gli sforzi per influenzare Yoel Roth di Twitter. Nel settembre 2020, Roth partecipa a una simulazione dell’Aspen Institute su una potenziale operazione di “hack and dump” che coinvolge Hunter Biden. L’obiettivo della simulazione è prefigurare il modo in cui i media copriranno la notizia e, a loro volta, i social media la riprenderanno.

L’organizzatore è Vivian Schiller, ex CEO di NPR, ex direttore del notiziario di Twitter, ex general manager del New York Times, ex Chief Digital Officer di NBC News. Tra gli altri partecipanti vi sono anche il capo della politica di sicurezza di Meta/FB e i più importanti giornalisti che si occupano di sicurezza nazionale per il New York Times e il Washington Post.

A metà settembre 2020, Chan e Roth avevano creato una rete di messaggistica crittografata che permetteva ai dipendenti dell’FBI e di Twitter di comunicare tra loro. Concordano inoltre di creare una “war room virtuale” per “tutto il settore [di Internet] con l’aggiunta di FBI e ODNI” [Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale].

Quindi, il 15 settembre 2020 Laura Dehmlow dell’FBI, a capo della task force sulle influenze straniere, ed Elvis Chan chiedono di tenere un briefing riservato per Jim Baker, senza che sia presente nessun altro membro dello staff di Twitter, come Yoel Roth.

Il 14 ottobre, poco dopo che il New York Post ha pubblicato il suo articolo sul laptop di Hunter Biden, Roth afferma: “Non viola chiaramente le nostre norme sui materiali hackerati né viola chiaramente alcuna altra norma”, ma aggiunge: “Questa cosa ricorda molto un’operazione di ‘leak'”‘ molto sottile”.

In risposta a Roth, Baker insiste ripetutamente sul fatto che il materiale su Hunter Biden è falso, hackerato o entrambe le cose e, pertanto, rappresenta una violazione delle norme di Twitter. Baker lo fa tramite e-mail e in un documento Google, il 14 e 15 ottobre.

Incredibilmente, Baker era convinto che le e-mail di Hunter Biden fossero false o hackerate. Il New York Post aveva incluso un’immagine della ricevuta firmata da Hunter Biden e un mandato di comparizione dell’FBI mostrava che l’agenzia aveva preso possesso del laptop nel dicembre 2019.

Per quanto riguarda l’FBI, ci sarebbero volute probabilmente alcune “ore” per confermare che il laptop era appartenuto effettivamente a Hunter Biden. In realtà, al giornalista Peter Schweier sono bastati pochi giorni per dimostrarlo.

Per le 10:00, i dirigenti di Twitter avevano ormai accettato l’idea che l’articolo sul laptop fosse un caso di “hack and dump”. “Il suggerimento degli esperti – che a noi pare credibile – è che ci sia stato un hacking, avvenuto separatamente, e che il materiale hackerato sia stato poi caricato sul laptop, che è poi apparso magicamente in un’officina nel Delaware”.

Alle 15:38 dello stesso giorno, il 14 ottobre, Baker organizza una conversazione telefonica con Matthew J. Perry nell’Ufficio del General Counsel dell’FBI.

L’operazione persuasione ha convinto alla fine i dirigenti di Twitter che il laptop di Hunter Biden non proveniva da un informatore. Una nota collegata a un articolo di The Hill, a sua volta basato su un articolo del Washington Post, del 15 ottobre, suggerisce falsamente che la fuga di notizie relativa al laptop da parte di Giuliani avesse qualcosa a che fare con la Russia.

Ci sono prove che agenti dell’FBI hanno avvertito funzionari eletti su influenze straniere, con l’obiettivo principale di far trapelare le informazioni ai mezzi di informazione. Questo è uno sporco trucco politico utilizzato per creare la percezione di scorrettezza.

Nel 2020, l’FBI tenne un briefing con i senatori Grassley e Johnson, sostenendo che vi rano prove di “interferenza russa” nelle loro indagini su Hunter Biden. Il briefing fece arrabbiare i senatori, i quali affermarono che il briefing era stato fatto per screditare la loro indagine.

https://www.grassley.senate.gov/imo/media/doc/grassley_johnson_to_fbi_-_august_2020_briefing.pdf

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“L’inutile briefing dell’FBI ha fornito ai democratici e ai media liberali il veicolo per diffondere la loro falsa narrativa, secondo cui il nostro lavoro ha favorito la disinformazione russa”.

In particolare, l’allora consigliere generale dell’FBI Jim Baker è stato indagato due volte, rispettivamente nel 2017 e nel 2019, per aver fatto trapelare informazioni ai media.
“Stai dicendo che è sotto indagine penale? È per questo che non gli permetti di rispondere?” chiede Meadows.
“Sì”.

https://www.politico.com/story/2019/01/15/fbi-general-counsel-criminal-investigation-1101774

Alla fine, la campagna di persuasione dell’FBI rivolta ai dirigenti di media, Twitter e altre piattaforme social ha funzionato: hanno censurato e screditato la storia del laptop di Hunter Biden. A dicembre 2020, Baker e i suoi colleghi hanno persino inviato una nota di ringraziamento all’FBI per il suo lavoro.

La campagna di persuasione dell’FBI può aver tratto giovamento dal fatto che stava pagando a Twitter milioni di dollari per il suo personale. “Sono felice di annunciare che abbiamo raccolto $ 3.415.323 da ottobre 2019!”, riferisce un socio di Jim Baker all’inizio del 2021.

E la pressione dell’FBI sulle piattaforme dei social media continua. Nell’agosto 2022, i dirigenti di Twitter si sono preparati per un incontro con l’FBI, il cui obiettivo era “convincerci a produrre più EDR dell’FBI”. EDR è l’acronimo di “Emergency Disclosure Request”, essenzialmente una perquisizione senza mandato.

In risposta alle rivelazioni dei TwitterFiles su agenti dell’FBI di alto livello dentro Twitter, Jim Jordan [deputato repubblicano per l’Ohio alla Camera, ndt] ha dichiarato: “Ho sospetti sul fatto che il governo stesse conducendo un’operazione di disinformazione su We the People”.

https://nypost.com/2022/12/17/twitter-leadership-full-of-former-fbi-agents-linkedin-records-show/

Chiunque legga i file di Twitter, indipendentemente dal proprio orientamento politico, dovrebbe condividere queste preoccupazioni./FINE

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