DESTROY, ERASE, IMPROVE (*)

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Perché le trasformazioni sociali cui stiamo assistendo avvengono proprio ora? In “Capitalismo, socialismo e democrazia” di Schumpeter troviamo la spiegazione per capire cosa intendeva esattamente Draghi quando ha parlato di Distruzione Creativa, le cui implicazioni sono foriere di grossi guai.

CAPITALISMO, SOCIALISMO E DEMOCRAZIA
Può il capitalismo sopravvivere?
Joseph A. Schumpeter, 1942

In questo caposaldo dell’analisi economica e politica, Schumpeter presenta il concetto di Distruzione Creativa, che formalizza un reiterato percorso evolutivo che il capitalismo adotta in risposta alle ricorrenti crisi, dovute alla ciclica caduta tendenziale del saggio di profitto prevista da Marx.

Come mostrato da Marx, nella sua evoluzione il sistema capitalista, per sua stessa composizione strutturale, è destinato a vedere una costante e inesorabile caduta tendenziale del saggio di profitto, benché con tassi diversi a seconda del settore merceologico. Quando questa caduta coinvolge i settori merceologici portanti di un sistema economico, quelli che con il loro indotto fungono da traino per l’intera economia del sistema, si arriva ad un punto di rottura che innesca dei cambiamenti sociali non più differibili, i cui esiti (socialismo o barbarie) dipendono dalla contrapposizione delle forze sociali in gioco, dove chi ha maggior potere di fatto conduce la partita.

L’accentramento delle ricchezze mondiali in mano a pochissimi attori (tra cui spiccano BlackRock, State Street e Vanguard), conferisce loro un potere mai goduto prima ad un simile livello, e comporta sicuramente un inasprimento delle disuguaglianze economiche e delle conseguenti tensioni sociali, ma soprattutto porta alla necessità, sempre più ineludibile per questi attori, di aprire e consolidare nuovi mercati che fungano da traino, in sostituzione di quelli che hanno visto erodere progressivamente i loro margini negli anni, ossia nuovi settori merceologici che garantiscano i maggiori profitti necessari al mantenimento della loro catena di potere.

Ecco che nasce l’esigenza di ristrutturare periodicamente la società per conformarla a queste nuove esigenze della macchina produttiva; ristrutturazione che non può che avvenire senza alcun riguardo verso la composizione e la struttura del tessuto sociale, che è l’oggetto stesso del contendere.

Questo processo è già avvenuto in passato, ad esempio nella prima rivoluzione industriale, che portò dal Medioevo al primo capitalismo propriamente detto, con la conseguente distruzione della società rurale medievale e la creazione degli agglomerati urbani industriali che conosciamo oggi. Ma avvenne anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la trasformazione che portò al consumismo tipico de La società dello spettacolo descritta da Debord, necessario al modo di produzione del compromesso fordista. Tutte trasformazioni sociali, comunque, inquadrabili nell’ampio contesto de La grande trasformazione descritta da Polanyi.

Questa ricorrente necessità di ristrutturare la società non può che avvenire sacrificando grandissime porzioni del sistema capitalista stesso, che vengono in un certo senso “bruciate” per favorire la trasformazione che insedierà il nuovo modello sociale funzionale ai nuovi settori merceologici tecnologicamente più promettenti, dato che quelli vecchi hanno esaurito la loro funzione estrattiva della ricchezza e non consentono più né i profitti promessi da questi settori emergenti, né il conseguente mantenimento del potere decisionale e orientativo sulla società necessario alle élite.

In questo senso la stessa Seconda Guerra Mondiale ha realizzato letteralmente la distruzione necessaria all’instaurazione della nuova forma di produzione capitalista, nella quale l’industria petrolchimica e quella automobilistica tramite il relativo indotto, hanno fatto da traino per l’intera economia mondiale del XX° Secolo, diventando i nuovi settori portanti in sostituzione di quelli mercantili, che erano specifici della globalizzazione dell’Impero Britannico.

Esaurita anche questa spinta, con una completa finanziarizzazione dell’economia ormai non più sostenibile, si è arrivati ad una soglia che richiede un nuovo cambiamento strutturale per poter proseguire oltre gli attuali limiti di estrazione della ricchezza dalla vita dei Popoli.

Oggi che sono disponibili tecnologie dall’impatto sociale e antropologico potenzialmente devastante, stiamo assistendo ad una nuova Distruzione Creativa che ha l’obiettivo di modificare la società per conformarla alle nuove esigenze produttive del Capitalismo basato sulle tecnologie informatiche e genetiche, e in questa trasformazione interi settori merceologici vengono sacrificati. Pensate ad esempio ai teatri e ai cinematografi con la loro fruizione sociale, sostituiti dalla fruizione individuale di piattaforme di streaming. Questo sacrificio è funzionale al dispiegamento dell’intero potenziale delle nuove tecnologie in un nuovo contesto privo dei freni sociali, etici e morali che fino ad ora ne hanno limitato l’utilizzo e lo sviluppo, aprendo le porte a scenari che conducono, mediante una mercificazione sempre più spinta dell’Umano, alla modificazione dell’uomo stesso, per trasformarlo in un prodotto transumano.

Questa trasformazione non è più possibile attuarla dando sfogo incontrollato alle energie belliche, come avvenne nelle prime due Guerre Mondiali, poiché le moderne armi di distruzione di massa avrebbero un effetto troppo dirompente su di un ecosistema già ampiamente provato da livelli produttivi insostenibili, e gli effetti sarebbero drammaticamente imprevedibili, forse di livello estintivo. Le élite hanno quindi optato per provare a realizzare l’attuale trasformazione sociale con un sistema coordinato di poteri sovranazionali, che orchestrano, con l’aiuto di AI e Motori di Strategia, le diverse fasi di ristrutturazione sociale, tarate nazione per nazione, per instaurare Il capitalismo della sorveglianza descritto dalla Zuboff. Non è detto che questo gioco riesca loro senza rischi, a giudicare dalla crescente contrapposizione tra USA e Russia, con spettatrice una Cina la cui egemonia è crescente e il cui ruolo in queste trasformazioni è decisamente ambiguo (avremo occasione di vedere il perché).

In quest’ottica le previsioni che Jacques Attali ha fatto, soprattutto in merito all’uso di una pandemia come “paura strutturante” per favorire le trasformazioni sociali necessarie alla creazione di una governance mondiale, assumono il tono fosco delle “profezie” di coloro che avendo i mezzi per fare previsioni sugli scenari evolutivi della società capitalista post novecentesca, avvalendosi di Think Tank multidisciplinari coadiuvati dalle tecnologie digitali, hanno per tempo elaborato le proprie strategie di gestione per assicurarsi l’egemonia, e le attuano con i potenti mezzi di cui dispongono.

Ecco perché il concetto di Distruzione Creativa assume fondamentale importanza, anche alla luce del fatto rilevante di essere stato citato esplicitamente da Draghi nel suo discorso di insediamento, nel quale ha evidenziato che solo le attività “meritevoli” vedranno sostenuti i relativi settori con opportuni finanziamenti. Il problema è che la decisione su quali settori economici sono meritevoli di finanziamenti a sostegno e quali sono invece quelli da dismettere, viene presa a monte in modo da condannare le attività che non rispecchiano la visione di mondo voluta dalle élite, che è una visione ideologicamente orientata dai loro pregiudizi ed esigenze.

E’ la scelta stessa di CHI sostenere che determina che le altre attività siano condannate a morte certa; attività che se sostenute si sarebbero anch’esse riprese saranno abbandonate dopo averle messe in crisi con lockdown, pannelli di plexiglass e infame tessera verde. In questo modo il criterio di merito in base al quale le attività vengono sostenute, è esso stesso discriminante di chi sopravvivrà a questa trasformazione sociale. Di fatto una condanna a morte pianificata delle PMI italiane in favore della piattaformizzazione di ogni attività.

Oggi questa applicazione della Distruzione Creativa non è per nulla neutra, ma è una consapevole scelta di quali settori merceologici si vuole salvare. E’ una riconfigurazione del capitalismo occidentale verso forme virtualizzate e digitalizzate, o piattaformizzate, che vengono favorite, decretando nel contempo l’assassinio imprenditoriale di quelle forme di impresa che si vuole eliminare dalla società.

Non è una scelta neutra, come vorrebbe farci credere il mito della tecnica apolitica, ma compiutamente ideologica.

Perché non aiutare teatri e cinema, discoteche e sale da ballo, ristoranti e trattorie, librerie e case editrici, invece di piattaforme di consegna a domicilio, dark kitchen che fanno solo take away, monopattini invece di servizi di trasporto pubblico, e così via?
Perché devono essere élite non elette a decretare in base a precisi piani di distanziamento sociale permanente e atomizzazione individualistica della società gassosa destrutturata, quale dev’essere l’evoluzione del mercato e della società dei prossimi decenni?

C’è chiaramente una precisa volontà e una precisa scelta su chi deve vivere e chi deve morire, che in spregio alla falsa mitologia della mano invisibile non dipende dalle condizioni naturali del mercato, ma viene imposta aprioristicamente dall’alto, dalla volontà di élite che hanno tutto da guadagnare da questa trasformazione antropologica, non solo sul piano economico, ma anche su quello del loro potere effettivo. (Non si può non chiedersi a che titolo Schwab del WEF sia stato ricevuto da Draghi nei mesi scorsi.)

Questa piattaformizzazione inoltre ha una connotazione molto più autoritaria e pervasiva delle trasformazioni che l’hanno preceduta. In un certo senso l’uso propagandistico che si fa dei media classici e dei social, non è molto diverso dall’uso della televisione ne La Società dello Spettacolo e dal rapporto di autorità che essa impone ai telespettatori, già evidenziato ampiamente da Pasolini. Propagano un idea per instillarla in quante più menti possibile, ma qui finisce concettualmente la loro azione. Se uno ha una struttura resistente, o refrattaria ai condizionamenti, può comunque scegliere di non lasciarsi influenzare; quindi una scelta c’è potenzialmente.

La piattaformizzazione dei servizi di ogni genere, sta invece colonizzando e sostituendo sempre più le azioni del mondo reale, di fatto costringendoci ad una progressiva obbligatorietà dell’utilizzo di queste piattaforme, e questo è un risvolto reale, concreto, che altera in maniera autoritaria e ricattatoria le azioni quotidiane necessarie alla sussistenza e al vivere sociale, costringendole in procedure precise e predeterminate, tracciabili, misurabili, aggregabili e profilabili, in sostanza prevedibili grazie alla riduzione dei gradi di libertà dell’individuo (Kaczynski docet nel suo La società industriale e il suo futuro).

Questo sistema si frappone concretamente tra domanda e offerta per estrarre valore da tutte queste transazioni e interazioni (depurandole da ogni interazione umana ravvicinata che sarebbe imprevedibile e non misurabile), e quando sono sgradite al sistema di potere, questo può bloccarle come avvenuto ad esempio in questi giorni con GoFundMe, che ha impedito il sostegno economico dei camionisti canadesi (ma sono anche da ricordare tra i tanti casi, il caso di PayPal che bloccò i finanziamenti a Wikileaks, e il caso di Amazon che rescisse i contratti con Parler).

Non stupisce quindi che il riferimento esplicito fatto da Draghi alla Distruzione Creativa, relativamente all’utilizzo del PNRR su specifici settori, indichi proprio una predilezione per questa trasformazione (basti vedere a chi vanno più soldi e a chi meno), che consentirà un controllo assoluto su ogni aspetto della vita degli individui e della società, per garantire un regno millenario ai detentori del potere e delle chiavi degli algoritmi, blindati nei loro castelli tecnofeudali.

APPROFONDIMENTI

Wiki: https://it.wikipedia.org/wiki/Distruzione_creativa
Caduta tendenziale del saggio di profitto: https://it.wikipedia.org/wiki/Caduta_tendenziale_del_saggio_di_profitto
Fordismo: https://it.wikipedia.org/wiki/Fordismo
La società dello spettacolo: https://it.wikipedia.org/wiki/La_società_dello_spettacolo
Capitalismo della sorveglianza: https://giubberosse.news/2021/05/18/se-il-servizio-e-gratis-il-prodotto-e-il-tuo-futuro/
La grande trasformazione: https://giubberosse.news/2022/01/27/trasformazione-antropologica/
Citazione Attali: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-quando_attali_profetizzava_nel_2009_la_pandemia_e_quello_che_sarebbe_accaduto_dopo/16658_40492/
Think Tank: https://en.wikipedia.org/wiki/Think_tank
Società del controllo e regimi eterni: https://it.insideover.com/societa/le-ombre-del-controllo-permanente-e-dei-regimi-eterni-sul-futuro-del-mondo.html
(*) Il titolo si riferisce al disco dei Meshuggah che tratta tematiche transumane: https://en.wikipedia.org/wiki/Destroy_Erase_Improve

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[Foto in evidenza, Bombardamento di Dresda, 1945]

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