HAMĀS: TERRORISMO O RESISTENZA?

0

Hamās è acronimo di Harakat al-Muqawama al-Islamiya “Movimento di resistenza islamica”, ma il termine Hamās in arabo significa “entusiasmo / zelo / impegno di lotta”. Il movimento fu fondato a Gaza, nel dicembre 1987 dopo lo scoppio della Prima Intifada.

Per non accettare supinamente le categorie pubblicizzate dal mainstream, è necessario sapere che la versione “Hamās uguale terrorismo” ci viene somministrata da: Unione europea (2020), Organizzazione degli Stati Americani OAS (2009), Stati Uniti (2009), Canada (2018), una Corte di Giustizia in Egitto (2015), Giappone (2005) e, ovviamente, Israele. Mentre Australia, Nuova Zelanda, Paraguay e Regno Unito classificano come organizzazione terroristica solo l’ala militare di Hamās. I restanti Stati del mondo rappresentati all’ONU non si pronunciano.

Hamās è acronimo di Harakat al-Muqawama al-Islamiya “Movimento di resistenza islamica”, ma il termine Hamās in arabo significa “entusiasmo / zelo / impegno di lotta”. Il movimento fu fondato a Gaza, nel dicembre 1987 dopo lo scoppio della Prima Intifada, dallo sceicco Ahmed Yassin, attivista delle sezioni locali dei Fratelli Musulmani.

La Fratellanza musulmana, fondata in Egitto nel 1928 da Ḥasan al-Bannāʾ dopo il collasso dell’Impero Ottomano, è filiazione del cosiddetto “fondamentalismo islamico” storico, cioè del fermento ideologico radicale-riformista emerso dall’impatto devastante del colonialismo europeo con il mondo islamico e legato ai valori religiosi tradizionali rielaborati con coscienza politica modernista dal Salafismo sunnita (Scuola Salafiyya tra 19° e 20° secolo). Nel mondo islamico parlare di “discendenza” è sempre importante: lo stesso termine Salaf indica i “pii antenati”. I Fratelli musulmani hanno subito pesanti persecuzioni e continuano a subirle in Egitto, culminate in processi, condanne e nell’impiccagione (1966) di Sayyid Quṭb autore del manifesto del movimento. Organizzazioni politiche riferibili alla Fratellanza operano attivamente in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Mauritania, Sudan, Iraq, Giordania, Somalia, Yemen.

Se Hamās è un’organizzazione definita fondamentalista per le sue ascendenze e per il solo fatto di essere islamica, oggi ha il “previlegio” di essere salita nella classifica dei “mostri” al livello di “terrorista” (come l’ISis, tanto per intenderci), benché non abbia alcun carattere internazionalista e non abbia mai colpito al di fuori dell’ambito israelo-palestinese. Il 18 agosto 1988 Hamās sottoscrisse ufficialmente il “Patto del Movimento di Resistenza Islamica”i, corposo e dettagliato statuto che dichiara di battersi per liberazione dei luoghi santi islamici, solidarietà sociale, indipendenza della Palestina ed eliminazione di Israele con ogni mezzo, tra cui la resistenza armata sentita come un dovere e un obbligo per il credente. Il documento si richiama dunque esplicitamente alla Fratellanza musulmana e al Salafismo sunnita.

Il Partito di Hamās è composto da due rami: uno armato (brigate Izz al-Dīn al-Qassām) e uno politico. Avendo vinto le elezioni in diverse elezioni amministrative locali in Gaza, Qalqilya, e Nablus, nel gennaio 2006 vinse le ultime elezioni legislativeii concesse in Palestina con il 44% dei voti ottenendo 74 dei 132 seggi della camera (al-Fatah, Partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ne ottenne solo 45). Quindi, da primo partito governa nella Striscia di Gaza e guida la resistenza fin dalla Seconda Intifada, all’inizio degli anni 2000. Dopo aver vinto le legislative nel 2006, il leader è Ismail Haniyeh, eletto nel 2017. Precedentemente primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese, Haniyeh è costretto a vivere all’estero. Hamās gestisce ampi programmi sociali, ha guadagnato popolarità con l’istituzione di ospedali, sistemi di istruzione, biblioteche e capillari servizi di assistenza a minori, disabili ed anziani.

Se Israele, Usa e Ue considerano Hamās un’organizzazione terroristica e, in quanto tale, la escludono dall’assistenza umanitaria ufficiale dell’ONU, l’Iran, invece, è uno dei suoi maggiori benefattori, contribuisce con fondi, armi e addestramento e fornisce circa 100 milioni di dollari all’anno (cade così, miseramente, la bugia inventata e sovvenzionata dall’Occidente che sunniti e sciiti siano nemici giurati). Una delle ragioni di condanna da parte dell’Occidente è proprio da ricercare nel legame di Hamās con l’altro nemico di Israele, l’Iran. Insieme (almeno secondo l’opinione dell’ intelligence USA) Hamās e Iran avrebbero lo scopo di interrompere le trattative tra Israele e Arabia Saudita relativa agli “Accordi di Abramo” del 2020 sponsorizzati dagli USA, ma anche di bloccare le trattative di pace tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen.

Tornando alla domanda del titolo “Terrorismo o resistenza?”, direi che dovremmo piuttosto rispondere alle legittime domande sul criminale che, con un suo personale fondamentalismo liquidatorio, sta perseguendo il progetto di pulizia etnica del popolo palestinese. Anche lui meriterebbe una bella etichetta nei cassetti della Storia… Infine la stessa Storia ci insegna che il “gioco” dell’eliminazione totale dell’avversario non è mai riuscito completamente perché il seme dell’odio si rigenera in fretta, non occorre aspettare neppure una generazione…


i È possibile leggere lo Statuto del Movimento di Resistenza Islamico al link Lo Statuto di Hamas (1988) in traduzione italiana integrale (cesnur.org)

Riporto un passo: Capitolo III, Articolo 20

“La società musulmana è una società solidale. Il Messaggero – possano la preghiera e la pace di Allah rimanere con lui – disse: “Che persone meravigliose sono gli Ashariti. Quando si trovavano in difficoltà, sia a casa loro sia in viaggio, mettevano insieme tutte le loro proprietà e le dividevano tra loro in parti uguali”.

È questo spirito islamico che dovrebbe prevalere in ogni società musulmana. Una società che ha di fronte un nemico malvagio e nazista nella sua condotta, che non fa differenza tra uomini e donne, giovani e vecchi, deve essere la prima ad adornarsi di questo spirito islamico. Il nostro nemico usa il metodo della punizione collettiva, rubando al popolo la sua terra e le sue proprietà, cacciandolo in esilio e confinandolo nei campi. È arrivato a spezzare ossa, a sparare su donne, bambini e vecchi, con o senza ragione, e a gettare migliaia e migliaia di persone nei campi di prigionia dove devono vivere in condizioni inumane. Questo in aggiunta a distruggere case, rendere orfani bambini, e pronunciare sentenze ingiuste contro migliaia di giovani, che passeranno i migliori anni della loro vita nel buio delle prigioni. Il nazismo degli ebrei se la prende anche con le donne e i bambini; terrorizza tutti. Questi ebrei rovinano la vita delle persone, rubano il loro denaro, e minacciano il loro onore. Nelle loro orribili azioni trattano la gente come i peggiori criminali di guerra. La deportazione lontano dalla propria patria è una forma di omicidio.

Per opporsi a queste azioni, il popolo deve unirsi nella solidarietà sociale e affrontare il nemico nell’unità, così che, se uno dei suoi organi è colpito, il resto del corpo risponda con prontezza e fervore.”

ii Nel 2021 le tanto agognate elezioni parlamentari palestinesi, attese da 15 anni, sono state ancora una volta rinviate.

Alle elezioni locali del 26 marzo 2022 in Cisgiordania il partito al-Fatah vince di misura a Ramallah, Nablus e Jenin. La coalizione delle sinistre, unita alle liste sostenute da Hamas, raccoglie molti consensi e si aggiudica Hebron, Tulkarem e Al Bireh.

Condividi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *