MAMMA LI RUBLI! (MA NESSUNO PARLA DELLA VALUTA DEI BRICS)

0

Mentre sui mainstream si parla di crisi cinese e deprezzamento del rublo, pochissimo risalto viene dato all’imminente summit dei paesi BRICS in Sudafrica, durante il quale potrebbe essere annunciata una nuova valuta comune sostenuta dall’oro. Una decisione che, piaccia o meno a noi occidentali, sarebbe destinata a spostare miliardi da fondi di investimento e di pensione.


di Alberto Spernich, consulente finanziario e patrimoniale

Da qualche mese la banca centrale russa ha stabilito un cambio fisso oro-rublo pari a 5000 rubli per grammo.[1]

Se vi prendete la briga di fare qualche moltiplicazione, oggi vedrete che il cambio “crollato” dà un prezzo non troppo distante dalla quotazione dell’oro odierna  (se non sbaglio, ma di poco, dai 53 cca del cambio ai 56 cca del fixing dell’oro).

Che cosa ci dice questo?

Pare che RT il 7 luglio abbia confermato il varo della valuta BRICS, che dovrebbe essere presentata il prossimo 26 agosto. Sul fatto che la stampa nostrana non ne abbia parlato stendiamo un pietoso velo, dato che non è il tema del post.

Il parto della nuova moneta sarà sicuramente travagliato. Arrivare a una moneta comune che interessa svariati paesi, con economie, politiche e sistemi di governo diversissimi tra loro, impiegherà, è un processo lungo. Se non impiegherà un ventennio, come è accaduto per l’Euro/Ecu, certamente sarà guidato con cautela e senza fretta particolare, tenendo conto in particolare della forte componente cinese.

Piaccia o meno a noi occidentali, da una decisione, o anche semplicemente dall’annuncio di una tale decisione, deriverà forzatamente una riconsiderazione e una riponderazione delle valute finora in uso. Questo perché una moneta ancorata a un bene tangibile non potrà avere, forzatamente, un valore inferiore a quelle ancorate a tipografie, inchiostro e stampanti.

È vero che uno dei motivi di accettazione di una qualsivoglia moneta è la fiducia. Ma se sotto quella moneta c’è l’oro, capite bene come responsabili di fondi sovrani, fondi pensione, paesi petroliferi o paesi emergenti produttori di materie prime come Malesia e Indonesia, magari qualche domandina su come diversificare il portafoglio se la potranno fare. E, state pur certi, se la faranno.

Sappiamo che Cina, Arabia Saudita e Giappone non hanno rinnovato parte del debito Usa detenuto in scadenza[1][2] e parliamo di svariati miliardi. Non è pertanto da escludere che lo abbiano fatto, prudenzialmente, per fare spazio a questa nuova valuta, che potrebbe essere il benchmark per lo scambio di beni e servizi con più della metà della popolazione del mondo.

Personalmente me ne importa poco delle conseguenze geopolitiche, almeno nel breve periodo. Guardando al mio, ossia al mio mestiere di posizionatore dei soldi che mi danno da gestire nei modi migliori possibili, non trovo né pazzo né peregrino osservare con attenzione quello che uscirà fuori tra 8 giorni per poi fare le mie scelte di bilanciamento di portafoglio.

Permettetemi, infine, una nota finale. Tutta questa agitazione su crisi cinese, rublo in affanno ecc., veicolata a voce unica per 24 ore al giorno sulle reti nazionali dai “professionisti dell’informazione” proprio alla vigilia del summit di Durban è un tantino sospetta. Puzza come i calzini di un adolescente dopo una settimana passata a giocare a basket.

Condividi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *