I RETROSCENA DIETRO L’ATTACCO ALLA IVAN KHURS
La nave da ricognizione russa Ivan Khurs, attaccata giorni fa da droni marini ucraini nel Mar Nero, ha il compito di sorvegliare il gasdotto Turkstream. Il sabotaggio è stato reso possibile dall’uso dei dati di intelligence inviati dal drone l’RQ-4 in volo sul Mar Nero. Ma attaccare il Turkstream significa attaccare due Paesi NATO come Turchia e Ungheria. E i turchi non sono i tedeschi: non la prenderanno bene.
Fonte: Stephen Bryan, Asia Times, 26 maggio 2023
Il 24 maggio un drone navale ucraino senza pilota, imbottito di esplosivi ad alto potenziale, si è diretto verso la nave dell’intelligence russa Ivan Khurs. Quella nave aveva il compito di sorvegliare il gasdotto Turkstream. I russi hanno sparato al drone facendolo esplodere in modo drammatico. I russi sostengono che c’erano altri due droni, che sarebbero stati distrutti dalla sua nave da guerra.
Fonti filo-ucraine affermano che la Ivan Khurs è stata danneggiata e sta rientrando in porto. C’è un video che – si sostiene – proviene da uno dei droni che hanno colpito la nave, ma l’informazione non è stata confermata e potrebbe essere falsa. L’unica possibilità è che questo video provenga dagli operatori dei droni ucraini, ma la notizia non è stata confermata da una fonte nota.
L’ipotesi è che questo attacco avesse lo scopo di colpire la protezione russa al gasdotto Turkstream, in modo che l’Ucraina potesse poi far saltare in aria il gasdotto senza ostacoli. Non ci sarebbero altri motivi per lanciare un simile attacco, secondo l’autore.
Ci sono diversi fatti inquietanti riguardo a questa operazione.
La prima è che gli ucraini si stavano preparando ad attaccare il gasdotto Turkstream e avevano bisogno di mettere fuori combattimento la nave russa che aiutava a proteggerlo. Turkstream sposta il gas naturale con una capacità annua di 31,5 miliardi di metri cubi ed è costituito da due linee offshore di 930 chilometri e due linee onshore separate lunghe 142 chilometri (88,2 miglia) e 70 chilometri.
Uno dei destinatari del gas russo trasportato questo gasdotto è l’Ungheria. La distruzione del Turkstream infliggerebbe un duro colpo all’Ungheria e ciò potrebbe portare a uno sconvolgimento del governo in quel paese. L’Ungheria, sotto Viktor Orbán, è considerata da Washington filo-russa.
Se per caso state pensando che questo caso assomiglia un po’ a quello del gasdotto Nordstream, non vi state sbagliando. La differenza è che qui si tratta di un attacco politico contro la Turchia e l’Ungheria, e non per vendere il GNL statunitense a nessuna delle due, come nel caso della Germania.
L’Ivan Khurs è dotata di sensori speciali e dispositivi di comunicazione. Se dovesse rilevare una minaccia per il gasdotto, chiamerebbe attacchi aerei russi contro l’intruso.
Gli ucraini hanno effettuato questa operazione nel Bosforo, a circa 80 miglia dalla terraferma turca. È ragionevole affermare che questo attacco non è stato solo contro i russi, ma è la prima parte di un attacco a un alleato della NATO, la Turchia, e ad altri consumatori di gas, in particolare l’Ungheria, anch’essa un alleato della NATO.
La lunga distanza dall’Ucraina vera e propria suggerisce che l’Ucraina avrebbe avuto bisogno di informazioni in tempo reale per localizzare la nave russa e prenderla di mira.
E qui arriva la parte inquietante. Secondo quanto riferito, nelle vicinanze di questo incidente era presente un aereo di sorveglianza a pilotaggio remoto RQ-4 statunitense. L’RQ-4 avrebbe potuto fornire informazioni sul target in tempo reale e avrebbe anche potuto trasmettere le stesse informazioni al drone navale senza pilota ucraino. Sebbene non ci siano prove concrete che l’RQ-4 abbia avuto un ruolo, in quale altro modo l’Ucraina avrebbe potuto gestire questa operazione?
L’Ucraina non ha capacità di sorveglianza a lungo raggio e dipende a tal fine dalle risorse dell’intelligence statunitense. Inoltre, è risaputo che gli Stati Uniti e/o i loro alleati hanno sistematicamente fornito informazioni mirate agli ucraini.
Due più due fa quattro, a meno che non ci sia un’altra spiegazione. I russi non disdegnano di abbattere droni statunitensi, ma lo hanno fatto sul Mar Nero, solo dove i droni statunitensi hanno minacciato la sicurezza della Crimea o di altre aree critiche in cui sono presenti forze russe. Se l’RQ-4 ha effettivamente svolto un ruolo nella preparazione di questo attacco al gasdotto, i russi potrebbero cambiare atteggiamento e iniziare a minacciare la sicurezza del Mar Nero e del Bosforo, o anche oltre.
Proprio come nell’operazione Nordstream, in cui si è corso un rischio enorme, adesso ne abbiamo un altro, che potrebbe essere ancora più serio. Mentre i tedeschi sono stati minacciati e intimiditi dagli Stati Uniti e hanno taciuto su chi ha realmente eseguito il sabotaggio al Nordstream, i turchi sono diversi. Recep Tayyip Erdoğan, il presidente turco (ora alle prese con il ballottaggio), può giocare forte e duro.
Queste provocazioni sono pericolose e rischiose.
Stephen Bryen è senior fellow presso il Center for Security Policy e lo Yorktown Institute. Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul suo Substack, Weapons and Strategy. Asia Times lo ripubblica con il permesso.