EX AMBASCIATORE UK: PERDERE LA SIRIA È NULLA IN CONFRONTO A PERDERE L’ARABIA SAUDITA

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Secondo l’ex ambasciatore britannico a Damasco Peter Ford, la perdita della Siria è nulla in confronto alla perdita dell’Arabia Saudita. A Washington ancora credono si tratti di un capriccio temporaneo, ma l’Arabia è già entrata nell’asse del Sud del mondo con Cina e Russia. Per gli USA è una perdita disastrosa.

Titolo originale: Never Mind Who Lost Syria, Who the Hell Lost Saudi Arabia?, Peter Ford, 17 maggio 2023


È difficile sopravvalutare l’importanza della riammissione della Siria nella Lega araba e della partecipazione del presidente Assad al vertice arabo di Gedda. Il significato va ben oltre la Siria stessa.

Andiamo dritti al punto. È un duro colpo per gli Stati Uniti e i loro alleati. Non c’è da stupirsi che i commenti dei think tank di Washington e delle pubblicazioni come il Financial Times siano così aspri. Non è solo che l’odiato Assad sta uscendo dall’isolamento imposto dagli Stati Uniti e che al mondo viene ricordato il fallimento della politica statunitense in Siria.

Quel che è assai più importante e assolutamente sbalorditivo è che un importante cliente statunitense, un tempo completamente allineato, come l’Arabia Saudita, abbia addirittura preso l’iniziativa nel farsi beffe del desiderio americano di mantenere isolata la Siria. Perché è stata proprio l’Arabia Saudita, subito dopo aver mostrato il dito agli Stati Uniti, ad arrivare a un accordo sulla riduzione della tensione con l’Iran mediato e patrocinato dalla Cina e, in seguito, a spingere altri membri della Lega Araba ad accettare il ritorno della Siria. E ciò è avvenuto dopo che l’Arabia Saudita si era anche rifiutata di pompare più petrolio per aiutare Biden a ottenere prezzi del gas più bassi negli Stati Uniti.

Alcuni a Washington cercano di consolarsi con il pensiero che una maggiore influenza saudita a Damasco contribuirà a diminuire la presunta presenza dell’Iran in Siria. No, non hanno capito il punto: ora che è scoppiata la pace tra Arabia Saudita e l’Iran, l’Arabia Saudita non ha motivo di temere l’influenza iraniana in Siria.

L’Arabia Saudita sembra essersi finalmente resa conto del fatto che gli unici a trarre vantaggio dalla tensione tra se stessa e l’Iran erano gli Stati Uniti e Israele.

Il momento del risveglio potrebbe effettivamente essere arrivato nel 2019, ma all’epoca è passato inosservato. Ciò è avvenuto quando, secondo alcuni rapporti, l’Iran ha diretto massicci attacchi di droni contro la raffineria di Abqaiq nella provincia orientale dell’Arabia Saudita ed è rimasto impunito. L’Iran stava inviando un messaggio agli Stati Uniti: mettete il naso nelle nostre esportazioni di petrolio (cosa che la marina americana stava effettivamente facendo) e colpiremo il vostro rappresentante locale. Gli Stati Uniti hanno certamente recepito il messaggio: si sono tranquillamente ritirati. Ma anche il rappresentante locale, l’Arabia Saudita, ha ricevuto il messaggio. «Ehi, pensavo di pagare per avere protezione. E invece ne sto prendendo per colpa tua!”.

Le conseguenze dell’assassinio di Khashoggi e la conseguente temporanea debolezza del principe Mohammed Bin Salman hanno probabilmente ritardato l’elaborazione della debacle navale del Golfo. Ma l’isolamento di MBS potrebbe aver accresciuto la sua simpatia per Bashar Al Assad, soprattutto perché Khashoggi era stato un oppositore di entrambi.

In ogni caso, gli arroganti politici e diplomatici statunitensi non sono riusciti a vedere cosa stava bollendo in pentola e hanno accumulato umiliazioni su umiliazioni nei confronti dell’Arabia Saudita. Ora, grazie alla risposta degli Stati Uniti all’Ucraina, con tutte quelle sanzioni che hanno fatto salire i prezzi dell’energia in Occidente rendendo felici i produttori di petrolio, il gioco è completamente cambiato.

Ancora non lo capiscono a Washington. Pensano che quello dei sauditi sia un capriccio temporaneo e ancora parlano di portare l’Arabia Saudita negli Accordi di Abramo con Israele. Ci sono le stesse probabilità che mucche vadano sulla luna. È un cataclisma, ragazzi. Hanno perso il loro snodo cardine in Medio Oriente. L’Arabia Saudita è fuori dalla riserva e sta iniziando ad alzare la voce insieme a Russia e Cina e altri protagonisti del nuovo grande movimento, il Sud del mondo.

Perdere la Siria è un danno . Ma perdere l’Arabia Saudita è disastroso e questo diventerà sempre più chiaro nelle prossime settimane e mesi.

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L’autore Peter Ford è un analista di affari globali ed è stato ambasciatore britannico in Siria (2003-2006) e Bahrain (1999-2002).

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