NEMO PROPHETA IN PATRIA
Che la tecnologia dell’RNA incapsulato nei nanoliposomi finisca ovunque nell’organismo era noto da anni. La pericolosità dei vaccini covid a RNA risiede nell’impossibilità di controllare sede, quantità e durata della proteina Spike. Ma un medicinale che presuppone “fortuna” per non far danni non dovrebbe, come minimo, essere reso obbligatorio.
Spedimmo questa lettera[1] al Journal of Neuroimmune Pharmacology il 9 maggio e ci venne pubblicata nove giorni dopo, il 18 maggio.
L’avevamo in realtà già proposta al BMJ nel precedente mese di aprile, ma la rivista ci aveva risposto che non le pareva di sufficiente interesse. Il primo studio che avrebbe sperimentalmente confermato la nostra intuizione fu pubblicato il 20 maggio, due giorni dopo[2].
Quanto basta per dimostrare che tutto quanto avevamo fin lì scritto è farina del nostro sacco. Ma certo non frutto di mera fantasia: che la tecnologia dell’RNA incapsulato nei nanoliposomi vada ovunque nell’organismo era noto da alcuni anni[3] e su questo abbiamo da sempre basato il nostro ammonimento che una delle maggiori fonti di pericolosità dei vaccini covid a RNA (e peraltro anche a DNA/vettore) è l’intrinseca impossibilità di controllare la produzione della proteina Spike, per sede, quantità e durata.
Il che condiziona la manifestazione delle potenzialità lesive di questa tossina. Fortunati, dunque, coloro che si sono vaccinati senza conseguenze, e sfortunati gli altri. Ma un medicinale che presuppone “fortuna” per non far danno e la cui efficacia è scarsa e limitata nel tempo, al netto dei possibili effetti di lungo periodo, può al massimo essere reso disponibile a chi, dopo accurata riflessione, accetti di correre il rischio. Certo non può essere imposto con l’obbligo, la coercizione e tanto meno con l’inganno.
Bibliografia
- https://link.springer.com/article/10.1007/s11481-021-09998-z
- https://academic.oup.com/cid/article/74/4/715/6279075
- https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0168365915300535