THE TWITTER FILES II: “Le blacklist segrete di Twitter”

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Quella che segue è la traduzione integrale del thread di Bari Weiss, fondatrice ed editor di The Free Press, pubblicato poche ore fa in inglese. La seconda puntata della serie TwitterFiles ci racconta come Twitter utilizzasse segretamente tecniche per ridurre la visibilità di singoli post o di interi account considerati per qualche motivo “scomodi”, ricorrendo all’uso massiccio del “filtro di visibilità”, un eufemismo con cui si indicava lo “shadow ban”, l’esclusione dalle ricerche degli utenti, la de-amplificazione di tweet potenzialmente virali e altre forme di limitazione selettiva della visibilità. Il tutto veniva ovviamente coordinato dai funzionari di alto rango della vecchia proprietà. Come per la prima puntata, niente che molti di noi non avessero intuito da tempo. Oggi arriva, però, la conferma ufficiale. Per anni, Twitter ha manipolato la visibilità e le ricerche degli utenti cercando di favorire una determinata idelogia politica e sanitaria. Tra le vittime dello shadow ban troviamo anche Jay Bhattacharya, prestigioso professore di medicina, economia e politica di ricerca sanitaria presso la Stanford University, nonché direttore del Center for Demography and Economics of Health and Aging di Stanford, intervistato frequentemente da Martina Pastorelli.

Thread originale: https://twitter.com/bariweiss/status/1601007575633305600

Thread: THE TWITTER FILES PART TWO. TWITTER’S SECRET BLACKLISTS

di Bari Weiss, fondatrice ed editor di The Free Press


Una nuova indagine di TwitterFiles rivela come i team dei dipendenti Twitter creino liste nere, impediscano che tweet sgraditi vadano in tendenza e limitino attivamente la visibilità di interi account o, addirittura, di argomenti di tendenza. Il tutto segretamente, senza informare gli utenti.

Un tempo, Twitter aveva la missione di “dare a tutti il ​​potere di creare e condividere idee e informazioni all’istante, senza barriere”. Lungo il cammino, tuttavia, sonos state erette barriere. Prendiamo, ad esempio, il caso del Dr. Jay Bhattacharya di Stanford, il quale ha sostenuto che i lockdown contro il Covid hanno danneggiato i bambini. Twitter lo ha inserito segretamente in una “lista nera delle tendenze“, che ha impedito ai suoi tweet di andare in tendenza.

Oppure, prendiamo il caso del popolare conduttore di talk show di destra, Dan Bongino, che a un certo punto è stato punito con una “lista nera delle ricerche”.

Twitter ha impostato l’account dell’attivista conservatore Charlie Kirk su “Non amplificare”.

Twitter ha negato di operare questo tipo di censure. Nel 2018, Vijaya Gadde (all’epoca responsabile della politica legale e fiduciaria) e Kayvon Beykpour (responsabile del prodotto) hanno dichiarato: “Noi non facciamo shadow banning”. Aggiungendo: “E certamente non facciamo shadow banning sulla base di punti di vista politici o ideologici”.

Quello che molte persone chiamano “shadow banning” i dirigenti e i dipendenti di Twitter lo chiamano “Visibility Filtering” o “VF” (in italiano: “filtro di visibilità”, ndt]. Diverse fonti di alto livello ne hanno confermato il significato. “Immaginate il filtro della visibilità come un modo per sopprimere ciò che le persone vedono a diversi livelli. È uno strumento molto potente”, ci ha detto un funzionario senior di Twitter.

Il filtro della visibilità è il controllo che Twitter opera sulla visibilità dell’utente. Twitter ha utilizzato il filtro della visibilità per bloccare ricerche di singoli utenti, limitare la portata della rilevabilità di un particolare tweet, impedire che i post di utenti selezionati apparissero nella pagina “In tendenza” e venissero inclusi nelle ricerche di un hashtag.

Il tutto all’insaputa degli utenti.

“Controlliamo abbastanza la visibilità. E controlliamo un po’ l’amplificazione dei contenuti. E le persone normali non sanno ciò che facciamo”, ci ha detto un ingegnere di Twitter. Conferme arrivano da altri due funzionari di Twitter.

Il gruppo che ha deciso di limitare la portata di determinati utenti è stato lo Strategic Response Team – Global Escalation Team o SRT-GET. Questo team gestiva spesso fino a 200 “casi” al giorno.

Ma esisteva un livello che andava al di là dei ticket di segnalazione ufficiali, al di là dei moderatori di base che seguivano ufficialmente la politica aziendale. Questo livello si chiamava “Site Integrity Policy, Policy Escalation Support” o “SIP-PES.” (in italiano: “Norme di integrità del sito, supporto per l’escalation delle norme”, ndt). Questo gruppo segreto includeva la responsabile della politica legale e fiduciaria (Vijaya Gadde), il responsabile della fiducia e della sicurezza (Yoel Roth), i successivi amministratori delegati Jack Dorsey e Parag Agrawal e altri ancora. È qui che venivano prese le decisioni più importanti e politicamente delicate. “Pensate a un account con un elevato numero di follower, un account controverso”, ci ha detto un altro funzionario di Twitter. Per questi casi “non c’era bisogno di ticket di segnalazione o di altro”.

Uno degli account assurti a questo livello di controllo è stato Libs of TikTok, un account che era inserito nella “lista nera delle tendenze” ed era è stato designato come “Non agire sull’utente senza consultare il SIP-PES”.

L’account, che Chaya Raichik ha aperto nel novembre 2020 e che ora vanta oltre 1,4 milioni di follower, è stato sottoposto a sei sospensioni solo nel 2022, dice Raichik. Ogni volta, a Raichik veniva impedito di postare per una settimana. Twitter ha ripetutamente informato Raichik che era stata sospesa per aver violato le norme di Twitter in materia di “condotta che incita all’odio”.

Ma in una nota interna del SIP-PSE dell’ottobre 2022, dopo la sua settima sospensione, il comitato ha riconosciuto che “Libs of TikTok non si è impegnata direttamente in comportamenti che violano le norme sulla condotta che incita all’odio”. Come si può vedere qui:

Il comitato ha giustificato le sue sospensioni internamente sostenendo che i suoi post incoraggiavano le molestie online di “ospedali e fornitori di servizi medici” insinuando “che l’assistenza sanitaria che afferma il genere è equivalente all’abuso o all’adescamento dei minori”.

Confrontate questo atteggiamento con quanto accadde allorché la stessa Raichik fu oggetto do doxxing [la pratica di diffondere pubblicamente online informazioni personali e private o altri dati riguardanti una persona con intento malevolo, ndt] il 21 novembre 2022. Una foto della sua casa con il suo indirizzo venne pubblicata in un tweet che raccolse più di 10.000 Mi piace.

La Raichik racconta che, quando denunciò a Twitter che era stato divulgato il suo indirizzo, il supporto di Twitter rispose con questo messaggio: “Abbiamo esaminato il contenuto segnalato e non abbiamo riscontrato che violasse le regole di Twitter”. Non è stata intrapresa alcuna azione. Il tweet che rende pubblici i dati personali della Raichik è ancora attivo.

Nei messaggi interni di Slack, i dipendenti di Twitter hanno parlato dell’utilizzo di tecnicismi per limitare la visibilità di tweet e soggetti. Ecco cosa scriveva Yoel Roth, all’epoca responsabile globale della fiducia e della sicurezza di Twitter, in un messaggio diretto a un collega all’inizio del 2021:

Sei giorni dopo, in un messaggio diretto a un dipendente del team di ricerca su salute, disinformazione, privacy e identità, Roth ha richiesto ulteriori ricerche per supportare l’espansione di “interventi di politica di non rimozione come la disabilitazione degli impegni e la deamplificazione/filtro di visibilità”.

Scriveva Roth: “L’ipotesi alla base di gran parte di ciò che abbiamo implementato è che, se l’esposizione, ad esempio, alla disinformazione causa direttamente un danno, dovremmo usare rimedi che riducano l’esposizione e limitare la diffusione/viralità del contenuto è un buon modo per farlo.”

E aggiungeva: “Abbiamo coinvolto Jack nell’implementazione di queste pratiche per l’integrità civica a breve termine, ma avremo bisogno di creare un caso più solido per inserirlo nel nostro repertorio di rimedi politici, specialmente per altri domini politici”.

C’è altro materiale in arrivo su questo argomento, che è stato riportato da @AbigailShrier, @ShellenbergerMD, @NellieBowles, @IsaacGrafstein e dal team di The Free Press. Non perdetevi lo svolgimento di questa storia qui e sul nostro nuovissimo sito Web: https://www.thefp.com/

Gli autori hanno un accesso ampio e in espansione ai file di Twitter. L’unica condizione che abbiamo accettato era che il materiale fosse prima pubblicato su Twitter. Abbiamo appena iniziato il nostro reportage. I documenti non possono raccontare l’intera storia qui. Un grande ringraziamento a tutti coloro che ci hanno parlato finora. Se sei un attuale o ex dipendente di Twitter, ci piacerebbe avere tue notizie. Scrivici a: tips@thefp.com

Seguite @mtaibbi per la prossima puntata.

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