ANTARTIDE, ULTIMA FRONTIERA

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L’internazionalizzazione del continente bianco del 1959 e l’Anno geofisico internazionale (luglio 1957 – dicembre 1958) sono stati letti, da molti esperti di geopolitica sudamericani, come tentativi inglesi di fermare le rivendicazioni latinoamericane (in particolare di Cile e Argentina).
I sudamericani, già in passato, hanno fatto notare come le rivendicazioni inglesi si basino unicamente su precedenti esplorativi e sfruttamento commerciale e come – con questa stessa logica – si espandessero gli imperi coloniali.

Di Gabriele Germani – 16.06.2022

L’Antartide è coperto dal Trattato Antartico del 1 dicembre 1959 che riguarda le terre sotto i 60 gradi latitudine Sud.

L’accordo prevede lo stop a rivendicazioni territoriali, allo sfruttamento economico e la salvaguardia ambientale (le ultime due clausole blindano l’estrazione mineraria).

Le pretese territoriali sono:

– Argentina tra i meridiani 25° O e 74° O

– Australia da 160° E a 142° E e da 136° E a 45° E

– Brasile da 28° O a 53° O (si sovrappone alle rivendicazioni argentine e del Regno Unito)

– Cile da 53° O a 90° O (si sovrappone alle rivendicazioni argentine e del Regno Unito)

– Francia da 142° E a 136° E

– Nuova Zelanda da 150° O a 160° E

– Norvegia da 45° E a 20° O e l’Isola Pietro I (prende il nome dallo zar Pietro I di Russia)

– Regno Unito da 20° O a 80° O (si sovrappone alle rivendicazioni argentine e cilene)

Zona non rivendicata: da 90° O a 150° O

Ci sono poi le basi scientifiche di: Cina, Russia, Italia, Corea del Sud, India, Sud Africa, USA, Polonia, Giappone, Belgio.

L’Accordo è stato rinnovato fino al 2041, non sappiamo cosa accadrà dopo.

Il continente praticamente disabitato (se si escludono le basi) ha un potenziale scientifico, tecnologico ed economico enorme.

Senza entrare nel calcolo delle dimensioni (tanta terra inutilizzabile non sposta nulla), dobbiamo pensare alle enormi riserve ittiche (la presenza norvegese è riconducibile all’antica caccia alle balene); alle risorse minerarie (praticamente ignote, ma con confermata presenza di: ferro, rame, oro, uranio, petrolio); al potenziale tecnologico necessario in una regione simile (le sfide possono costituire stimolo, affidando a privati il compito di risolverle, in cambio dei profitti); la possibilità di studiare il cambiamento climatico o la biologia marina (basti pensare al ruolo del krill – toh, una parola norvegese, per dire gamberetti in buona sostanza – nella catena alimentare); studiare laghi con forme di vita sigillate da chissà quanto o meteoriti crioconservati (ricordate il meteorite con presunti batteri marziani?); infine, parliamo della riserva del 91% dei ghiacci e del 68% di tutta l’acqua dolce della Terra.

Ci sono cinque città indicate come “porte antartiche”:

1- Città del Capo in Sud Africa (distanza dall’Antartide 3600 km, porto importante e terzo aeroporto del continente africano, circa quattro milioni di abitanti, nessuna iniziativa culturale o universitaria specifica rivolta all’Antartide)

2- Christchurch in Nuova Zelanda (distanza 2250 km, 350.000 abitanti, porto presente e aeroporto di riferimento per molti programmi di ricerca sull’Antartide, l’università locale offre un master sul continente bianco).

3- Hobart in Australia – nello specifico, Tasmania – (distanza 2200 km, 200.000 abitanti, voli e navi per l’Antartico presenti, il governo australiano ha varato un progetto di collaborazione tra fondazioni – imprese – università e autorità per trasformare in un ventennio la città nella porta dell’Antartico).

4- Punta Arenas in Cile (1500 km, 100.000 abitanti, cantiere navale più a Sud del mondo, ATTENZIONE AL CILE AMICO DELL’ANGLOSFERA: realizza voli di rifornimento per le Falkland, ha un aeroporto militare e civile ed è la base da cui partono le missioni NASA per l’Antartide; l’università raccoglie le attività di ricerca sull’Antartico condotte in Cile).

5- Ushuaia in Argentina (1000 km, 50.000 abitanti, baia profonda, ospita il 90% del turismo diretto in Antartide, ha una rete di alberghi – ristoranti, l’università collabora con privati in ambito di ricerca sul continente bianco, ha un aeroporto per voli intercontinentali).

Nonostante, l’attuale situazione dell’Antartide non permetta lo sfruttamento minerario, per queste città ottenere riconoscimento è fondamentale.

Logica vorrebbe che Cile e Argentina iniziassero a collaborare proponendo Ushuaia per il turismo e Punta Arenas per la ricerca (distanza in auto 629 km).

… Ma qui subentrano sempre gli interessi geopolitici del grande mondo…

Proprio l’approccio antartico ci può aiutare a capire come le potenze anglofone influenzino la regione sudamericana in profondità.

L’Argentina vede parte delle sue pretese antartiche frustrate dalla presenza inglese già davanti la porta di casa e, come il Brasile, è ben perimetrata nell’Atlantico (Falkland, Sant’Elena, Ascension, Tristan da Cunha, Georgia del Sud, Isole Sandwich Meridionali).

Sappiamo del ruolo avuto dagli inglesi nel processo di indipendenza delle colonie latinoamericane da Spagna e Portogallo (gli inglesi vagheggiavano un loro accesso al mercato e alle risorse sudamericane già dal ‘700, il blocco napoleonico non fece che velocizzare il tutto).

A lungo USA e Regno Unito hanno soffiato sulle rivalità tra Argentina e Brasile o tra Argentina e Cile (guardate di nuovo le rivendicazioni territoriali e vedrete che questi tre paesi e il Regno Unito hanno un contenzioso al riguardo). Il tutto si è attenuato con la nascita delle organizzazioni regionali (come il MERCOSUR) e con la possibile vittoria di Lula a ottobre la situazione potrebbe migliorare.

L’Argentina ha firmato accordi con la Cina per la costruzione di una centrale nucleare; la Cina ha invitato l’Argentina alle riunioni dei BRICS per il 2022 (in genere la cosa precede l’adesione), Lula ha detto che intende puntare su una moneta alternativa del Sud America (riprendendo un’idea di Chavez) e l’Argentina, dal 2018, sta costruendo un hub logistico internazionale per l’Antartico a Ushuaia.

L’internazionalizzazione del continente bianco del 1959 e l’Anno geofisico internazionale (luglio 1957 – dicembre 1958) sono stati letti, da molti esperti di geopolitica sudamericani, come tentativi inglesi di fermare le rivendicazioni latinoamericane (in particolare di Cile e Argentina).

I sudamericani, già in passato, hanno fatto notare come le rivendicazioni inglesi si basino unicamente su precedenti esplorativi e sfruttamento commerciale e come – con questa stessa logica – si espandessero gli imperi coloniali. La comunità internazionale, negli ultimi decenni, ha più volte ribadito che precedenti storici di questo tipo non sono sufficienti a giustificare una rivendicazione territoriale (trattandosi, in questo caso, di colonialismo).

Al contrario, le pretese tanto cilene, quanto argentine, si basano su contiguità e continuità territoriale, sull’appoggio fornito da entrambe i paesi a tutte le missioni esplorative, scientifiche e commerciali e sul grande investimento sulla ricerca antartica.

Inoltre, tanto Ushuaia, quanto Punta Arenas, sono molto vicine alla Penisola Antartica. La Penisola è la zona del continente che viene normalmente visitata dai turisti, con più basi scientifiche e con la maggiore biodiversità (anche in virtù del clima più mite, rispetto al resto del continente). Tutto questo si associa a una maggiore vicinanza a strutture portuali e aeroportuali che rendono possibile il viaggio in tempi ragionevoli.

Il Cile ha inoltre cercato di stimolare lo sviluppo economico della zona, trasformando Punta Arenas in zona franca e stabilendo una serie di accordi con il Brasile per l’utilizzo degli aeroporti nell’area antartica cilena. Inoltre, il porto ospita – come già riferito – strutture militari, punto avvertito come problematico dagli altri paesi con interessi nella zona.

Argentina e Cile se intendono procedere in sinergia per affermare gli interessi sudamericani in Antartide devono appianare alcune problematiche tra stati (carenze infrastrutturali, lungaggini di confine) e interne (l’Argentina deve garantire continuità al progetto anche in caso di grandi cambiamenti politici e il Cile deve limitare o eliminare la presenza militare), inoltre sarebbe auspicabile la costruzione di un centro studi internazionale sull’Antartico, già presente in Sud Africa, in Australia e in Nuova Zelanda (non a caso tre ex dominion dell’Impero britannico).

Il grande rischio che i due paesi stanno correndo è che il Regno Unito (specie dopo il rilancio globale dovuto alla Brexit) decida di implementare Port Stanley, presso le isole Falkland (dove si sta assistendo negli ultimi anni a una crescita dell’attività turistica diretta proprio al continente bianco) e diventi la porta per l’Antartide dell’intero Sud America.

Diventa focale in questo gioco, la capacità di negoziare (che le organizzazioni regionali e alcune correnti politiche perseguono), in particolare dell’Argentina che deve tanto garantire la collaborazione in Antartide col Cile, altrettanto la collaborazione nell’Atlantico del Sud – noto nella geopolitica brasiliana come Amazzonia blu – con Brasile e Uruguay; ribaltando le antichissime rivalità continentali fomentate spesso da potenze straniere dell’Emisfero Settentrionale del globo.

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