LA CANNONATA LIBERATORIA
Assistiamo in queste tristi ore, al manifestarsi della faccia feroce di una figura politica che è stata il perno della storia occidentale di poco più degli ultimi tre secoli: il liberale.
di Pierluigi Fagan
Assistiamo in queste tristi ore, al manifestarsi della faccia feroce di una figura politica che è stata il perno della storia occidentale di poco più degli ultimi tre secoli: il liberale.
Politicamente, il liberale nasce in Inghilterra prima della sua ideologia, esattamente in quel del 1688-89. Qui, un manipolo di parlamentari ribelli al dominio assoluto del re, fa un accordo sottobanco col nemico storico dell’Inghilterra, lo Statolder delle Province Unite (Olanda) al quale i congiuranti inglesi avrebbero facilitato l’invasione notturna delle coste inglesi, scortandolo poi fino a Londra, fino alla deposizione del re. E’ lì che gli inglesi battezzano la nuova forma del potere politico, la forma parlamentare di rappresentanti eletti -al tempo- da meno dell’3% della popolazione. Dichiarano la tolleranza religiosa poiché il clero è il pilone ideologico del nemico, dichiarano che ogni individuo ha diritti naturali, fondano la moderna massoneria e potenziano le istituzioni scientifiche (Royal society). Ottenuto il potere, questi aristocratici ed alto borghesi inglesi cominceranno a produrre una voluminosa ideologia, poiché condannati a cercar le loro giustificazioni nel mondo delle idee e dei valori, visto che i nemici monarchici godevano addirittura dell’appoggio di Dio.
Mettono a direttore della Zecca di Stato Isaac Newton che inventa il gold standard e commissionano un libro di teoria politica al filosofo John Locke: i Due Trattati sul Governo. Si impossessano dell’università e sfornano storici che a ritroso, battezzano i precedenti eventi “Gloriosa Rivoluzione”. In seguito, incautamente, giacobini francesi e marxisti europei sposeranno il concetto di “rivoluzione” come loro prassi di riferimento, la “rivoluzione” nasce per essenza come colpo di Stato fatto da una élite, questa élite ottiene il potere e comincia ad imporre il sistema che ritiene debba governare la vita associata: il fondamentalismo di mercato. Ovviamente tale rivoluzione condotta da un manipolo di malintenzionati dovette esser definita “gloriosa”, i liberali svilupparono così la tendenza ad aggettivare i fenomeni col termine contrario al dato di fatto, un colpo di Stato in accordo col nemico tutto è meno che “glorioso”.
Ne segue la storia moderna che non posiamo qui riassumere se non ha titoli principali: produzione torrenziale di leggi che formino le condizioni per far del mercato la trama della vita associata; sviluppo congiunto delle tre principali forme di economia ovvero banco/finanza – produzione – consumo; parlamento eletto da pochissimi che determina e governa l’interesse nazionale, gramsciana occupazione semi-totalitaria del mondo culturale, re-investimento dei proventi della tassazione che si vuole leggera ma pur sempre cospicua per creare le migliori condizioni di sviluppo dell’economia inclusa la produzione di una ipertrofica forza militare (navale nella versione inglese, visto che stanno su un’isola). Vanno a diffondere la “libertà” in giro per il mondo sino a creare il più grande impero della storia umana, illuminato da due testimonial d’eccezione: Dieu (Dio) et mon droite (e il mio diritto) ovvero legge di Dio e legge dell’Uomo libero. Sul perché il motto inglese, poi britannico, poi del Regno Unito sia in francese non posso qui fornire spiegazioni, ma si ammetterà che è curioso.
Nella loro eccellente e sofisticatissima produzione culturale, vanno anche a produrre una narrazione che vuole il mercato un fatto naturale ed autoregolato, idealizzazione a cui purtroppo crederanno anche molti intelletti critici. In realtà, come detto nel motto, tutta la faccenda dipende da leggi e le leggi si fanno in parlamento ed il parlamento va dominato dai rappresentanti dei pochissimi. “Capitalismo” e “democrazia” diventano di due sistemi concettuali cardine della narrazione ma come già nell’uso del “glorioso”, non dicono il vero. Il primo termine copre la vera essenza che è “società ordinata dal mercato manipolato giuridicamente (cioè politicamente) dai più ricchi”, il secondo utilizza addirittura l’antica e quella sì “gloriosa” forma politica dell’Atene di Pericle per occultare il dominio politico occulto di una élite. La democrazia occidentale è da sempre una oligarchia giustificata da un popolo che acclama i propri tutori. Poi saranno costretti da varie ragioni anche di opportunità funzionale ad allargare il censo di votanti e rappresentanti ma riusciranno in vari modi a far sì che il vero potere rimanga nelle mani di pochissimi, il potere che è sempre tanto politico, che economico, e finanziario, che culturale.
Questa ideologia domina le società anglosassoni, gli anglosassoni dominano l’Occidente e l’Occidente domina il mondo. Oggi cominciano ad uscire libri di autentici liberali preoccupati (segnalo E. Luce, Il dramma del liberalismo occidentale per la politica interna e V.E.Parsi , Titanic, Il naufragio dell’ordine liberale, per la politica estera ma anche altri di ideologia economica un po’ pentita della indecorosa sbornia di neo-liberalismo, il tipico fondamentalismo che spunta come l’Inquisizione quando stai perdendo potere effettivo sulle cose del mondo ) che constatano che le cose sono un po’ deragliate ed il liberalismo sta andando in crisi.
E che sia in crisi e come tutti gli organismi in crisi diventi sempre più egoista e cattivo, lo vediamo dalla sceneggiata che cattura i titoli dei giornali con toni ansiosi: partiranno i missili del giudizio? Quanto, dove e cosa colpiranno? Come reagirà il cattivo autocrate, assolutista, illiberale, il monarca-cristiano russo ? Solita depistare e confondere i complessi meccanismi che governano la nostra facoltà pensante, questa ideologia moderna si racconta come scritta dalla ragione, dall’ingegno, dalla tolleranza, dalla iniziativa individuale, dal merito, dal valore (per la verità è questa una piramide concettuale che sotto a vantati valori etico-morali-pratici ha in cima il solo valore monetario), dall’insopprimibile anelito di libertà.
In realtà ha scritto la sua e la nostra storia sempre e solo con la stessa penna tonante: le cannoniere.