LOGICA ARISTOTELICA, UNIVERSITÀ, GREEN PASS. L’intromissione del potere politico per subdole ragioni ideologiche

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Rilanciamo l’ottima riflessione di Giuliano Lancioni su Vox Mundi. Perché, alla luce della logica aristotelica, il Green Pass è stato un completo fallimento.

La logica aristotelica è il presupposto della civiltà. Non solo della civiltà “europea” od “occidentale”—termini privi di senso: semmai “cristiana” in senso crociano,—ma universale, o almeno “monoteistica”.

Alla base della logica aristotelica sono due principi: il principio di non contraddizione e il principio del terzo escluso. Per il principio di contraddizione, non possono essere veri simultaneamente “A” e “non A”; per il principio del terzo escluso, o è vero “A” o “non “A”: non sono ammissibili altre possibilità.

Gli esempi della libertà accademica sono numerosi: da Tommaso Campanella, accolto trionfalmente alla Sorbona dopo un trentennio di persecuzioni (si trattava pur sempre, almeno formalmente, di un criminale sfuggito alla giustizia di uno stato straniero), a, si infima licet, Toni Negri, professore ordinario di filosofia politica e direttore dell’Istituto di Dottrina dello Stato, a Padova, che dalla cattedra insegnava indisturbato a distruggere lo Stato medesimo.

Quest’idea di autonomia e libertà intellettuale è così radicata che i casi di intervento esplicito del potere politico nelle strutture universitarie sono stati colpiti dallo stigma universale: per esempio, il licenziamento dei “sette di Gottinga”, i professori universitari (fra cui i fratelli Grimm e l’orientalista Ewald) cacciati nel 1837 per aver protestato contro l’annullamento della Costituzione da parte del re Ernesto Augusto di Hannover, o l’allontanamento dalle università italiane del manipolo di professori che nel 1931 rifiutarono di giurare fedeltà al regime fascista.

L’istruzione al tempo del “green pass”

La situazione che si è creata negli ultimi mesi con l’introduzione del “green pass” sta portando a una nuova, pesante intromissione del potere politico nell’università: un’intromissione subdola perché non motivata espressamente da ragioni ideologiche, ma (almeno in teoria) da preoccupazioni “tecniche” di sanità pubblica. L’effetto pratico, però, è di negare per la prima volta nell’Italia repubblicana il libero accesso all’università, legandolo a un documento emesso discrezionalmente dallo Stato: da mesi solo professori e studenti vaccinati, guariti o con tampone possono accedere a edifici dove tradizionalmente chiunque, anche non iscritto, può assistere alle lezioni, e—proprio in queste ore—si profila il bando diretto dei professori non vaccinati. Un obbligo vaccinale che, con il pretesto dell’emergenza, rischia di allontanare dall’università i professori che non si uniformeranno all’ortodossia sanitaria come quelli che in passato non si uniformarono all’ortodossia politica: un allontanamento deciso, senza alcuna ironia, da decisori politici che si proclamano “antifascisti”.

L’analisi dei dati

Passiamo ad analizzare il green pass alla luce dei principi della logica aristotelica. Mario Draghi il 22 luglio 2021, nel presentare il decreto che ha istituito le restrizioni legate a questo certificato (che era originariamente previsto, è bene ricordarlo, per garantire la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea nel contesto della pandemia), le ha definite “una misura con cui gli italiani possono continuare ad esercitare le proprie attività, a divertirsi e andare al ristorante, a partecipare a spettacoli all’aperto o al chiuso con la garanzia, però, di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”. La ratio del provvedimento è quindi di ridurre i contagi.

Per il principio di non contraddizione, o il green pass serve a ridurre i contagi o non serve a questo scopo; per il principio del terzo escluso, non c’è un’altra possibilità da considerare. E se non serve a questo scopo, il provvedimento deve essere abolito, perché la legge non può essere arbitraria, ma deve discendere dalle sue stesse premesse.

Ora, “ridurre” vuol dire diminuire, rendere meno numeroso, ridurre la cardinalità di un insieme. Dagli open data sul Covid del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri (scaricabili qui), abbiamo queste informazioni: il 23 luglio 2021, data di promulgazione del decreto istitutivo del green pass “sanitario”, risultavano in Italia 306 “nuovi positivi” per un totale di 12.404 casi di positività, mentre il 5 gennaio 2022, data del Consiglio dei Ministri in cui sono state approvate le ultime misure, i nuovi positivi accertati erano 189.109 (oltre seicento volte di più), per un totale di 1.421.117 casi (superiori oltre cento volte). Se vogliamo escludere gli effetti della stagionalità, anche il confronto dei dati con l’anno precedente, a campagna vaccinale appena iniziata, sono impietosi: il 5 gennaio 2021 c’erano 15.378 nuovi positivi, per un totale di 569.161 casi.  Si tratta di una differenza colossale nella direzione opposta a quella della riduzione dei contagi.

Premesse disattese

La logica fa concludere senza dubbio alcuno che il green pass non ha mantenuto le sue premesse e quindi, altrettanto logicamente, andrebbe abolito. Che cosa ha continuato invece a decidere il governo, in particolare a partire dal periodo delle feste natalizie? Misure sempre più restrittive per i non vaccinati, esclusi anche con tampone negativo da una serie di attività, fino al recentissimo obbligo per gli ultracinquantenni (misura di obbligo generalizzato mai attuata nella storia italiana, neppure durante il fascismo), e minori restrizioni per i vaccinati, che non sono ad esempio più obbligati a misure precauzionali dopo essere stati a contatto con persone contagiose, con la paradossale conseguenza di contraddire ancora di più la ratio originaria.

La logica è stata a lungo presentata come lo studio delle “leggi del pensiero”; di può discutere se questa qualificazione sia appropriata: non c’è dubbio però che se la logica non esaurisce le leggi del pensiero, nessuna argomentazione può essere accolta se viola le leggi della logica. E se le basi della nostra civiltà non devono essere stravolte, la Legge, oltre a non essere arbitraria, deve rispettare logicamente le sue stesse premesse.

Giuliano Lancioni è professore ordinario di Lingua e letteratura araba presso l’Università Roma Tre

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1 thoughts on “LOGICA ARISTOTELICA, UNIVERSITÀ, GREEN PASS. L’intromissione del potere politico per subdole ragioni ideologiche

  1. Constato con infinita tristezza che da parte del mondo universitario non siano arrivate indicazioni in difesa dei diritti dei cittadini, contro la discriminazione che ‘passo dopo passo’ veniva inflitta è ancora più grave in difesa della costituzione…eppure siete retribuiti..per manifestare il Sapere

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