INCLUSIONE: LA PAROLA MAGICA PER IMPORRE L’ESCLUSIONE DEL DISSENSO
La prova conclusiva che la neolingua è diventata l’idioma comune al giorno d’oggi è data dal fatto che i fanatici dell’inclusione sono i primi a rallegrarsi dell’esclusione dei loro avversari dall’agone politico. La presunta battaglia contro la “discriminazione delle minoranze”, come sono soliti chiamarla, a ben guardare è solo la sovrastruttura con la quale le élite progressiste cercano oggi di imporre se stesse alla guida della società. Un modello, il loro, che non potrebbe essere più elitarista e anti-egualitario, ma che in questa fase di transizione, in cui la democrazia resiste ancora sul piano formale, ha ancora bisogno della giustificazione morale della “battaglia in favore dei più deboli” prima di affermarsi definitivamente.
Il Maestro Battiato ci indicherà la rotta più saggia da lassù.
Condoglianze a tutte le Giubbe Rosse.
Così ovvio. Tristemente.
Un’altro termine , di gran moda..sic, con la medesima azione strumentale è Condivisione. Si potrebbe aggiungere a quanto scritto “Questo perché l’inclusione ( e Condivisione) che essi sottintendono è essenzialmente solo la propria, mai quella dei propri avversari, per i quali, anzi, sono i primi a chiedere l’esclusione…”