C’ERA UNA VOLTA IL FRANÇAFRIQUE

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C’era una volta la Francia, che possedeva un impero che copriva un quarto del secondo continente più grande del pianeta. Poi arrivò sul posto un agente russo, il defunto Yevgeny Prigozhin, che contribuì a smantellare la versione moderna dell’Africa imperiale francese.

C'era una volta la Francia che possedeva un impero che copriva un quarto del secondo continente più grande del pianeta

🧵Ma poi arrivò sul posto un agente 🇷🇺 – il defunto Yevgeny Prigozhin - che contribuì a smantellare la versione moderna dell’Africa imperiale francese.

Uno dei principali imperi della storia moderna sta crollando sotto i nostri occhi. Un evento straordinario di cui si parla poco, ma che ha un impatto decisivo sulla rapida evoluzione del potere globale.

Negli ultimi 60 anni, la Francia ha utilizzato ogni possibile strumento diplomatico, palese e occulto, leale e scorretto, anche criminale, per incorporare circa 14 nazioni africane in un impero neocoloniale chiamato Françafrique, una vasta regione che copre un quarto dell’Africa e si estende per quasi 5.000 km dal Senegal sulla costa atlantica al Ciad nel centro del continente. [1]

Parigi forniva una forma approssimativa di stabilità al prezzo di una politica caratterizzata da economia predatoria, corruzione endemica, post-colonialismo, interventi militari discutibili (presunto sostegno ai gruppi Hutu responsabili del genocidio in Rwanda nel 1994), oltre che da decine di scandali politici ed economici nei decenni successivi alle indipendenze di un radicato governo autocratico e di un profondo sfruttamento economico.

A mano a che il dominio coloniale e post-coloniale francese su questa vasta regione si addentrava nel suo secondo secolo di vita, aumentava il disagio nelle ex colonie, fino a sfociare in aperta ostilità nei confronti della presenza francese in vari Paesi della Françafrique. In meno di un anno, Parigi si è vista costretta a ritirare le truppe francesi dalla Repubblica Centrafricana, dal Burkina Faso, dal Mali e, recentemente, anche dal Niger. Dopo aver preso il potere a luglio, la nuova giunta militare di Niamey aveva chiesto la partenza dei francesi e, per ribadire il concetto, aveva chiuso il suo spazio aereo alla Francia. “Le forze imperialiste e neocolonialiste non sono più le benvenute sul nostro territorio nazionale”, aveva annunciato la giunta guidata dal Gen. Tiani.

Mentre Parigi ritirava i suoi 1.500 soldati e l’ambasciatore francese, i nuovi leader militari del Niger contattavano prontamente la Wagner per chiedere sostegno, espandendo così la sfera di influenza della Russia nell’impero francese che già stava rapidamente soppiantando.

Nel 2017 in mezzo agli sconvolgimenti geopolitici africani, era apparsa sul posto una figura molto insolita proveniente da Mosca: Yevgeny Prigozhin, fondatore della Wagner PMC.

11/ Mentre i francesi si ritiravano lentamente e con estrema riluttanza dal loro impero post-coloniale, la Wagner iniziava a muoversi, diventando il surrogato di Mosca in una gara tra grandi potenze per l'influenza e il controllo in Africa.

Mentre i francesi si ritiravano lentamente e con estrema riluttanza dal loro impero post-coloniale, la Wagner iniziava a muoversi, diventando il surrogato di Mosca in una gara tra grandi potenze per l’influenza e il controllo in Africa.

Le implicazioni strategiche di questo cambiamento, che pare destinato a continuare, sono potenzialmente profonde. Quando negli anni ’90 la NATO, a trazione USA, si è avvicinata sempre più al confine occidentale della Russia, Mosca ha reagito all’inizio degli anni 2.000 (prima dell’avvio dell’ operazione speciale nel 2022) con l’intervento in sostegno del Donbass, l’annessione della Crimea, lanciando operazioni speciali per proteggere i suoi alleati in Asia centrale e, soprattutto, impegnanosi in una manovra geopolitica di fiancheggiamento poco compresa attraverso due continenti.

La spinta di questa manovra era iniziata nel 2015, quando Mosca aveva scavalcato la barriera NATO della Turchia per aprire una massiccia base aerea a Latakia, nel Nord della Siria.

Ben presto, i Wagner e gli aerei russi riducevano in macerie le città come Aleppo, cadute in mano ai cosiddetti “ribelli” e “terroristi moderati dello Stato Islamico”, che gli Stati Uniti sponsorizzavano (e continuano tuttora a sponsorizzare) per rovesciare il governo di Bashar Al-Assad.

15/ Ben presto, i Wagner e gli aerei russi riducevano in macerie le città come Aleppo, cadute in mano ai cosiddetti “ribelli” e “terroristi moderati dello Stato Islamico”, che gli Stati Uniti sponsorizzavano (e continuano tuttora) per rovesciare il governo di Bashar Al-Assad.

Nel 2020, scavalcando lo stretto alleato americano Israele, la Russia aveva iniziato a fornire all’Egitto parte di una commessa di avanzati caccia Sukhoi-35, in modo che i piloti egiziani potessero competere con gli israeliani che volavano gli F-35, che Washington si rifiutava di fornire al Cairo. [2]

A completamento della spinta verso Sud di Mosca nella regione, il presidente russo Vladimir Putin e il principe dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman (ora Primo Ministro del Regno), stringevano amicizia e sviluppavano una proficua collaborazione (OPEC). Il legame tra i due Paesi andava consolidandosi a tal punto che, alla fine dello scorso anno, gli osservatori statunitensi esprimevano preoccupazione per la possibile perdita di un alleato chiave.

L’ultimo perno geopolitico delle recenti manovre russe si è rivelato essere quello africano, seppur rimasto significativamente nascosto: il Gruppo Wagner è stato impiegato per estendere l’influenza della Russia paese per paese, accordo per accordo, attraverso il Sahel.

Se questo processo dovesse continuare con successo nel prossimo futuro, Mosca affiancherebbe l’Europa (e quindi anche gli Stati Uniti) formando un arco di influenza geopolitica che si estende a Sud attraverso il Medio Oriente e a Ovest attraverso l’intero Sahel.

Una regione che si estende dal Mar Rosso all’Oceano Atlantico. Per il successo di questa manovra, tuttavia, la fine del neocolonialismo francese si è rivelata cruciale.

Per apprezzare il significato storico dell’imminente caduta dell’impero postcoloniale di Parigi, è importante comprendere e cogliere tutta la portata dello straordinario ruolo di Yevgeny Prigozhin.

Prigozhin è stato l’uomo sul posto che ha permesso alla Russia di estendere il suo potere e la sua influenza in Africa per la prima volta dalla Guerra Fredda.

Per sfidare l’impero francese post-coloniale costruito con astuzia, corruzione e sotterfugi, Mosca aveva bisogno di un agente che potesse eguagliare la leggendaria maestria di Jacques Foccart negli affari sporchi dell’impero, misura per misura. E l’ha trovato nella persona di Yevgeny Prigozhin, uno di quegli improbabili e donchisciotteschi avventurieri che, negli ultimi due secoli, sono stati le avanguardie di nuove forme di impero.

Il lascito africano:

Chi era questo straordinario individuo, la cui iniziativa personale ha sconvolto l’ordine mondiale in Africa, stabilendo una presenza di collaudate truppe russe e legami con i governi di almeno sette Paesi africani?

Uscito dalle carceri sovietiche dopo una condanna a 10 anni per uno scippo in età adolescenziale, Prigozhin era passato da venditore di hot-dog per le strade di San Pietroburgo a ristoratore milionario per le mense scolastiche e delle truppe russe. Lo straordinario rapporto di Prigozhin con l’Africa mette in luce un aspetto trascurato degli imperi moderni in quella che viene ancora considerata l’era post-imperiale. Nonostante il ruolo spesso citato del potere militare nella creazione e nel mantenimento degli imperi, spesso sono alcuni individui che emergono dall’ombra che svolgono un ruolo sorprendentemente significativo nella creazione della versione postmoderna dell’impero.

Invece dei gentiluomini avventurieri dell’epoca imperiale britannica, gli o. omologhi moderni sono di solito, come Prigozhin, agenti segreti, spesso provenienti da ambienti tutt’altro che gentili. E c’è da scommettere che, mentre la lotta per plasmare e controllare l’Africa settentrionale continua attraverso quelli che saranno senza dubbio innumerevoli nuovi capitoli, Prigozhin non sarà l’ultimo di quegli straordinari agenti segreti, quegli uomini sul posto, che lasciano le loro impronte sulle scene della storia mondiale. Di lui, il Presidente Putin ha detto: “Conoscevo Yevgeny Prigozhin dalla fine degli anni Novanta. Era un uomo dal destino difficile, ma di talento, che ha commesso gravi errori, ma era un patriota. Ha lavorato attivamente non solo nel nostro Paese, ma anche all’estero. E ha lavorato con successo”.

L’ultimo viaggio in Africa di Prigozhin e l’incontro con il commandante Wagner Anton Elizarov “Lotus”:

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