ALL’ITALIA INTERESSA ANCORA IL SETTORE INDUSTRIALE? IL CASO WÄRTSILÄ A TRIESTE
La crisi industriale di Wärtsilä Italia S.p.A e del porto di Trieste e l’assenza ingiustificata del governo.
Premessa: seguo da anni le sorti del Porto di Trieste, almeno dal 2015, quando ci fu il primo coinvolgimento con il progetto cinese BRI da cui Trieste ha tratto enormi vantaggi in piattaforme logistiche e un impulso notevole al volume dei traffici. Poi è avvenuto il cambio di passo per le interferenze USA e le raccomandazioni di Bruxelles, e così l’Autorità portuale (che, come Porto Franco legalmente riconosciuto, dovrebbe essere indipendente dalla politica) ha dovuto fare retromarcia: basta accordi win win coi cinesi. In settembre 2020 è subentrata per il 51% la proprietà tedesca (HHLA – Hamburger Hafen und Logistik AG, compagnia di logistica e trasporto). A stretto giro, a loro volta i tedeschi hanno venduto pezzi dello spezzatino ancora una volta ai cinesi (mi scuso per il linguaggio, ma non sono economista).
E veniamo ad oggi. Il 16 /11/2023 si è tenuto un incontro dedicato alla situazione dell’industria a Trieste. Ci sono andata per informarmi sulla crisi industriale Wärtsilä Italia S.p.A (produttore di motori diesel del gruppo finlandese, nato con l’acquisizione della Grandi Motori Trieste da parte di Wärtsilä Corporation nel 1997, sede e stabilimento industriale a San Dorligo della Valle, TS). Crisi che coinvolge, ovviamente, il porto.
Avrebbe dovuto essere un incontro molto seguito, invece la cittadinanza, che si affollava agli eventi di “Limes Trieste” per ascoltare un logorroico Caracciolo che straparlava di cinesi e BRI, è presente solo con qualche decina di persone. Evidentemente a pochi interessa che, dopo il 31 dicembre, centinaia di posti di lavoro si volatizzeranno e che si sta aspettando da tempi ormai preistorici una soluzione che potrà venire solo in seguito ad un concordato con pronuncia governativa.
Il quadro dei relatori è già preoccupante: presente l’Assessore regionale al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia; presente il Vice presidente di Confindustria Alto Adriatico; ben rappresentati i sindacati regionali (molto chiari e competenti); vistosamente assente il governo nella persona di Giampietro Castano, Responsabile dell’Unità Gestione Vertenze del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Quando è stata annunciata la sua assenza, le RSU dei lavoratori hanno spiegato lo striscione “rispetto per i lavoratori di Wärtsilä e dell’indotto, dov’è Castano, dov’è il Governo? C’è bisogno di risposte, il 31 dicembre è ieri”.
Le varie relazioni mi hanno fatto capire poche cose, ma chiare:
1- Coincidenza di vedute tra rappresentanti sindacali e Confindustria. Ambedue denunciano la mancanza di progettualità per obiettivi e la mancanza di capacità previsionali relative ad un mucchio di settori del meccanico-siderurgico (standard di filiera produttiva, logistica, politica degli appalti, implementazione di norme antinfortunistiche e di funzionamento ecc).
2- Analisi e proposte di soluzioni fattibili (e diversificate) ci sono, tuttavia non si riesce neppure a trovare un tavolo di confronto, vista la latitanza del governo e della proprietà – dirigenza Wärtsilä Corporation.
3- Il settore industriale in zona Venezia Giulia è fermo al di sotto del 10%. Alcuni relatori si chiedono se ancora all’Italia interessi il settore industriale, visto che primeggiano turismo, stabilimenti balneari, ristorazione ed eventi come la Barcolana, mentre manifatturiero e cultura si arrangiano come possono.
4- Il 30% degli occupati nel settore industriale in FVG sono precari con contratti trimestrali.
5- Con la relazione finale, ampia ed accurata, dell’Assessore regionale, si è compreso che la questione dell’industria è al centro dell’attenzione e degli sforzi di mediazione dell’attuale Giunta regionale.
Faccio notare che, per organizzare l’ evento-incontro del 16/11, si è impegnato un centro culturale cittadino che fa capo a un padre gesuita (esperto di economia industriale) e Sua Eccellenza il Vescovo di Trieste.
Concludendo, la politica è assente, o meglio, è ignorante a tutti i livelli. Abbondano discorsi ideologici e manipolatori su come schierarsi per guerre, pace, multipolarismo e grandi visioni. Vengono elusi temi come lavoro, formazione, competenze, occupazione e industria. Va da sé che, in un mondo invaso dai social, i giovani cercano sempre meno un posto di lavoro e preferiscono fare gli influencer.
Non un’ analisi ma descrizione della situazione ad oggi. In realtà ci si potrebbe chiedere dove erano questi attori (sindacati, confindustria, politica regionale, ecc..) quando la politica industriale, il sistema del welfare (sanità e pensioni) e la scuola di questo paese venivano smantellati, negli ultimi 25 anni. Complimenti.