L’ASCESA AL POTERE DI HITLER NOVANTA ANNI DOPO

0

Esattamente novant’anni fa il nazismo andava al potere. Personaggi, circostanze ed errori di un esito evitabile.

Oggi corre il novantesimo anniversario della presa del potere da parte di Hitler. Contrariamente a quanto molti pensano, essa non avvenne né a seguito di una vittoria elettorale né con un partito nazista sulla cresta dell’onda. Anche se la nomina a Cancelliere ebbe luogo in forma perfettamente legale, fu il risultato di contingenze esterne, legate non ultimo alla crisi del sistema politico tedesco, che aveva effettivamente messo fine alla democrazia di Weimar ben prima del 30 gennaio 1933.

La Grande Depressione aveva colpito duro in Germania, la più esposta col sistema creditizio statunitense. Milioni di disoccupati e i tagli drastici alla spesa pubblica crearono una miscela esplosiva, tanto che alle elezioni del 31 luglio 1932 nazisti e comunisti raggiunsero insieme la maggioranza assoluta dei voti, aggravando lo stallo al Reichstag.

Stallo che si protraeva dal 1930, con il Cancelliere Bruning che governava in forza di decreti presidenziali di urgenza, ma che era ormai diventato politicamente insostenibile.

Nota è la cocciutaggine con cui il presidente Hindenburg rifiutò a più riprese di affidare il cancellierato a quello che in privato chiamava “il caporale boemo”. Tuttavia, vanno tenuti presenti due aspetti: il vecchio maresciallo non disprezzava Hitler perché lo ritenesse pericoloso per la democrazia, essendo lui un monarchico dichiarato che non aveva mai nascosto la nostalgia per il Reich guglielmino. L’avversione nasceva piuttosto dal fatto che Hindenburg, in quanto nobile prussiano, non concepiva che un semplice borghese, per di più solo recentemente naturalizzato tedesco, potesse aspirare al governo. Ognuno doveva stare al suo posto, in altre parole.

In secondo luogo, il vecchio maresciallo non era il genio d’acciaio descritto dalla propaganda durante la Grande Guerra. Fu presentato così perché era l’emblema del prussianesimo, ma la vittoria a Tannenberg fu opera del colonnello Hoffmann (il quale fino alla morte non risparmiò commenti sarcastici sul presunto eroe) e in seguito la vera mente operativa fu sempre Erich Ludendorff. Questo per dire che Hindenburg, dietro la maschera di imperturbabilità, in realtà si appoggiava molto alla sua cerchia personale, chiedendone il consiglio e facendosene influenzare. Questo, come vedremo tra poco, ebbe un ruolo decisivo nell’ascesa di Hitler.

La seconda metà del 1932 si caratterizzò per lo scontro tra Kurt Von Schleicher e Franz Von Papen, entrambi molto ascoltati da Hindenburg. Brigando entrambi per diventare cancelliere, cercarono di utilizzare il partito nazista come massa di manovra, finendo entrambi giocati da Hitler. Prima Schleicher, mentre Papen era cancelliere, e poi lo stesso Papen, una volta sostituito da Schleicher, avviarono contatti con la NSDAP per riceverne il sostegno e tali manovre richiedevano pressioni su Hindenburg perché ammorbidisse la propria ostilità al “caporale boemo”.

Di fronte all’irremovibilità di Hitler, Schleicher tentò di spaccare il partito (in preda a malumori interni dopo aver perso due milioni di voti nelle elezioni di novembre) portando dalla sua parte il numero due, Gregor Strasser, e avviando contatti con il capo delle SA Rohm. Questa mossa fallì miseramente e sarebbe costata a tutti e tre l’esecuzione durante la Notte dei Lunghi Coltelli il 30 giugno 1934.

Papen, frattanto, preparava la vendetta contro il suo ex amico che lo aveva sostituito alla Cancelleria: già il 10 dicembre chiedeva al barone Schroeder di combinare un incontro con Hitler, che avvenne a casa di Schroeder il 4 gennaio. Dal resoconto postbellico del barone, i due si accordarono per proporre Hitler come cancelliere con Papen vice e poterono contare sull’appoggio di larghi settori dell’industria e della finanza tedeschi.

Si giunse così al 28 gennaio, quando Hindenburg, ormai convinto da Papen, accettò le dimissioni di Schleicher per conferire l’incarico a Hitler due giorni dopo.

Quanto avvenne in seguito è fin troppo noto, per cui soprassediamo. Quello che ci preme ricordare è che Hitler non vinse mai alcuna elezione, neanche quella del 5 marzo 1933, svoltasi in un clima di terrore a seguito dell’incendio del Reichstag e con le SA ai seggi (la NSDAP si fermò al 43,9%). La sua ascesa, piuttosto, fu dovuta a un mix di circostanze e di rivalità personali, in un clima di crisi economica e con una democrazia effettivamente defunta da almeno due anni. Schleicher, Papen, lo stesso Hindenburg, forti dei loro titoli nobiliari pensavano che il “caporale boemo”, il pittore fallito, il piccolo borghese austriaco fosse un sempliciotto facile da circuire e manovrare, sottovalutandolo sistematicamente. E furono in realtà tutti manovrati da lui.

Condividi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *