LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ. FACCIAMO CHIAREZZA

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Puntualmente, ogni 27 gennaio ripartono curiose teorie sulla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau secondo cui i cancelli del lager sarebbero stati aperti per primi “dagli ucraini” anziché dai russi. Il solito prevedibile e becero tentativo di riscrivere il passato per giustificare il presente.

Soldati dell’Armata Rossa accanto ai prigionieri subito dopo la liberazione di Auschwitz. Sovfoto/Universal Images Group/Getty Images. Fonte: History.com

Da qualche anno a questa parte, in concomitanza con l’aumento delle tensioni tra Russia e Nato, capita di leggere ogni 27 gennaio curiose teorie sulla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Secondo tali fantasiose ricostruzioni, i cancelli del lager sarebbero stati raggiunti dagli ucraini anziché dai russi.

La storia si basa su fatti veri: i primi soldati a entrare nel campo furono quelli del battaglione comandato dal maggiore Anatoly Shapiro, appartenenti alla divisione “Lvov” della 60a Armata inquadrata nel Primo Fronte Ucraino. Da questo si può dedurre che Auschwitz venne liberata da ucraini? Sì, se si ignora totalmente la storia. No, se ci si prende la briga di informarsi un minimo.

Andiamo con ordine: il Primo Fronte Ucraino (i Fronti sovietici erano gli equivalenti dei Gruppi di Armate Occidentali e tedeschi) fino al 20 ottobre 1943 si chiamava Fronte di Voronez, poi ribattezzato a causa dell’avanzata verso ovest dei sovietici. I nomi dei Fronti, infatti, derivavano dalla zona in cui combattevano e non dalla composizione etnica dei loro soldati. Vale la pena notare che non è mai esistito un Fronte denominato Russo. Seguendo le elucubrazioni di qualche fantasioso articolista, se ne dovrebbe concludere che nessun soldato russo partecipò alla seconda guerra mondiale.

Fonte: Wikipedia

Passiamo alla 100a divisione “Lviv” (o “Lvov” in russo). Tale appellativo venne dato a seguito della conquista della città nel 1944, ma si chiamava 100a divisione fucilieri. Formata tra il marzo e il maggio del 1942 con coscritti provenienti in maggior parte dalla zona di Arcangelo, nel nord della Russia, questa divisione partecipò a innumerevoli battaglie e venne ovviamente integrata con nuove reclute, anche di origine ucraina. Lo riconosce anche una fonte assai citata, ma ultimamente non sempre imparziale come Wikipedia.

Lo stesso maggiore Shapiro con Lvov non c’entrava nulla, essendo nato a Krasnograd (Lvov fino al 1939 faceva parte della Polonia, peraltro). Shapiro si arruolò volontario nell’Armata Rossa nel 1938 e poi di nuovo nell’ottobre del 1941.

Con queste puntualizzazioni non vogliamo certo sminuire il contributo ucraino allo sforzo bellico sovietico: oltre quattro milioni di ucraini servirono nell’Armata Rossa, distinguendosi nelle cento battaglie che condussero i sovietici da Stalingrado a Berlino. Quello che, però, sfugge a molti è che a quel tempo c’era un solo esercito sovietico e chi ne faceva parte era, appunto, sovietico.

Applicando fino in fondo il criterio secondo cui Shapiro era nato in Ucraina, dunque Auschwitz fu liberata dagli ucraini, allora dovremmo concludere che, poiché Stalin e Beria erano georgiani, per i gulag e il resto si dovrebbe andare a bussare a Tbilisi, anziché a Mosca.

In conclusione: ognuno è libero di pensare ciò che vuole e parteggiare per chi vuole nell’attuale conflitto in Ucraina, ma sarebbe il caso di evitare di riscrivere la storia di ieri per giustificare le azioni di oggi.

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