PERCHÉ L’ALGERIA NON PUÒ RISOLVERE IL PROBLEMA DEL GAS IN EUROPA

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La capacità dell’Algeria di aiutare l’Europa nella sua crisi del gas, traendo al contempo grandi profitti da questo processo, è ostacolata da due fattori: la capacità e la politica.

Il primo ministro italiano Mario Draghi, accanto al presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, mentre l’amministratore delegato di Sonatrach Toufik Hakkar, a sinistra, e l’amministratore delegato di ENI Claudio Descalzi, firmano un accordo sulle forniture di gas, a Roma, 26 maggio 2022. (AP)

Titolo originale: Why Algeria cannot solve Europe’s gas problem, Robin Mills, The Arab Weekly, 30/07/2022


I politici europei hanno setacciato i paesi vicini alla ricerca di nuove forniture di gas in sostituzione di quelle minacciate dalla Russia. hanno ottenuto alcune promesse nel loro tour, che li ha portati dall’Azerbaigian attraverso il Golfo in Egitto e Israele. Hanno visitato anche l’Algeria, ma il più grande paese africano e il più grande produttore di gas rimane un partner spinoso.

L’Algeria esporta gas tramite gasdotti in Spagna e Italia e tramite navi cisterna da due impianti di gas naturale liquefatto (GNL). A lungo ha svolto un ruolo fondamentale nel bilancio del gas in Europa in qualità di terzo maggiore fornitore (dopo Russia e Norvegia), fornendo il dieci per cento delle importazioni del continente.

Il 18 luglio il primo ministro italiano uscente Mario Draghi ha visitato Algeri ed è tornato con la promessa del presidente Abdelmadjid Tebboune di  fornire gas per un valore di 4 miliardi  di dollari. La società statale Sonatrach afferma di aver consegnato all’Italia finora più del doppio del volume previsto quest’anno.

Il gasdotto TransMed che collega i paesi attraverso la Tunisia è rimasto fuori servizio per manutenzione; dopo il previsto riavvio questa settimana, i flussi dovranno accelerare in modo significativo per raggiungere l’obiettivo.

L’Algeria ha raggiunto lo scorso anno il record nella produzione di gas, balzando a oltre 100 miliardi di metri cubi (bcm), una sorpresa dopo un periodo di stagnazione dal 1999, quando la produzione oscillava tra 80 e 90 miliardi di metri cubi all’anno. Il paese consuma circa la metà del gas prodotto e l’aumento del consumo interno ha eroso le esportazioni, ma l’aumento della produzione ha visto le esportazioni a livelli mai toccati dal 2008.

Potrebbe essere, però, un fuoco di paglia. La capacità dell’Algeria di aiutare l’Europa attraverso la sua crisi del gas, traendo vantaggio da questo processo, è ostacolata da due fattori: la capacità e la politica.

Dopo il record del 2021, le esportazioni di gas sono diminuite drasticamente nella prima metà del 2022. Se, da un lato, i flussi verso l’Italia sono leggermente aumentati, dall’altro quelli tramite gasdotto verso Spagna e Marocco e il GNL fornito via nave sono tutti diminuiti. La causa di ciò è un po’ sconcertante. Le forniture al Marocco sono state completamente interrotte a seguito della scadenza del contratto per il gasdotto Gaz Maghreb Europe (GME) e di un importante scontro politico tra Algeri e Rabat sul territorio conteso del Sahara occidentale e della normalizzazione dei rapporti tra Marocco e Israele.

Il GME prosegue verso la Spagna e, sebbene la sua perdita sia stata in parte sostituita da maggiori flussi attraverso un altro gasdotto, la linea Medgaz che corre direttamente sotto il Mediterraneo dall’Algeria alla Spagna, questa non è una sostituzione completa. La Spagna ha iniziato a rifornire il Marocco, facendo funzionare il GME al contrario e irritando Algeri, che non vuole che il suo gas raggiunga il suo rivale. Il 24 luglio, Sonatrach ha riferito che Medgaz ha subito un guasto nella tratta spagnola della sua rotta sottomarina, ma l’operatore spagnolo  Enagas ha negato. L’incidente potrebbe essere stato orchestrato come un avvertimento.

L’Algeria avrebbe potuto indirizzare il gas non destinato al Marocco e alla Spagna verso i suoi impianti di GNL, che funzionano solo al 40% circa della loro capacità. Invece, anche le forniture da qusto canale sono diminuite. La domanda interna sarebbe aumentata e, con l’aumento del tetto massimo di produzione di petrolio dell’Algeria nell’ambito dell’accordo OPEC+, potrebbe essere necessario reiniettare più gas prodotto per sostenere la produzione di petrolio.

Nessuno di questi fattori sembra, però, sufficiente a spiegare il calo e con i prezzi record del gas e del GNL in Europa, l’Algeria ha tutti gli incentivi per massimizzare le vendite. Forse sta cercando di fare pressione sui suoi clienti per aumentare i prezzi nei loro contratti e, in effetti, ha già rivisto al rialzo l’accordo con la francese Engie.

Finora, quindi, il contributo dell’Algeria alla sostituzione della Russia si è in gran parte limitato alla riduzione delle esportazioni complessive spostando le forniture dalla Spagna all’Italia.

Questo cambiamento non è un male per la sicurezza energetica europea. La penisola iberica ha una capacità di importazione di GNL in eccesso e una connettività molto limitata con il resto del continente, mentre l’Italia ha tipicamente ottenuto quasi la metà del suo gas dalla Russia e un quarto dall’Algeria. Ma se l’Algeria potesse tornare ai livelli di esportazione della prima metà dello scorso anno, altri 10 miliardi di metri cubi all’anno sarebbero un contributo utile, se non enorme, alla sostituzione di 130 miliardi di metri cubi di gas russo.

Algeri, però, non balla sulla melodia di nessuno tranne che sulla propria. Con i prezzi elevati degli idrocarburi, la sua situazione fiscale traballante sta migliorando e ha il sopravvento nei negoziati. Ha forti relazioni con la Russia, il cui ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha visitato il paese a maggio.

Il paese è stato a lungo accusato di investimenti insufficienti, condizioni fiscali poco attraenti e burocrazia dolorosamente lenta, che ostacolano lo sviluppo del settore degli idrocarburi. Ma nuovi accordi sono stati firmati da quando è stata approvata una nuova legge sul petrolio nel 2019, in particolare un progetto petrolifero da 4 miliardi di dollari con ENI, TotalEnergies francese e Occidental statunitense. Particolarmente attiva è stata l’italiana ENI, che ha accettato di prelevare ulteriori volumi di gas attraverso il gasdotto TransMed e di investire nel rilancio della produzione algerina.

All’inizio di luglio, Sonatrach ha annunciato una grande scoperta nel suo più grande giacimento di gas, Hassi R’mel, che sarà sviluppato rapidamente per aggiungere 3,65 miliardi di metri cubi di produzione annuale a partire da novembre, un momento molto favorevole con l’inverno europeo incombente. Ma altre importanti nuove aggiunte non arriveranno fino al 2024, mentre Sonatrach continua a combattere contro l’aumento della domanda interna e il declino dei campi in fase di maturazione.

Affinché l’Algeria possa aiutare l’Europa ad alleviare la propria crisi del gas, la diplomazia dovrà continuare, il che potrebbe richiedere alcune concessioni imbarazzanti da parte della Spagna. La solidarietà europea sarà importante per limitare la concorrenza tra Madrid e Roma. Le società di distribuzione del gas dovranno probabilmente ingoiare il rospo pagando prezzi significativamente più alti.

La nota positiva è che l’Europa può offrirsi di aiutare l’Algeria a risolvere il problema degli 8 miliardi di metri cubi di gas che vanno in fumo ogni anno, bruciati nei campi a causa della limitata capacità di raccoglierlo, trasformarlo e trasportarlo. Può contribuire a far risparmiare gas nazionale algerino collaborando all’energia solare sahariana.

Quindi, di fronte ai propri vincoli a monte, alla posizione non allineata e al processo decisionale complesso e opaco, l’Algeria non è un salvatore della patria per il fabbisogno di gas dell’Europa. Tuttavia, con un po’ di diplomazia e investimenti intelligenti, gli europei potrebbero essere ancora in grado di attirare un po’ di energia in più, tanto necessaria, dal Sahara.

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