LE SPIE CHE AVEVANO FREDDO

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racconto breve di Danilo Zuccalà

racconto breve di Danilo Zuccalà

E’ notte fonda a Krasnojarsk, una di quelli notti siberiane tutte uguali dove fuori c’è la neve. In un caseggiato grigio e malmesso eredità del periodo sovietico, vicino alla gigantesca fabbrica di alluminio, figlia del gigantismo sovietico, affacciata sul fiume Enisej, all’ultimo piano di questo edificio qualunque, una luce incerta illumina un paio di finestre sgangherate.

Dentro, due giovani all’incirca sui 30 anni, imbacuccati come cacciatori di frodo per via dei riscaldamenti mezzi guasti, barbe incolte e sigaretta perennemente accesa sono pensierosi di fronte a due terminali.

I due, che chiameremo con due nomi di fantasia Vitaly e Jury, si guardano con gli occhi stanchi da lunghe notti passate insonni e indecisi sul da fare.

V:” Jury, che si fa, è troppo strano, guarda che roba…non mi fido…secondo me conviene chiamare il Cybercomando centrale a Mosca e ricevere direttive precise”.

J:”Non lo so Vitaly, non vorrei allertarli per nulla, sai come sono, poi si incazzano e ci rispediscono in qualche posto di merda a controllare i profili social di qualche stronzo cammelliere in Siria. Pensiamoci bene prima di fare cazzate”.

V:” Senti Jury questa roba è troppo assurda, mai vista una cosa del genere, c’è qualcosa sotto, non può essere, io dico passiamo l’informazione a Mosca, facciamo il nostro, e laviamocene le mani…sta storia mi puzza di trappola lontano un km”.

J:”Va beh ho capito, faccio la chiamata…tanto qui il più anziano sono io, tocca a me informarli”.

Jury prende un telefono satellitare sul tavolo pieno di cicche e avanzi di cibo e digita velocemente sui tasti.

J:”Ok, metto il vivavoce, così almeno puoi sentire anche tu, speriamo di non fare una cazzata”.

Dall’altro lato del telefono risponde l’ufficiale M. uno dei coordinatori del Cybercomando di Mosca, responsabile del settore est. Sulla 50ina, volto impassibile e austero, modi posati e senza esitazioni, insomma, la spia come te la immagini uscita fuori da un romanzo di Tom Clancy.

M:”Signori, buonasera, credo di immaginare il motivo della vostra chiamata…”

Jury e Vitaly si guardano per un attimo, stupiti e un po’ spaventati prima di balbettare qualcosa al telefono.

M li interrrompe con fare deciso sentenzia:”Se è come penso avete anche voi notizie bizzarre dall’Italia”.

I due si guardano ancora più esterrefatti e non riescono a proferire parola.

M:”Bene signori, se il vostro silenzio è come penso una risposta affermativa, inviate i vostri file ed elaborazioni al centro attraverso il solito canale criptato e dedicato. Tranquilli signori…è tutto il giorno che riceviamo notifiche da tutti i nostri centri. Appena sapremo qualcosa vi faremo sapere come comportarvi. Per il resto continuate con il monitoraggio, se ci sono notizie rilevanti, comunicatecele immediatamente, altrimenti attendete nostri ordini”.

M. riattacca mentre dall’altra parte del telefono è calato un silenzio fatto di stupore misto a paura. Una serata come tante altre si era improvvisamente trasformata in un’enigma. Che stava succedendo?

V:” Una roba del genere non la vedevo da quando tentammo di infiltrarci nel sistema sanitario israeliano fingendoci iraniani. Che roba…”

Jury era ancora troppo stupito e su di giri per poter articolare una risposta.

A qualche migliaio di Km di distanza M. invece davanti ad una serie di schermi su cui scorrevano linee interminabili di codice fumava nervoso.

M:”Non è possibile, è uno scherzo…quei bastardi della Nato vogliono fotterci, nessuno metterebbe mai in mano tutto il suo sistema informativo ad un meccanismo del genere, sarebbe una totale follia. E’ una trappola, ma anche come trappola sarebbe troppo scontata”.

M. nel frattempo giochicchiava con alcuni fogli appena stampati, carte dai caratteri latini appena tradotte dall’Ufficio traduzioni. Su una di queste compariva uno strano acronimo, quattro lettere che avevano reso gli ultimi tre giorni di M. un vero inferno, con i suoi superiori che chiedevano risposte. Quelle poche lettere erano:” S.P.I.D. ovvero sistema pubblico di identità digitale, la peggiore pecionata informatica che M. avesse mai visto nella sua ormai lunghissima carriera come hacker al servizio del Cremlino. Si disse tra se e se che lo avrebbe scoperto cosa c’era dietro, come fosse stato possibile creare un tale mostro e quale fosse il vero obiettivo. Era il suo lavoro, la sua missione, quello in cui era davvero bravo, e non avrebbe mollato per quanto quelle dannate linee di codice fossero la cosa più orribile che avesse mai visto in campo informatico. No, lui avrebbe capito come cazzo avevano progettato quella merda.

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