Un altro anno di Immuni e una salvezza che non salva

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Con il Natale della terza dose, abbiamo nuove restrizioni in nome di una nuova variante. La comunicazione del governo e delle sue agenzia di stampa – i mainstream media – continua a giustificare il rafforzamento delle restrizioni, lanciando pietre sui non vaccinati a fronte del fallimento di una strategia dai contorni vaghi e dai proclami di corto respiro. 

Eluso il dovere di puntare alle cure, nessun impegno è stato volto in 22 mesi ad ufficializzare protocolli di cura, nessuno sforzo sponsorizzato per uscire dall’osservazione, in vigile attesa, del peggiorare dei sintomi attenuati da analgesici ed antipiretici. Si è tolta voce e dignità a tanti medici a cui, come fossero burocrati pagati per applicare protocolli, è stato vietato di rispettare il giuramento prestato, di cercare con i propri pazienti le migliori cure disponibili e di avere la libertà di esentare da un trattamento in fase sperimentale. 

L’estremismo terapeutico che non punta alla cura ma al controllo continua con la proroga dell’App Immuni per un altro anno; il codice digitale abbinato ad ogni Green Pass sembra l’unico obiettivo davvero raggiunto: nel disegno di legge di bilancio di previsione per il 2022, presentato dal ministro dell’Economia e delle Finanze, c’è il differimento del termine per l’utilizzo del sistema di allerta Covid 19. Draghi, insomma, non è affatto ottimista come dice. Immuni è stata prorogata fino al 31 dicembre 2022. 

Una soluzione puramente biomedico-repressiva si presta ad essere un fallimento intenzionale. Del resto, la nostra permeabilità a questa ondata di trasformazione sociale ci allontana dalla pretesa che i governi propongano politiche per appianare le disparità invece che per promuoverle. I danni della crisi economica che ci attende non si risolveranno con farmaci, men che meno con vaccini imperfetti dalle sconosciute conseguenze: occorre piuttosto una visione che comprenda istruzione, occupazione, alloggio, cibo e ambienti salubri oltre il Greta-pensiero. Lo stato di salute degrada con il calo della qualità dell’assistenza pubblica ed anche la nostra fiducia viene un tantinello a mancare di fronte a riduzioni di personale e posti letto, tagli del pubblico combinati con un’offerta di assistenza privata all’odore di disinfettante neoliberale. 

È mancato poi un importante ordine di competenze nella gestione di questa crisi, quello psicopatologico: se la qualità delle misure politico/sanitarie solleva dubbi, l’impatto psichico e sociale di queste è facilmente riconoscibile come deleterio. Una dimensione non trascurabile per guardare fuori dal riduzionismo scientista e dalla deficienza tecnica che ne deriva, caratterizzata da misure che fanno più danni che benefici. 

Oggi, grazie ad un indottrinamento isterico è difficile tornare a fare valutazioni complesse, realistiche, cercando risposte a domande che non sono mai state fatte. Il fanatismo di questa conduzione pandemica copre una versione indifendibile della realtà con tronfio paternalismo e porta avanti la discriminazione su base “morale” del <tu non te li meriti i diritti>. 

Inoltre promuove un concetto di salute strozzato alla base, che riduce alla mera assenza o presenza di qualche forma di Covid-19 la gestione della vita dei cittadini. 

Ma sappiamo che non è così semplice. La diffusione del Sars-CoV-2, ad esempio, per quanto globale, si mostra diversamente nei diversi paesi, ma soprattutto questo virus si intreccia con molti altri fattori patologici che minano strutturalmente la salute umana. Alcuni medici sottolineano che le vittime della pandemia soffrono di un’interazione tra una malattia infettiva, malattie non trasmissibili e la loro età. Il numero totale di persone che vivono con malattie croniche è in aumento.  

La solidarietà verso le parti più povere della Terra è stata sottolineata dalla Commissione Lancet che ha descritto un indice chiamato MNTB-Povertà, aggiungendo lesioni come morsi di serpente, epilessia, malattie renali e anemia falciforme alla categoria NCD. L’MNTB rappresenta oggi un terzo del carico di malattia del miliardo di persone più povere del mondo. La Commissione ha affermato che rendere disponibili interventi a prezzi accessibili potrebbe prevenire quasi 5 milioni di morti tra le popolazioni più povere del mondo nel prossimo decennio. E questo senza tener conto dei rischi di morte legati alla COVID-19. 

Il CTS, riguardo all’estensione della vaccinazione ai bambini, sottolinea che essa <>. Sarà utile comparare queste affermazioni con quelle di un altro documento. La Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’agenzia tecnica privata dell’ONU deputata ai problemi riguardanti la salute pubblica, in contatto con i Ministeri della sanità pubblica dei vari Paesi membri dell’organizzazione, nel 1948 ha definito la salute “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non soltanto assenza di malattia o infermità”. 

Il godimento del più alto standard di salute raggiungibile è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza distinzione di razze, religione, credo politico, condizione economica o sociale. La violenza istituzionale sta negando il diritto alla cura, il principio di precauzione, di autodeterminazione, il libero esercizio in scienza e coscienza della professione medica e gettando nella precarietà,  ops resilienza,  milioni di persone.   

La cosa più opportuna sarebbe interrogarsi sul paradigma medico/politico che ha guidato la strategia per far fronte a questa epidemia. Il Covid-19 come emergenza assoluta che  diventa la priorità quasi esclusiva delle autorità pubbliche, a scapito di tutti gli altri determinanti della salute dimentica che vivere non è solo conservarsi in vita e la salute non è solo evitare di entrare in contatto con un virus. 

 Il braccio armato della tecnodittatura è l’emergenza, una nuova forma di governo che può tutto in nome di una presunta sicurezza sanitaria. Se lo stato d’emergenza baratta ogni diritto, trasgredisce ogni limite, nega iI bisogni più elementari delle persone, è evidente che è cambiato il sistema di governo sotto una cortina fumogena di paura e propaganda. 

Da Stato di Diritto ai diritti a scadenza. Dalla Costituzione ai croccantini. 

Si chiede di immunizzare ad un vaccino che non immunizza. Di certificare sicurezza ad un certificato che non certifica nulla. E lo si fa imponendo un ordine autoritario, liberticida a cui si è deciso di dare l’aspetto di una salvezza. Ovviamente, una salvezza che non salva.

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