PERCHÉ DE BENEDETTI HA RAGIONE

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Intervistato da Lilli Gruber a Otto e mezzo, l’ing. Carlo De Benedetti dice che con Salvini e la destra al governo l’Europa ci chiuderebbe i rubinetti finanziari. Ha ragione. Occorre mettere da parte astio e risentimento e prendere atto della triste realtà.

Stamani rilevo sulle reti sociali una levata di scudi contro le affermazioni dell’ing. Carlo De Benedetti, il quale ieri sera, intervistato a Otto e mezzo da Lilli Gruber, ha sostenuto senza mezzi termini che “con Salvini e la destra al governo, l’Europa ci chiuderebbe i rubinetti finanziari”. 

Per quanto la cosa possa disturbare qualcuno, mi duole informare che De Benedetti ha detto la pura e semplice verità. Purtroppo, è esattamente quello che accadrebbe. Va ricordato, infatti, che la PEPP, proprio in quanto svincolata dalla capital key, lascia alla Lagarde ampi margini di manovra. Finora la Lagarde ha utilizzato questi margini per dare un aiutino all’Italia. Niente le impedisce, però, di smettere di farlo. Da marzo ad oggi, la governatrice ha acquistato più bond italiani di quanti ne spetterebbero all’Italia in base alla propria quota capitale (17,4%).

Come abbiamo già visto a maggio 2018, basta ridurre gli acquisti di BTP e aumentare quelli di Bund per far schizzare artificialmente lo spread verso l’alto e far partire a catena lo scarico di banche e assicurazioni. Salvo poi ripristinare i livelli “normali” a dicembre 2018, quando Tria e il Conte 1 avevano ormai calato le braghe sul deficit ed erano pronti ad accettare le condizioni di Dombrovskis e Moscovici in ginocchio.

Funziona così da sempre. L’Italia vive sotto un eterno ricatto. Una mossa sbagliata e in un paio di settimane ci ritroviamo con il decennale di nuovo al 3%, di fatto obbligati alla resa incondizionata. Quando vi dicono che il mercato punisce o premia l’Italia, sappiate che o mentono o non sanno di cosa parlano. È la BCE a dettare legge nel mercato dei bond sovrani. Se volesse, la BCE potrebbe chiudere tutti gli spread entro i 100 punti. Il fatto è che per statuto non è tenuta a farlo e, al di fuori di questa situazione di emergenza pandemica, i tedeschi probabilmente farebbero di tutto per impedirglielo. Senza entrare nei dettagli dei famosi articoli 122-125 del TFUE, basterà ricordare che i trattati europei non sono basati sul principio della solidarietà, bensì sul principio della concorrenza. Dunque, De Benedetti ha ragione: entro i limiti del programma PEPP, la Lagarde potrebbe benissimo ridurre gli acquisti di BTP al minimo necessario e mettere in difficoltà un’eventuale nuova maggioranza considerata ostile. In tutte le crisi dello spread, da quella del 2011 che obbligò alla resa Berlusconi, a quella di maggio-dicembre 2018 che mise alle corde il Conte 1 fino a quelle future di un’ipotetica maggioranza euroscettica, la BCE opera sempre sulla base di scelte politiche. A governo accondiscendente risponde acquistando BTP. A governo ostile risponde togliendo i viveri. L’Europa è questo.

 

Ora, i sostenitori dell’attuale maggioranza potranno trovare in tutto ciò la conferma che conviene affidarsi al PD e ai partiti europeisti per il bene dell’Italia. Così facendo, però, non si rendono conto che viene a cadere proprio la colonna su cui hanno costruito da sempre la propria narrazione, ossia che il mercato determina lo spread sulla base della credibilità del governo in carica e sulla base di fondamentali macroeconomici come il debito/PIL. Se c’è una cosa che la crisi pandemica dovrebbe aver insegnato è che questo assioma è semplicemente falso. Prova ne è che l’Italia si appresta a chiudere il 2020 con un rapporto debito/PIL al 160%, eppure i rendimenti di tutta la curva del debito sono ai minimi storici di sempre. Proprio stamattina il nostro decennale sta toccando il minimo storico assoluto di 0,489%. L’ennesima riprova che è la BCE a determinare lo spread, i rendimenti dei titoli di stato e, in ultima analisi, le sorti di una nazione. Tutto questo dimostra, se mai, un’altra cosa: che l’Italia è da anni alla mercé del Nord Europa. Non solo non abbiamo spazi di manovra sul piano del deficit e sul piano delle politiche fiscali. Non abbiamo neppure la libertà di scegliere un governo che non sia disposto ad accogliere preventivamente qualsiasi diktat dell’UE, perché la punizione della BCE sarebbe pressoché garantita. Punizione che, non illudetevi, alla fine arriverà comunque, chiunque ci sia al governo. Terminata la PEPP, l’Italia si troverà davanti il baratro. La firma sulla riforma del MES non fa che facilitare la ristrutturazione del debito. La nostra unica difesa, a quel punto, sarà il nostro rischio sistemico, ossia il terrore nei nostri partner dell’Eurozona che un eventuale default italiano possa innescare un effetto domino incontrollabile a livello globale. Pochi giorni fa la BCE ha deciso di ampliare il programma di acquisto della PEPP di altri 500 miliardi fino almeno a marzo 2022. Quanto basta per coprire le elezioni in Germania del 2021 e quelle in Francia ad aprile 2022. Se poi consideriamo anche i reinvestimenti, arriveremo almeno fino a metà 2023, giusto giusto per le elezioni in Italia. Se questo sia una coincidenza oppure no, lo lascio decidere a voi.

Un’ultima cosa. Avrete notato certamente che Salvini negli ultimi tempi ha ammorbidito parecchio i toni nei confronti della maggioranza. Nei giorni scorsi, intervistato in merito alla crisi dell’attuale maggioranza, è arrivato a dire che sarebbe folle andare a votare ai primi del 2021 in piena pandemia. Eppure, i sondaggi dicono che, se si votasse ora, il centrodestra unito arriverebbe ad avere la maggioranza assoluta in Parlamento. La verità è che Salvini non ha nessuna voglia di andare al governo in questo momento. Nemmeno se, per ipotesi, questa maggioranza dovesse cadere. Chi ha interesse a navigare in una tempesta? Sa bene che verrebbe massacrato in pochi mesi dalla BCE, come già gli accadde sotto il primo governo Conte. Per questo, preferisce lasciare la patata bollente della gestione pandemica a chi c’è adesso, sapendo che fino al 2023 sarà coperto dalla PEPP. Da qui ad allora tante cose possono accadere.

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3 thoughts on “PERCHÉ DE BENEDETTI HA RAGIONE

  1. Con riferinento, poi, all’Indipendenza delle Banche Centrali (tema trattato già su questo blog) si ribadisce l’opportuno interrogativo: “Indipendenti da chi?”

  2. È perlomeno strano che questo signore che con Olivetti e Fiat non ha certo dimostrato un gran valore oggi capisca tutto. Forse la cittadinanza Svizzera lo ha migliorato tantissimo ?
    Non volete pubblicarlo ? Perché ?

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