SE ANCHE MUSK MI DIVENTA DI ESTREMA DESTRA
Il progressismo, ideologia della classe dominante, è intrinsecamente fanatico in tutte le sue manifestazioni. Per legittimarsi e normalizzarsi, agita continuamente lo spettro del fanatismo altrui. Oggi lo stigma arriva a colpire anche Elon Musk, un tempo prototipo dell’imprenditore visionario e progressista.
Lunedì 2 ottobre 2023, il mainstream italiano ha inaugurato formalmente l’anno accademico con una crociata contro Elon Musk. Nello stesso giorno sono usciti, infatti, ben due articoli su di lui, rispettivamente a firma di Lorenzo Stasi sul Corriere e Annalisa Cuzzocrea su La Stampa. Sempre pochi giorni fa l’Huffington Post aveva pubblicato un articolo di tenore analogo intitolato Elon Musk sta con Meloni e attacca Berlino sui migranti. A quanto pare, gli input da oltreoceano sono arrivati nelle redazioni italiche e i professionisti dell’informazione di casa nostra si sono affrettati a mettersi al lavoro. All’unisono. Come prevedibile, stessi argomenti, stesso lessico, stessa ideologia di fondo, stesse conclusioni. A titolo di esempio citeremo alcuni passaggi dell’articolo di Stasi sul Corriere:
Propaganda sui migranti, tweet contro gli armamenti all’Ucraina e meme no vax: le ultime uscite del patron di Tesla e di X sono eloquenti, e strizzano l’occhio a una variegata galassia estremista. Tra teorie del complotto e attacchi alla “dittatura woke”, l’uomo più ricco del mondo «si sta radicalizzando così in fretta che si fa fatica a starci dietro», spiega al Corriere Fabio Chiusi, giornalista e ricercatore, autore de «L’uomo che vuole risolvere il futuro. Critica ideologica di Elon Musk» (Bollati Boringhieri, 2023). Nel bel mezzo dello scontro tra Roma e Berlino sulle Ong nel Mediterraneo, Elon Musk ha puntato il dito contro il governo tedesco – reo di «scaricare» i migranti sulle coste italiane – con la stessa retorica e gli stessi argomenti con cui le sigle di destra accusano le navi umanitarie di alimentare volontariamente i flussi migratori. […] La difesa del free speech, intesa nei fatti come la libertà di dire quel che si vuole senza limiti, è stata da subito la stella polare della sua acquisizione di Twitter. Ha così riammesso alcuni account di destra e complottisti dopo che erano stati bannati: dallo stesso Donald Trump a figure come Andrew Anglin (fondatore del sito neonazista The Daily Stormer) e Patrick Casey, fino a Ron Watkins (tra i leader di QAnon) e Kanye West (riammesso sulla piattaforma dopo che lo stesso Musk lo aveva sospeso per aver pubblicato la foto di una svastica intrecciata con una stella di David). «Il proprietario di X in questo modo vuole salvare la “libertà d’espressione” tramite una piattaforma che lo consenta», afferma Chiusi. In questo senso va letta la decisione di fuoriuscire dal Codice di condotta europeo contro le fake-news o di tagliare il team della piattaforma che monitora la disinformazione a ridosso delle elezioni.
Lasciando perdere l’uso di noti stratagemmi (l’accostamento di Trump a figure in odore di neonazismo, l’indiscriminata etichetta di “complottista” e l’altrettanto apodittico uso del termine “disinformazione”, quasi si trattasse di definizioni puramente descrittive), proviamo a stilare un elenco di riepilogo, fatalmente incompleto:
- Se difendi la libertà di parola, sei di estrema destra.
- Se pensi che i social debbano garantire la libertà di espressione a tutti (salvo conclamati casi di incitamento all’odio e attacchi personali), che FBI, agenzie di intelligence, organi governativi non debbano interferire nella direzione delle piattaforme, arrivando a creare liste di proscrizione e usando algoritmi per depotenziare certi temi e certi account, come è dimostrato abbiano fatto con Twitter, sei di estrema destra.
- Se ti opponi alla vaccinazione obbligatoria e citi l’art. 32 della Costituzione (“la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”), ti rispondono che la Corte si è già pronunciata in merito e tu sei di estrema destra.
- Se denunci l’aumento di morti improvvise, miocarditi, effetti avversi, citando studi scientifici o statistiche ufficiali, sei di estrema destra.
- Se pensi che la transizione energetica, così come è stata concepita, finirà per produrre solo la de-industrializzazione dell’Europa e favorirà solo la Cina, sei di estrema destra.
- Se fai presente che il decoupling energetico dalla Russia o è solo apparente o, laddove è reale, sta provocando significativi aumenti nel costo dell’energia mettendo a rischio lo sviluppo industriale, sei di estrema destra.
- Se contesti i blocchi al traffico anche per veicoli costruiti fino al 2014 o gli assurdi limiti di velocità imposti in alcune città, sei di estrema destra.
- Se fino al 2022 pensavi che la NATO avrebbe dovuto dialogare con la Russia e trovare un accordo sull’Ucraina, eri di estrema destra.
- Se oggi sei contrario all’invio di armi in Ucraina (e secondo i sondaggi lo è la maggioranza degli italiani), sei di estrema destra.
- Se sei contrario alla cessione di sovranità nazionale a organi sovranazionali, in campo politico, economico, finanziario, sanitario, sei di estrema destra.
- Se ti opponi all’immigrazione incontrollata, sei di estrema destra.
- Se pensi che celebrare in Parlamento un nazista delle Waffen SS non sia esattamente una bella cosa, ti ricordano che appartenere a un’organizzazione non significa necessariamente essere un criminale, quindi sei di estrema destra.
La lista potrebbe continuare ancora a lungo. Alla fine, però, il tutto si può riassumere con un’unica frase: “Se ti opponi al pensiero unico, sei di estrema destra”. Sembra questo, infatti, lo stigma preferito oggi dalla classe dominante in Occidente per demonizzare il dissenso. Un tempo, per marchiare a fuoco qualcuno, bastava dargli del comunista. Oggi che la falce e martello va di moda a Capalbio e ai Parioli e Bella ciao viene cantata dalla von der Leyen, è più efficace apostrofare l’avversario come fascista, di estrema destra, nazionalista, populista. Attributi che hanno ormai perso ogni riferimento al contesto storico-sociale in cui sono nati, e vengono usati essenzialmente come marchio infamante per indentificare gruppi sociali, tendenze, idee, movimenti, partiti, candidati percepiti come non allineati e, quindi, pericolosi.
Ma l’aspetto più inquietante di questa gigantesca manipolazione della percezione di massa non risiede tanto nell’uso di termini dispregiativi per stigmatizzare il dissenso. Da sempre il potere si perpetua così: quando non riesce ad assorbire le spinte centrifughe, le demonizza. Le idee considerate sovversive in quanto non assimilabili vengono da sempre screditate, diffamate, presentate come pericolose mediante il ricorso a etichette ed epiteti denigratori. Una tecnica vecchia quanto l’umanità. La novità oggi consiste, piuttosto, nel fatto che si cerca di presentare come fanatismo ed estremismo ciò che è, invece, buon senso, equilibrio, difesa della Costituzione, difesa di diritti acquisiti, analisi oggettiva di rischi e benefici, razionalità, tolleranza, umanesimo. Principi e valori che, nell’ottica del pensiero globalista moderno, sono ormai relegati al rango di ciarpame, retaggio del passato, barbarie, ignoranza, credenza popolare, oscurantismo. Medioevo, spesso si sente dire, con risibile banalizzazione di un’epoca storica che è stata, in realtà, ben più complessa e variegata di come venga oggi percepita da molti. La tradizione stessa è zavorra, per questo deve essere cancellata e riscritta in funzione del presente e di un futuro a immagine e somiglianza della classe dominante odierna. Il progressista moderno vede se stesso come il motore dell’innovazione, come il prodotto ormai perfetto, dunque non più perfettibile, di 3000 anni di civiltà, come la fine della storia, come l’unica opzione accettabile. Non ci sono alternative a se stesso e alla propria indiscutibile visione del presente e del futuro. Per questo, si sente autorizzato a portare a termine la sua missione a ogni costo, confortato (così almeno pensa) dal solido supporto di una “scienza” che per lo più cita senza conoscere e verso la quale si pone con un atteggiamento fideistico, esattamente l’opposto di quello che dovrebbe essere lo spirito scientifico.
Il pensiero unico occidentale è intrinsecamente fanatico in tutte le sue manifestazioni. Quando pretende di imporre a ogni costo la transizione energetica fino ad arrivare all’autolesionismo. Quando considera già chiuso il dibattito scientifico sull’efficacia dei vaccini o sul clima e spaccia paradigmi creati dalla televirologia recente per verità consolidate e indiscutibili al pari delle leggi della fisica. Quando incoraggia apertamente l’esclusione di account e tendenze non allineate dalle piattaforme social per impedire l’elezione di partiti o candidati sgraditi. Quando chiama disinformazione e fake news tutte le notizie che non confermano le sue aspettative o il suo wishful thinking, in modo da avere una scusa per censurarle. Quando confonde se stesso con il mondo intero e pretende di parlare a nome dell’umanità pur rappresentando meno di un ottavo di essa. Quando vende la propria russofobia come difesa dei valori democratici. Quando chiama la propria volontà espansionistica legittima difesa dall’espansionismo altrui.
Non tutto l’Occidente è fanatico. Ma certamente lo è oggi la sua classe dirigente, la quale si rappresenta accanitamente come depositaria della Verità e si sente insignita della missione di scrivere il futuro cancellando il passato e passando sopra a qualsiasi ostacolo nel presente. Come ogni fanatico che si rispetti, la classe dirigente occidentale cerca di legittimarsi agitando continuamente lo spettro del fanatismo altrui. In altre parole, cerca di normalizzare il proprio estremismo esagerando a dismisura la pericolosità di ciò che gli si oppone. Attorno a sé vede ovunque pericoli, virus, minacce, nemici, emergenze continue. Emergenza climatica, emergenza pandemica, emergenza migranti, emergenza Putin, emergenza populismo, emergenza autocrazie, emergenza estrema destra. Si sente costantemente circondata da fascisti, comunisti, negazionisti, populisti, complottisti, no-vax, scettici, renitenti. Gente che non si adatta. Gente che non si allinea. Gente che non si rassegna. Gente che resiste. Ostacoli sul percorso, da rimuovere a tutti i costi: con la censura, con l’ostracismo, con campagne di demonizzazione nei talk show, se necessario con il manganello. O, magari, riesumando Bava Beccaris, come aveva a suo tempo suggerito qualcuno. Per legittimare se stessa e il proprio desiderio di cancellare ogni forma di resistenza, rovescia il proprio fanatismo in legittima difesa dal fanatismo altrui, in modo da avere una giustificazione per sopprimerlo. E poiché occupa ormai saldamente quasi tutti gli organi decisionali nazionali e sovranazionali, non di rado riesce in questo intento, ottenendo per via autoritaria, ossia con la forza, quello che non riesce più a ottenere attraverso il consenso.
È questa la vera novità dell’epoca che stiamo vivendo. Un tempo i pericoli per la classe dominante venivano dalle idee nuove. La tradizione resisteva all’innovazione. Oggi il progressismo è già insediato al potere e vede persino nel free speech un pericolo mortale, anzi, il pericolo per definizione. La par condicio è un concetto superato, un inutile fardello da segare. Prova ne sono i talk show degli ultimi anni, in cui non si promuove più il contraddittorio tra gli interlocutori, ma si cerca piuttosto l’unanimità di pensiero verso chi fin dall’inizio è stato escluso dal dibattito. “Io i no-vax non li invito”, ebbe a dire tempo fa una nota conduttrice. Chi si oppone va eliminato. Inclusi tutti coloro che fino a ieri sembravano amici e oggi si rivelano improvvisamente nemici. Come Elon Musk, fino a qualche anno fa esaltato come prototipo dell’entrepreneur progressista, fulgido esempio di imprenditore geniale, innovativo, visionario, ideatore di prodotti come Tesla, SpaceX, Neuralink, progetti imperniati attorno a valori che non potrebbero essere più progressisti, come il superamento dei motori a combustione, la difesa dell’ambiente, l’inclusività, la connettività (anche se realmente controversi e potenzialmente problematici come gli impianti cerebrali o i robot a intelligenza artificiale). Da quando ha acquistato Twitter e ha semplicemente ripristinato la libertà di espressione sancita da tutte le nostre costituzioni, improvvisamente è diventato un “estremista di destra”, quindi un ostacolo da abbattere. Perché questo, essenzialmente, è ciò che gli viene rimproverato in quegli articoli: di aver rimosso la censura e di permettere di nuovo a chi è in disaccordo di volta in volta con la narrativa ufficiale sull’origine del Covid-19, sui lockdown, sulla vaccinazione di massa, sulla guerra in Ucraina, sui cambiamenti climatici, sulla politica dell’UE o dell’amministrazione Biden di esprimersi liberamente senza ban, senza algoritmi istruiti per depotenziare la visibilità e l’interazione, senza commissioni infarcite di servizi segreti ed emissari governativi che lavorano nell’ombra e impongono agli amministratori della piattaforme social l’agenda da seguire. Perché chi si oppone non deve avere posto nel consesso civile progressista. La libertà è consentita, ma solo finché la usi per confermare la narrativa ufficiale. Altrimenti, devi essere zittito, direbbe un noto esponente progressista italiano, oggi fortunatamente uscito di scena. Anche se è un presidente in carica eletto dal popolo, come Donald Trump. Ha facoltà di parlare solo chi non mette in discussione i dogmi della classe dominante. Per tutti gli altri non c’è posto. Sono come i terroristi, che mettono in pericolo l’equilibrio e l’ordine sociale. Con i terroristi non si tratta, si perseguono e basta.
Il progressismo, un tempo associato all’idea di evoluzione, di avanzamento della società, di speranza di un tempo migliore, è oggi degenerato in un principio assoluto, indubitabile, inderogabile. È l’ideologia con cui la classe dominante ha deciso di tagliare i ponti con tutto ciò che resta delle democrazie del secolo scorso, inclusi il pluralismo delle idee, il principio di autodeterminazione personale, la sovranità dei parlamenti nazionali eletti dal popolo. È la scusa con cui rastrellare ciò che resta del risparmio della classe media. È la pistola puntata alla tempia verso ogni forma di resistenza tramite il continuo ricorso a ricatti morali. Altrimenti la diamo vinta al Covid. Altrimenti il pianeta finirà entro il 2030. Altrimenti la diamo vinta a Putin. Altrimenti vincono i populisti. È l’incarnazione del dogmatismo più intransigente che non ammette eccezioni, deroghe, difformità dalla linea. Il progressismo odierno riesce a essere tollerante solo con se stesso. Con tutto ciò che è diverso da sé, al contrario, si pone sempre in modo fazioso, settario, ostile. È sempre l’opposto di ciò che afferma di essere: elitista nel momento in cui dice di promuovere il bene comune, ma poi avoca a sé il diritto più o meno esclusivo di decidere per chiunque; escludente verso chi respinge la sua idea di inclusività, che è poi un eufemismo con cui chiamare una società a corsie differenziate; autoritarista laddove pretenderebbe di fondarsi su valori democratici, salvo poi essere pronto a rinnegarli un minuto quando il risultato elettorale è diverso da quello auspicato. Come ogni follia, anche il progressismo globalista prima o poi finirà, insieme a quel sistema economico e sociale che lo ha partorito. La speranza, per chi sopravvivrà, è che possa ancora nascere qualcosa sotto le macerie che, inevitabilmente, lascerà dietro di sé.
Sono d’accordo all’85%.
Come Biden, nenche Trump è stato eletto dal popolo. Il popolo USA, in quanto tale, di fatto non esiste, e non si arriva alla Casa Bianca senza aver dietro un apparato e un budget colossali.
In più non sono sicuro che Musk abbia ripristinato la libertà di parola tout court: sta solo diffondendo una voce dissonante, probabilmente perché ha capito come sta cominciando a tirare il vento, e che la narrazione clintoniana e “politicamente corretta” sta battendo in testa.
È già qualcosa che ci sia una voce dissonante, intendiamoci, ma da qui a farne la voce delle comunità sfruttate, beh, spero che ce ne corra.
Comunque grazie.
A.