L’IA È SOLO L’ULTIMO STADIO DELL’APPIATTIMENTO GENERALE PRODOTTO SAL PENSIERO UNICO

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Il problema della nostra società non era la tecnologia ieri e non è l’intelligenza artificiale oggi. Se mai, è l’appiattimento dei cervelli, la standardizzazione del pensiero e delle opinioni, la riduzione del dibattito scientifico ad applicazione meccanica di protocolli sovranazionali vincolanti e indiscutibili, la mortificazione della personalità ridotta a slot dell’avatar riempibili con le bandierine del momento, l’umiliazione della creatività in nome dell’allineamento e del virtue signaling.

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Martina Pastorelli intervista il filosofo Giovanni Maddalena

La Verità, 17 aprile 2023

Il rischio reale con le IA è che aumentino fakenews del mainstream, che diverrebbe imbattibile.
Se ChatGPT potrà sostituire certi lavori umani significa che questi sono diventati poco umani e creativi: è uno sprone a essere più originali.
Non serve normare troppo, ma piuttosto rendere chiare e trasparenti le linee guida di carattere etico immesse nell’intelligenza artificiale.


La prepotente entrata dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro è solo l’ultimo stadio di una società nella quale l’appiattimento generale di alcune categorie verso il pensiero unico acritico (pensiamo solo a giornalisti, insegnanti, medici, al netto delle solite nobili eccezioni) è ormai da tempo in fase avanzata. Pensiamo solo al comportamento generale di queste categorie (senza alcuna limitazione per altre) durante l’ultima pandemia.

Ebbene, a che cosa serviranno in futuro medici, insegnanti, giornalisti, se per propria scelta essi stessi hanno già rinunciato da tempo a svolgere il proprio lavoro in modo creativo, accettando che venisse ridotto a una mera applicazione di protocolli, linee guida ministeriali, veline editoriali, attorno a verità già scritte da organi decisionali sovranazionali e rigidamente filtrate attraverso un ristretto numero di agenzie di stampa? Perché mai il ministero della sanità, le cliniche private, il ministero dell’istruzione, gli editori dovrebbero continuare a spendere denaro per pagare queste categorie, quando l’intelligenza artificiale sarà in grado di svolgere gli stessi compiti con un costo infinitamente inferiore e una maggiore efficienza? Davvero, spiegateci a che cosa serve un insegnante nel momento in cui il suo lavoro viene ridotto a quello di facilitatore/divulgatore di nozioni e linee didattiche rigidamente prestabilite dall’alto, quando basterà un proiettore di slide, una voce artificiale e un’interfaccia interattiva in grado di rispondere alle domande dei ragazzi per ottenere lo stesso scopo? A che cosa serviranno milioni di insegnanti, medici, giornalisti quando l’intelligenza artificiale sarà in grado di fare il loro lavoro senza fare sciopero, senza ammalarsi, senza cali di concentrazione all’ultim’ora, senza raucedine di inverno e, soprattutto, senza andare in pensione?

Il problema della nostra società non era la tecnologia ieri e non è l’intelligenza artificiale oggi. Se mai, è l’appiattimento dei cervelli, la standardizzazione del pensiero e delle opinioni, la riduzione del dibattito scientifico ad applicazione meccanica di protocolli sovranazionali vincolanti e indiscutibili, la mortificazione della personalità ridotta a slot dell’avatar riempibili con le bandierine del momento, l’umiliazione della creatività in nome dell’allineamento e del virtue signaling.

Non diamo la colpa a chatGPT. Chiediamoci, piuttosto, perché mai dovrebbero continuare a sopravvivere milioni di cloni di pensiero unico che hanno accettato da tempo di produrre un lavoro in serie, quando esiste qualcosa che può sostituirli in modo più economico ed efficiente. Ci viene il sospetto, insomma, che il problema non sia la troppa intelligenza artificiale, ma, piuttosto, la troppo poca intelligenza umana di troppe persone.

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1 thoughts on “L’IA È SOLO L’ULTIMO STADIO DELL’APPIATTIMENTO GENERALE PRODOTTO SAL PENSIERO UNICO

  1. credo che non ci sia molto da aggiungere all’illuminante discorso di Giovanni Maddalena. Mi chiedo solo quale soluzione si possa adottare per rendere la maggior parte della popolazione (insegnanti, medici, eccetera compresi) informata dei fatti, visto che il proliferare delle informazioni (dove verità e fake si mescolano e diventano indistinguibili), rende oramai le persone riluttanti, confuse e indifferenti alla comprensione dei contenuti.

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