I VACCINI COVID-19 A MRNA PASSANO NEL LATTE MATERNO: QUALI IMPLICAZIONI?

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Il 26 settembre scorso è comparso sulla rivista JAMA Pediatrics un piccolo studio che documenta l’mRNA della proteina Spike (S) di SARS-CoV-2 dopo somministrazione di vaccini COVID-19 a mRNA Pfizer o Moderna nel latte materno di 5 su 11 donne vaccinatesi entro sei mesi dal parto (Figura 1). L’mRNA era presente in quantità misurabili in tutti e 5 i casi in particelle definite “vescicole extracellulari” e in 3 casi anche nel latte totale. Discuteremo brevemente qui di seguito quanto questa “scoperta” potesse essere imprevedibile e quali conseguenze ne dovremmo trarre.

di Marco Cosentino

Medico Chirurgo, Dottore di Ricerca in Farmacologia e Tossicologia, Professore Ordinario di Farmacologia nella Scuola di Medicina dell’Università degli Studi dell’Insubria


Figura 1. Lo studio pubblicato su JAMA Pediatrics.
(https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/article-abstract/2796427https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/article-abstract/2796427).

Vaccini COVID-19 a mRNA nel latte materno: una sorpresa?

No, per nulla. Prima di tutto, non si tratta di una novità assoluta: già nel gennaio scorso uno studio svolto a Singapore identificò RNA vaccinale intatto nel latte di 4 madri (su 31 studiate) a 1-3 giorno dalla somministrazione delle dosi di vaccino COVID-19 Pfizer [1]. Sappiamo peraltro da molto tempo che dopo la somministrazione di questi prodotti sia l’mRNA che la proteina S si ritrovano in circolo nel sangue e in molti organi e tessuti e vi permangono per un tempo indefinito, che nella maggior parte dei casi è di alcune settimane ma che può giungere anche a molti mesi [2-4]. La proteina S post-vaccino circola nel sangue sia in forma libera che all’interno di – appunto – vescicole extracellulari.

Le vescicole extracellulari – dette anche esosomi – sono vescicole a doppio strato lipidico rilasciate da virtualmente tutte le cellule dell’organismo nello spazio extracellulare. Queste vescicole sono importanti per la comunicazione intercellulare e trasportano proteine, lipidi e acidi nucleici (DNA, microRNA e RNA messaggeri). Il latte materno è particolarmente ricco di queste vescicole, che negli ultimi anni hanno suscitato crescente interesse soprattutto per il loro contenuto in RNA di origine materna, che paiono resistere all’ambiente acido e all’idrolisi enzimatica del tubo digerente del lattante, essere assorbiti dalle cellule intestinali e svolgere quindi funzioni fisiologiche tra cui: maturazione delle cellule immunitarie, regolazione della risposta immunitaria, formazione di sinapsi neuronali e anche influenza sul possibile futuro sviluppo di malattie metaboliche come l’obesità e il diabete [5,6]. Era quindi del tutto prevedibile che l’mRNA vaccinale potesse ritrovarsi nel latte materno.

Quali conseguenze per il lattante?

Risposta breve: ad oggi nessuno può dirlo, ma le conseguenze possono essere molteplici. L’errore più grande che potrebbe essere fatto lo commettono già gli autori dello studio, che esordiscono – discutendo il loro risultati – con l’affermazione che “la presenza sporadica di tracce di mRNA dei vaccini COVID-19 [nel latte] suggerisce che l’allattamento al seno dopo la vaccinazione con COVID-19 a mRNA è sicura”. Al contrario, l’unica cosa che si può affermare è che – con frequenza elevata (5 su 11 in questo studio, dunque quasi il 50%) – il lattante è esposto all’mRNA virale contenuto nel vaccino. Le conseguenze dovevano già essere studiate da tempo e ora non ci si può più sottrarre all’esigenza di esaminare la questione, ma nel frattempo alcune considerazioni possono essere svolte.

In primo luogo, quale può essere l’esposizione reale del lattante? Lo studio di JAMA Pediatrics trova nel latte materno una media di circa 9 pg/ml di mRNA vaccinale nelle vescicole extracellulari nelle prime 48 ore dopo la somministrazione del vaccino (lo studio di Singapore ne misura da 7-8 a 15-16 volte in più, tuttavia senza differenziare tra latte e vescicole extracellulari [1], e terremo dunque le stime per le vescicole, che hanno ottima probabilità di essere assorbite intatte dall’intestino del lattante). Il volume di latte prodotto nelle 24 ore va da un minimo di 500 ml nei primi giorni dopo il parto fino a un massimo di 800-1000 ml a sei mesi dal parto. Prendiamo 700 ml quale produzione media giornaliera e stimiamo che il lattante possa dunque assumere 700 ml/giorno x 9 pg/ml x 2 giorni = 12,600 pg, ovvero 12.6 ng di mRNA vaccinale (per ogni dose: sia Pfizer che Moderna prevedono due dosi a qualche settimana di distanza l’una dall’altra). Si tratta di un quantitativo apparentemente basso, specie se consideriamo che una dose di vaccino Pfizer contiene 30 microg di mRNA (ovvero 500 volte in più dell’esposizione stimata nel lattante) e una dose di Moderna addirittura 100 microg (oltre 1,500 volte in più). Un cinquecentesimo di dose (assumendo che venga tutta assorbita dall’intestino del lattante, cosa peraltro più che possibile [6,7]) assume tuttavia un aspetto del tutto differente se lo consideriamo dal punto di vista del numero di molecole di mRNA vaccinale, che nel prodotto Pfizer sono state stimate essere circa 1.3 × 1013, ovvero 13,000 miliardi circa [6]. Un cinquecentesimo fa 0.26 x 1011 molecole, ovvero 26 miliardi di molecole di mRNA sintetico che codifica per la proteina S, quantità da confrontare con il numero totale di cellule nel corpo di un lattante, stimabile in 1.25 x 1012 (https://bionumbers.hms.harvard.edu/bionumber.aspx?id=106413&ver=4). Otteniamo in tal modo una copia di mRNA ogni circa 50 cellule del lattante, un rapporto tale da rendere non improbabile la riprogrammazione trascrizionale di buona parte delle cellule, per non dire della possibilità di integrazione nel genoma tramite retroposizione, già ipotizzata nell’adulto e fin qui mai esclusa con opportuni studi sperimentali e clinici [4,7].

Non si può inoltre escludere che il passaggio di mRNA vaccinale nell’organismo del lattante possa portare i tessuti di quest’ultimo a produrre la proteina S virale/vaccinale, con conseguente suo passaggio in circolo e nei tessuti e possibili danni conseguenti, così come pare accada nell’adulto [2-4].

Di sfuggita, infine, si consideri che le molecole di mRNA che circolano al di fuori delle cellule o anche dentro alle cellule ma con localizzazioni improprie vengono riconosciute dal sistema immunitario come estranee e scatenano risposte infiammatorie anche molto violente, che contribuiscono allo sviluppo di autoimmunità e danno tissutale [8].

Quello che lo studio di JAMA Pediatrics non dice

Il campione di donne studiato è davvero esiguo, dunque la principale cosa che lo studio non dice e non può in alcun modo dire è quali siano i quantitativi che possono passare da madre a lattante tramite il latte e per quanto tempo. Ricordiamoci che il primo studio che documentò la presenza della proteina S vaccinale nel sangue la trovò in basse quantità in 11 su 13 persone e per sole due-quattro settimane dopo la vaccinazione [9]. Poi arrivarono innumerevoli altri studi a documentarne la presenza per mesi, in quantità decine o centinaia di volte più elevate e in tessuti e organi danneggiati dai vaccini [2-4].

In secondo luogo, gli autori avevano la possibilità di verificare la presenza di mRNA vaccinale e i livelli di proteina S risultanti nella circolazione materna, ma non l’hanno fatto (lo ha fatto invece lo studio di Singapore [1], trovando RNA vaccinale nel siero di 10/16 (63%) e 10/25 (40%) madri a 1-3 giorni dalla prima dose e a 7-10 giorni dalla seconda dose). È plausibile quanto meno chiedersi se le madri con mRNA vaccinale nel latte siano quelle in cui i vaccini COVID-19 passano maggiormente in circolo e/o persistono per più tempo. Ci si deve anche domandare cosa accade in quelle persone in cui si ha produzione abnorme di proteina S vaccinale e conseguenti effetti avversi: quali livelli di mRNA nel latte? Per quanto tempo?
In terzo luogo, gli autori hanno misurato nel latte l’mRNA vaccinale ma non l’eventuale presenza di proteina S, la quale è noto circola nell’organismo dopo la vaccinazione COVID-19 sia libera che all’interno di vescicole extracellulari [2-4]. L’esposizione del lattante in futuro potrebbe anche essere misurata verificando direttamente la presenza – ad esempio nel sangue – di mRNA o di proteina S, oppure anche la presenza di anticorpi anti-proteina S. Nello studio di Singapore [1], il siero di 5 lattanti è stato esaminato senza trovare RNA vaccinale o anticorpi anti-proteina S. Tuttavia dei 5 lattanti testati soltanto uno era da madre con RNA vaccinale nel latte e altri 3 da madri con RNA vaccinale nella circolazione sistemica, dal che si deduce che uno era da madre senza RNA vaccinale nel sangue o nel latte. Inoltre, in nessuno dei 5 lattanti è stata ricercata la proteina S.

Infine, ancora un “metacommento”, ovvero un commento sul commento degli autori ai loro risultati. Nell’ultimo paragrafo della discussione, gli autori tengono a ribadire: “Riteniamo che sia sicuro allattare al seno dopo la vaccinazione materna contro il COVID-19”. E questa è una loro legittima opinione a oggi peraltro priva di evidenze fattuali. Poi, proseguono: “Tuttavia, è necessaria cautela riguardo all’allattamento al seno di bambini di età inferiore a 6 mesi nelle prime 48 ore dopo la vaccinazione materna fino a quando non saranno condotti ulteriori studi sulla sicurezza. Inoltre, deve essere considerata la potenziale interferenza dell’mRNA del vaccino COVID-19 con la risposta immunitaria a più vaccini di routine somministrati ai bambini durante i primi 6 mesi di età”. E queste due considerazioni sono del tutto condivisibili, tanto che – in nome di un qualsiasi ragionevole principio di precauzione – converrebbe, se proprio ci si vuole vaccinare, farlo lontano dal periodo di allattamento (e, per inciso, pure dal concepimento e dalla gravidanza).

Infine, è necessario invece dissentire radicalmente dall’ultima frase degli autori: “È fondamentale che le persone che allattano siano incluse in futuri studi di vaccinazione per valutare meglio l’effetto dei vaccini mRNA sui risultati dell’allattamento.” Al contrario, fino a che non saranno disponibili evidenze sull’innocuità dei vaccini COVID-19 a mRNA nell’allattamento, è fondamentale evitarne l’impiego in questo periodo della vita, in modo da prevenire eventuali danni al lattante, che – proprio sulla base di questo studio – possiamo oggi essere certi che abbia una elevata probabilità di risultare esposto al prodotto vaccinale.

Nota a margine: gli studi sono pochi anche su latte materno e SARS-CoV-2, e tuttavia fin qui non pare che il virus possa trasmettersi con il latte, al contrario degli anticorpi, che passano (ad es.: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34417223/ e https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32995804/).


Riferimenti bibliografici

  1. Yeo, K.T., Chia, W.N., Tan, C.W., Ong, C., Yeo, J.G., Zhang, J., Poh, S.L., Lim, A.J.M., Sim, K.H.Z., Sutamam, N., Chua, C.J.H., Albani, S., Wang, L.F., Chua, M.C. Neutralizing Activity and SARS-CoV-2 Vaccine mRNA Persistence in Serum and Breastmilk After BNT162b2 Vaccination in Lactating Women. Front. Immunol. 2022, 12, 783975.
  2. Trougakos, I.P.; Terpos, E.; Alexopoulos, H.; Politou, M.; Paraskevis, D.; Scorilas, A.; Kastritis, E.; Andreakos, E.; Dimopoulos, M.A. Adverse effects of COVID-19 mRNA vaccines: The spike hypothesis. Trends Mol. Med. 2022, 28, 542–554.
  3. Cosentino, M.; Marino, F. The spike hypothesis in vaccine-induced adverse effects: Questions and answers. Trends Mol. Med. 2022, 28, 797-799.
  4. Cosentino, M.; Marino, F. Understanding the Pharmacology of COVID-19 mRNA Vaccines: Playing Dice with the Spike? Int. J. Mol. Sci. 2022, 23, 10881.
  5. Jiang, X., You, L., Zhang, Z., Cui, X., Zhong, H., Sun, X., Ji, C., Chi, X. Biological Properties of Milk-Derived Extracellular Vesicles and Their Physiological Functions in Infant. Front. Cell. Dev. Biol. 2021, 9, 693534.
  6. Sanwlani, R., Fonseka, P., Chitti, S.V., Mathivanan, S. Milk-Derived Extracellular Vesicles in Inter-Organism, Cross-Species Communication and Drug Delivery. Proteomes 2020, 8, 11.
  7. Domazet-Lošo, T. mRNA Vaccines: Why Is the Biology of Retroposition Ignored? Genes 2022, 13, 719.
  8. Lai, H.C., Ho, U.Y., James, A., De Souza, P., Roberts, T.L. RNA metabolism and links to inflammatory regulation and disease. Cell. Mol. Life Sci. 2021, 79, 21.
  9. Ogata, A.F.; Cheng, C.A.; Desjardins, M.; Senussi, Y.; Sherman, A.C.; Powell, M.; Novack, L.; Von, S.; Li, X.; Baden, L.R.; et al. Circulating Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) Vaccine Antigen Detected in the Plasma of mRNA-1273 Vaccine Recipients. Clin. Infect. Dis. 2022, 74, 715–718.

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