HANDELSBLATT: VIAGGIARE DEVE COSTARE DI PIÙ. ALTRIMENTI, NON C’È VIA DI USCITA DALLA MISERIA

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Oggi vi proponiamo la traduzione di un singolare articolo uscito ieri sulla testata economia tedesca “Handelsblatt”. Singolare per almeno due motivi. Il primo perché è l’ennesima conferma di come siamo di fronte a un cambiamento epocale (mettere in discussione il diritto alla mobilità e la deflazione salariale significa mettere in discussione due autentici capisaldi su cui si è basata per trenta anni l’ideologia della globalizzazione); più ancora mettere in discussione un autentico totem della Germania merkeliana come lo “schwarze Null”. Il secondo perché viene da una testata liberale come Handelsblatt, da sempre la voce della grande industria tedesca. Naturalmente, molto ci sarebbe da aggiungere e da chiosare su quanto afferma l’autore e sul perché siamo arrivati alla situazione attuale, ma questo richiederebbe un articolo a parte. Resta, in ogni caso, la dimostrazione del cambio di paradigma in corso e del futuro che ci attende nei prossimi anni.

Check In Schalter in Terminal 2 – Der Flughafen Köln Bonn Airport Konrad Adenauer in Tagen des Flugchaos aufgrund von Engpässen in der Gepäckabfertigung 29.06.2022 Köln Wahn NRW Deutschland *** Check In Counter in Terminal 2 Cologne Bonn Airport Konrad Adenauer in days of flight chaos due to bottlenecks in baggage handling 29 06 2022 Cologne Wahn NRW Germany

Titolo originale: Reisen muss teurer werden – sonst gibt es keinen Ausweg aus der Misere, Jens Koenen, Handelsblatt, 20 giugno 2022


Passeggeri bloccati, caos sui binari. Il problema nasce principalmente dal nostro equivoco che la mobilità sia un diritto fondamentale a buon mercato.

Genitori in piedi davanti agli sportelli in aeroporto con bambini che piangono, file interminabili nei terminal, viaggiatori d’affari infastiditi che sfogano tutta la loro frustrazione per voli e viaggi in treno su Twitter o LinkedIn: quella che sta accadendo attualmente in Germania con i mezzi di trasporto più importante è semplicemente triste.

La più grande economia d’Europa è in stallo. Il CEO di Lufthansa Carsten Spohr si sente in obbligo di scusarsi personalmente con i clienti. Soffre come un cane, è così che il capo della Deutsche Bahn, Richard Lutz, cerca di suscitare empatia presso i propri clienti.

Perché anche sui binari ci sono problemi ovunque. E se i conducenti di auto potessero citare in giudizio un top manager, probabilmente lo farebbero all’istante. Ponti fatiscenti e una catena infinita di cantieri rendono la guida del proprio veicolo un autentico calvario.

Non c’è dubbio che compagnie aeree, aeroporti e treni non siano riusciti a ripartire dopo la fase peggiore della pandemia. A causa delle montagne di debiti in rapida crescita, l’aviazione ha freneticamente ridotto troppo personale.

Le ferrovie hanno mantenuto il traffico durante la pandemia e hanno persino assunto nuovi dipendenti. Grazie a Dio, si potrebbe dire. Altrimenti il ​​caos sarebbe probabilmente ancora maggiore. Perché la rete ferroviaria fatiscente è sufficiente per produrre molto caos sui binari.

Se si osserva il problema più da vicino, si nota come, oltre all’innegabile fallimento gestionale, tutti i problemi delle nostre infrastrutture di trasporto abbiano una cosa in comune tra loro: non abbiamo investito abbastanza per anni. Per anni non abbiamo pagato il vero prezzo della nostra mobilità.

Ma investire adesso significa farlo in un momento in cui i prezzi dei materiali stanno aumentando, così come l’inflazione e le richieste salariali. Le conseguenze non possono più essere edulcorate: chiunque voglia viaggiare da A a B in futuro dovrà pagare di più per farlo, indipendentemente dal mezzo di trasporto scelto.

Il dumping dei prezzi ha distrutto l’aviazione

Il fatto che oggi si debbano assumere dipendenti dall’estero per caricare e scaricare l’aeromobile è la migliore testimonianza. Non c’è nessuno in patria che vorrebbe accettare questo lavoro. Mal pagato, soggetto a turni e per di più in balia delle onde: chi può biasimare i lavoratori di questo settore per aver cercato altre occupazioni e altri settori durante la pandemia?

Il dumping dei prezzi ha distrutto l’aviazione per anni. Le compagnie aeree low cost e i vettori più affermati che hanno resistito si sono cimentati in una concorrenza distruttiva. La democratizzazione di quello che un tempo era un oggetto di lusso, volare, doveva servire da giustificazione. Viaggiare a Maiorca per 40 euro era un qualcosa che anche i meno abbienti potevano permettersi. Ma può funziona nel lungo periodo? La risposta è no.

Sono necessari molti singoli passaggi affinché i turisti o i viaggiatori d’affari raggiungano la loro destinazione. Aeroporto, servizi di sicurezza, personale di terra, controllori nelle torri e, naturalmente, il personale della compagnia aerea: tutti vogliono essere pagati. 40 euro non bastano. Salari più alti e migliori condizioni di lavoro, come molti ora chiedono, renderanno questo lavoro di nuovo più attraente e aiuterebbero ad alleviare la miseria. Ma renderanno anche il volo più costoso.

Anche nel caso delle ferrovie, sono soprattutto ragioni monetarie a determinano, sia pure indirettamente, una “interruzione dell’esercizio” permanente. Molti anni fa i politici volevano portare in borsa la società statale e così divenne un AG. Sebbene questi piani siano stati abbandonati da tempo, l’AG continua a esistere.

Una strategia poco chiara alle ferrovie

Una ferrovia statale, per definizione, orientata al profitto, che dovrebbe anche fornire ai cittadini servizi mobili di base – sono due concetti che non possono stare insieme. In realtà, è chiaro a tutti che la ferrovia è un’infrastruttura critica. Ciò è tanto più vero se si vuole che l’inversione di tendenza del traffico abbia successo. L’obiettivo di ottenere il massimo profitto possibile è controproducente. Ma i politici finora non sono stati in grado di ammetterlo e la struttura della ferrovia non è stata davvero scossa.

E le strade? Per troppo tempo i politici hanno usato lo “schwarze Null” [lett. “zero nero”, pareggio di bilancio ndr] come un obiettivo in sé. Non sono stati effettuati investimenti infrastrutturali importanti e soprattutto necessari. Tutti possono sperimentare le conseguenze sulla A45, ad esempio. Dirigendosi a nord dal Gambacher Kreuz, si passa da un cantiere all’altro, fino a poco prima di Lüdenscheid. Ecco fatto, un ponte rischia di crollare, come in tanti altri luoghi della repubblica. Gli automobilisti devono farsi lango a fatica attraverso la valle.

La mobilità ha il suo prezzo. Per quanto doloroso ciò possa essere, dobbiamo accettare che dovremo pagare per questo in futuro. Viaggiare a buon mercato è un’illusione.

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1 thoughts on “HANDELSBLATT: VIAGGIARE DEVE COSTARE DI PIÙ. ALTRIMENTI, NON C’È VIA DI USCITA DALLA MISERIA

  1. Ricordo quando nel ’95 andai in Inghilterra per fare la ragazza alla pari… il volo (era un open) mi costò tutto l’incasso ottenuto dall’aver fatto il Segretario di seggio elettorale per i 12 referendum che si tennero in quell’anno…che per una studentessa era una bella fortuna…

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