EXPONENTIAL. TECNOLOGIA O MORTE SIA

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In auge dagli inizi dello scorso secolo, l’esponenzialismo è divenuto il vettore del cambiamento sociale durante gli anni 70, cavalcando l’ascesa di deregolazione e tecnocrazia, affermando una nuova razionalità sociale ed economica a cui, pare, non vi è alternativa. Non c’è scampo alla tecnocrazia in futuro, non si potrà ragionare al di fuori del seminato tecnologico. Ergo, è entro tale perimetro che bisogna ideare e mettere in pratica una risposta.

Come è stato possibile trasfigurare una storia millenaria nel giro di pochi decenni? Come si è giunti alle soglie del transumanesimo e dell’automazione? Che continueranno a garantire il monopolio all’oligarchia che governa il mondo tramite finanza, farmacia e tecnologia?

Votato miglior libro del 2021 dal Financial Times, “Exponential: How Accelerating Technologies Are Leaving Us Behind and What to Do About It” cristallizza il moto centripeto che dal secolo scorso propugna una nuova razionalità economica e sociale, che ritrae una vita il cui sviluppo può essere declinato e pronosticato solo tramite il coattivo asservimento alla tecnologia, ormai stella polare di scienza, imprenditoria, informazione e politica.

Liquefazione della società fisica, modificazione genetica delle masse tramite nanotecnologie, prossima trasfigurazione transumana, costante e totale sorveglianza psicofisica e riduzione dell’uomo a mera risorsa energetica. Sono solo alcuni degli scenari verso cui l’esponenzialismo sta guidando l’Occidente, sempre più inebetito delle attribuzioni di senso mediatiche. Non vi è ormai più ragione, disciplina, fenomeno, accezione del sociale che possa disarcionare la tecnologia dalla guida della vita, a detta dell’autore Azeem Azhar.

Le cause che hanno permesso al male esponenziale di assurgere a ratio del cambiamento, piramidalizzando ulteriormente e irrimediabilmente la società e consacrando così il gap esponenziale quale fonte di ogni discriminazione hanno natura pratica, economica, politica e, chiaramente, tecnologica.

LA LEGGE DI WRIGHT

Nonostante la maggior parte degli studiosi spieghi lo sviluppo tecnologico tramite le leggi di Moore e Kurzweil, l’autore riconduce la fonte dell’esponenzialismo alla legge di Wright, cui, correttamente, attribuisce un quid in plus rispetto a quella di Moore. Desta, però, sorpresa l’esclusione dall’equazione di Azaar della legge dei ritorni acceleranti di Kurzweil, perno fondamentale, nell’analisi del tema in questione.

L’autore traccia tre fattori che hanno concorso mutualmente alla genesi del fenomeno: a) il potere di imparare facendo, b) l’interazione e combinazione crescente di elementi tecnologici e c) l’emergere delle reti di informazione. Fattori che trovano una sintesi nella legge ideata da Theodore Paul Wright nel 1936, divenuta poi per alcuni “la legge per la predizione del futuro”.

Wright lavora nel comparto aeronautico quando formula la previsione che il costo di produzione di un aereo diminuisca quale funzione cumulativa del processo di produzione, giungendo a pronosticare che per ogni raddoppiamento di unità prodotte il loro costo cali di una percentuale costante.

La legge di Wright esprime la diretta proporzionalità tra il tasso di apprendimento tecnico necessario a costruire un bene, nella fattispecie un aereo, e l’aumento di domanda di materia prima necessaria a tal fine. Wright aveva capito che, al crescere delle abilità tecniche richieste per costruire un aereo, corrisponderà una diminuzione del costo degli stessi materiali necessari. In tal modo, a ogni raddoppio del numero totale di unità prodotte, il costo del singolo bene cala di una costante. 

Così facendo, Theodore Wright fa emergere una caratteristica innata nel progresso tecnologico: la sua capacità di creare economie di scala, ossia di generare maggiori profitti attraverso l’aumento dei volumi, con il risultato di piallare la qualità e di omogeneizzare e uniformare economia e società. Un fenomeno che spiega l’impatto che la tecnologia ha avuto sulla contemporaneità.

DEREGOLAZIONE ED EXPONENTIAL MISMATCH

Il consumismo conformista di cui parla Pasolini negli ultimi anni della sua vita è il sale del male esponenziale. Ed è proprio agli inizi degli anni 70 che si colloca il boom del fenomeno in trattazione.

L’esponenzialismo è figlio delle politiche di deregolazione di Milton Friedman, messe in pratica da Reagan e Thatcher prima e dal semi-dio mediatico nostrano Draghi poi. È una delle ragioni della morte delle economie locali, del boom della globalizzazione, del trionfo della cosiddetta stagflation, quella tossica combinazione tra bassa crescita e alta inflazione.

La deontologia del fenomeno in questione è molto chiara. Liberare le aziende da ogni responsabilità sociale, lasciando campo libero a denaro e tecnologia: o morte sia.

Concetto che l’autore descrive tramite l’idea di exponential mismatch, quel vuoto creato nel mercato dalle politiche che guidano le aziende tecnologiche, descritto nella copertina da una curva in costante crescita, senza accenni di flessione né momenti di disgiunzione. Una tensione costante al determinismo più puro, che è alla base dell’appiattimento di qualsiasi altra potenziale curva, della devastazione di mercati, dell’estensione del monopolio tecnologico a ogni aspetto della vita.

Come è facile intuire, la predetta legge di Wright prefigura una progressiva e costante diminuzione del prezzo delle materie prime, che inficerà esponenzialmente il potere negoziale del contraente più debole. Fenomeno che l’autore spiega tramite il concetto di anchoring bias, il pregiudizio ancorante, vincolante.

SUPER STAR COMPANIES E NETWORK EFFECT

In soldoni, il margine nelle trattative commerciali future, il guadagno, sarà sempre più ristretto. Salvo che per le superstar companies, fiorite grazie al network effect che ha dato al capitalismo quella imprescindibile nuova linfa vitale chiamata economia intangibile.

Le superstar companies, è facile presumere, sono i giganti della tecnologia. Le aziende che sono riuscite tramite politiche aggressive, predatorie e al contempo innovative e rapide, a trasformare il mercato in terreno fertile per i loro scopi. Desertificandolo per gli altri.

Il network effect è la sublimazione dell’idea di cui parla il padre della realtà virtuale Jaron Lanier nel suo celebre saggio “Digital Maoism”. L’idea per cui le grandi piattaforme, l’agglomerante digitale, nascono, crescono e proliferano esclusivamente grazie al lavoro degli agglomerati: gli utenti. Internet e Wikipedia ne sono i due casi più palesi.

Tale fenomeno, mostra l’autore, spiega tutto nell’era esponenziale, dove il potenziale di crescita gode di quel turbo detto efficienza del capitale, ossia la capacità delle grandi piattaforme di sgravarsi da costi, regole e obblighi.

EFFICIENZA DEL CAPITALE ED ECONOMIA INTANGIBILE

Uber docet. Un successo che trova la sua spiegazione nella capacità dell’azienda di offrire un servizio senza sostenere alcun costo per il bene primario, necessario a offrire il servizio stesso, e a darsi una struttura globale con un manipolo di dipendenti: gli impiegati delle pochissime sedi fisiche.

Nel 2019, senza assetti finanziari intangibili, il valore delle cinque superstar companies, Amazon, Google, Apple, Microsoft e Facebook, è stimato in 172 miliardi di dollari. Con la magia dell’economia intangibile, il loro valore schizza a 3,5 trilioni.

In che cosa consiste tale magia? Queste aziende, tramite l’omnipervasiva esasperazione della penetrazione tecnologica nel sociale, sono riuscite a invertire una delle leggi basiche dell’economia: l’aumento dei loro profitti è e sarà sempre più direttamente proporzionale alla loro capacità di crescere esponenzialmente.

A tal fine, la loro espansione deve quindi avvenire orizzontalmente (facendo sciacallaggio in mercati adiacenti), verticalmente (fagocitando più processi produttivi possibili) e, quindi, creando nuova espansione tramite l’invenzione di settori economici. Il Metaverso è senza dubbio la principale espressione contemporanea di tale deriva.

Le buone notizie non finiscono qui. Si registra sempre più la tendenza delle aziende caratterizzate da assetti intangibili a vedere le proprie performance evolvere esponenzialmente nel caso in cui esse traggano origine dalle intelligenze artificiali.

NEW WORLD DISORDER

Altro fenomeno che, se sommato alla globalizzazione, al declino dei sindacati e all’ascesa delle economie intangibili, porta a quella che Vilfredo Pareto chiamava superstratificazione.

Il consolidamento delle superstar companies corrisponde, infatti, a una sempre minore capacità di contrastarli da parte dei loro competitor, oltre che a un crescente deterioramento dei diritti dei lavoratori.

Il che genera quello sbilanciamento nel potere che continua a caratterizzare, ora più che mai, il rapporto tra oligarchia globale e resto del pianeta e che risuona nel titolo del settimo capitolo del testo, New World Disorder.

Un nuovo ordine affermatosi, argomenta Mary Kaldor, tramite le new wars, le guerre sorte dopo il crollo del blocco sovietico. Guerre nuove perché condotte da non state actors: guerre private, ideologiche, finanziarie o religiose. Le guerre NATO, in estrema sintesi.

È un impero, il reame digitale e virtuale verso cui corre la società post-globale. E, in quanto tale, è governato dai despoti che lo hanno creato. Code is law, direbbe Larry Lessig.

Perciò, alla luce di quanto finora esposto e consapevoli che la tecnologia sia nata per tutto, tranne che per scopi civili o filantropici, è lecito attendersi che prossimamente venga usata per dare un’impronta considerevolmente più militare alla società.

CODE IS LAW

Il codice, la programmazione, lo sviluppatore, decide come regolare la rete. La dimensione del futuro, quindi, governa i processi che portano a determinare quali aspetti implementare, quali idee permettere o vietare, quali valori proteggere o aggredire.

È dalle mani di pochi sviluppatori che promana l’autoritarismo digitale della Silicon Valley, quella singola, inevitabile e incontestabile ideologia che permea tutta la rete, che fomenta la perniciosa polarizzazione che sta atomizzando la società, guidata dalla frenesia estremizzante degli Hardcore Algorithms che alimentano l’ideologia woke.

Un fenomeno riassunto in una molto singolare dichiarazione del vice presidente di Facebook, Andrew Bosworth: “Potrebbe essere che, qualcuno, un giorno, muoia in un attacco terroristico coordinato tramite i nostri servizi. Ma, anche in quel caso, daremmo dimostrazione di saper connettere le persone”.

Azaar, bisogna dargliene atto, non dimentica di menzionare che la crescita esponenziale della popolazione fosse un cruccio di un certo Malthus. Di cui sono noti i fan contemporanei che siedono nei board di lobby finanziarie, farmaceutiche, militari e politiche che cavalcano il fenomeno la cui trattazione ci portiamo a concludere.

TRADIZIONALISMO TECNOCRATICO E MINILATERALISMO DIGITALE

Come si può pensare di invertire questa clessidra malthusiana colma di sabbia tecnologica? Non c’è scampo alla tecnocrazia in futuro, non si potrà ragionare al di fuori del seminato tecnologico. Ergo, è entro tale perimetro che bisogna ideare e mettere in pratica una risposta.

Il tradizionalismo tecnocratico, ossia la visione della tecnologia come puro strumento esterno all’uomo, da utilizzarsi per promuovere l’identità umana tradizionale, è, senza dubbio, un utile strumento etico e politico per le realtà locali.

Avremo modo di trattare il tema in maniera più approfondita non appena vedrà pubblicazione il Dossier sulla tecnologia che abbiamo redatto per il think tank Centro Machiavelli.

Un’altra strategia degna di esser soppesata correttamente, è il minilateralismo multipolare gigitale. Piccoli gruppi di nazioni, di identità differenti, che cooperano tra loro per la regolazione di alcuni aspetti del reame digitale, per creare network effect di polarità opposta a quelli presenti, al fine di contrastarne l’opera e affermare una nuova razionalità.

Chiudiamo con le considerazioni della principale autrice nel campo del cambiamento istituzionale, Kathleen Thelen, che sostiene ci siano due modi per contenere il fenomeno. Uno è riuscire a rallentarne l’ascesa. L’altro è prepararsi al meglio a un periodo di esponenziale accelerazione centrifuga, un evento mai vissuto prima dall’umanità.

Tecnologia o morte sia.

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