PERCHÉ CI RIFIUTIAMO DI VEDERE – La rissa di “Essi vivono”

3

Il rifiuto di mettere in dubbio ciò che è smaccatamente sotto i nostri occhi e di inforcare gli occhiali della verità, spiegato dal B-movie-cult di Carpenter.

“Rowdy” Roddy Piper e Keith David

Vi siete mai chiesti, durante questi due anni di CoVida Loca quotidiana, perché alcuni amici o conoscenti, anche a fronte di prove lampanti, talvolta colossali, si rifiutino categoricamente di “vedere”? Si tappano le orecchie e ti dicono che non vogliono saperne più niente. Che è inutile parlarne perché hanno la “loro” opinione. Non so perché, ma scommetto che vi è capitato.

Beh, non ci crederete ma Essi Vivono, un film del 1988 di John Carpenter, ci spiega esattamente questo meccanismo psicologico. E lo fa con una sequenza di lotta greco-romana tra Roddy Piper e Keith David paradossale quasi quanto Pomeriggio5 con barbara d’urso. E che dura minuti 9 di cazzotti. Nove. Un’eternità nel Cinema. Quasi quanto stare a discutere con parenzo senza chiamare la neuro. Motivo del violentissimo duello? Piper vuole che David indossi degli occhiali da sole. Giuro che, quando lo vidi la prima volta, pensai che Carpenter si fosse bruciato il cervello con le anfetamine.

Ma il regista di capolavori del terrore come “La Cosa” o il “Il Seme della Follia” e “Grosso guaio a Chinatown” non era impazzito e (forse) non era nemmeno drogato (e, comunque, gli ho promesso che non ne avrei parlato). Eravamo noi a non essere abbastanza maturi per capire. Non gli interessava essere credibile. Lui voleva proprio che ci domandassimo perché quella sequenza, che è stata definita “tra le più inesplicabili della storia del Cinema”, fosse così lunga. Voleva che avessimo il tempo di rimanere interdetti e chiederci perché due amici si riempano di mazzate per nove lunghissimi minuti pur di non indossare un paio di occhiali da sole. Mi ci sono voluti vent’anni per capirlo.

Ora, per chi non avesse visto Essi Vivono, sappiate che vi meritate selvaggialucarelli alla Cultura, maravenier agli Interni e speranza alla Sanità. Ma sappiate anche che potete recuperare (di corsa!) guardando su youtube (film intero) questo gioiello, che anticipava Matrix di appena 11 anni.

Infine sappiate anche che da ora spoilero dibbrutto e non me ne pento. Il Cinema non si guarda per come va a finire. Un film (e l’arte in generale) si fruisce per come ti fa sentire. Ed è proprio questo il bello. Che più cresci tu, più “cambia” il prodotto artistico che osservi. Maturando ne apprezzi le sfumature e i dettagli che ti erano sfuggiti.

Essi vivono è un action movie con tinte sci-fi iper-iconico. Motivo per cui non mi soffermerò troppo sulla trama. Si deve, però, far notare il contesto con cui si confronta il protagonista John Nada (nada in spagnolo: niente), il classico prototipo dell’anti-eroe di estrazione proletaria delle pellicole di Carpenter. Perché assomiglia dannatamente al presente/futuro che ci stanno prospettando anche qui. La Los Angeles di Carpenter dell’88 è esattamente come la L.A. di oggi, se non la guardi dalle colline di Beverly Hills: un inferno di cemento e barboni. Una cattedrale del capitalismo più sfrenato e securitario, del nichilismo tossico, della teledipendenza ipnotica, delle grandi torri d’avorio di Downtown erette dai servi della gleba della modernità: la classe operaia che campa di espedienti e lavori precari a salario minimo e vive nelle baraccopoli dei sobborghi (Non possiederai nulla ma sarai felice, cit).

L’inizio di Essi Vivono mette immediatamente a nudo l’ipocrisia del sogno americano mostrandoci che in questo sistema c’è chi quel sogno lo galoppa e chi, invece, lo paga.

Il ritrovamento dei celebri occhiali da sole “speciali” sono l’ingranaggio narrativo su cui si sviluppa tutto il film, ma sono anche una delle più feroci metafore sociali dei nostri tempi.

Gli occhiali, infatti, hanno il potere di svelare l’ideologia che sottende alla società capitalista. In pratica indossandoli, ti permettono di vedere il vero messaggio celato nella pubblicità, nella televisione, nelle riviste, nel Cinema e tutto il resto.

Quando Nada guarda la banconota da un dollaro, anziché il faccione di Washington, legge l’imperativo: “Sono il tuo Dio”. Gli occhiali rendono palese la propaganda del Capitale e i suoi messaggi subliminali. In sintesi, ci dice il filosofo sloveno Slavoj Žižek: “Quando metti metti gli occhiali, vedi la dittatura dentro la democrazia. L’ordine invisibile che sorregge la tua apparente libertà”. Mostrano Matrix restando dentro Matrix. 

Ora non voglio soffermarmi su quanto si incazzi l’erculeo John Nada (Piper) nel momento in cui capisce (alla maniera del fantozzi sindacalizzato) che “allora mi hanno sempre preso per il culo!”, ossia di essere uno schiavo inconsapevole di un’élite di sanguisughe senza anima (alieni iper-tecnologici), ingessata dentro abiti da duemila dollari. Né sul fatto che i primi luoghi in cui va a sfogare la propria sacrosanta rabbia proletaria (armato fino ai denti) siano una Banca e poi una emittente televisiva che trasmette un messaggio ipnotico che impedisce di vedere i mostri-alieni che vivono tra noi. Non mi soffermo, però, ragazzi, vorresti essere lì a far saltare tutto per aria con loro! 

Il filosofo Slavoj Žižek in una scena di “Guida Perversa all’Ideologia”

Voglio tornare piuttosto sulla scazzottata, su Žižek e sul rifiuto di vedere.
In “Guida perversa all’ideologia” (un film documentario imperdibile del 2015) il filosofo con la zeppola più famoso del mondo, analizza brillantemente i meccanismi della propaganda nel Cinema e l’ideologia celata dietro al Media-Cinema. Con la sua vocina da paperino, devasta con il bulldozzer una delle storie d’amore più celebri della Hollywood recente, spiegandoci perchè indubbiamente in Titanic il personaggio di Kate Winslet volesse morto Leonardo Di Caprio. Ma questa è un’altra storia..

Žižek disseziona, inoltre, l’eterna rissa di Essi Vivono e la identifica con una metafora dell’arcigna resistenza che il nostro subconscio oppone al maremoto interiore e al crollo delle sicurezze illusorie che porta con sé la Verità. Uno dei punti più dolorosi del film, infatti, è la constatazione che il velo di maya, l’ideologia che offusca la nostra percezione del Reale, si strappi inforcando degli occhiali.
Non togliendoli o scollegandosi da Matrix per tornare umani in carne ed ossa. Mettendoli.
Carpenter ci vuole dire (giusto con un filino di pessimismo) che l’ideologia alienante è dentro di noi, perché siamo cresciuti con lei e ci rifiutiamo di metterla in dubbio.

Ripudiare l’ideologia, allora, fa male. Perché significa ripudiare il terreno stesso in cui siamo stati “coltivati”, per utilizzare i termini del massmediologo degli anni settanta, George Gerbner. Significa ripudiare anche sé stessi. Per svegliarsi dall’ipnosi, dunque, serve essere disposti a sconfessare le idee in cui abbiamo sempre creduto con un processo psico-analitico che non può che essere lungo e violento. Per questo la rissa tra Nada e Frank Armitage pare non finire mai. Perché ciò per cui davvero combattono è accettare la verità. E la Verità è dolorosa. Distrugge le illusioni a pugni in faccia. Ed è proprio il dolore a riportare alla sfera reale dell’esistenza, oltre il sonno della ragione. Così, è come se Armitage sapesse, inconsciamente, che indossare quegli occhiali, anche solo per un secondo (vedere la verità nuda e cruda), condannerà definitivamente al martirio l’esistenza di “uno che non vuole guai”.

Perché quando cominci a “vedere”, dopo tanto tempo, poi non puoi più smettere. “Questi occhiali sono come un droga, dice John Nada. “Non ne puoi fare a meno, ma ti riducono a uno straccio”. La Verità è come una droga. Quando la provi, tutto il tuo mondo si colora di una sfumatura diversa che non va più via. Si macchia. E così la cerchi, la desideri, ma allo stesso tempo la detesti.

Perché sai che, dopo averla provata, quel mondo di prima nebuloso, bugiardo, ma al contempo rassicurante, è compromesso per sempre.

Condividi!

3 thoughts on “PERCHÉ CI RIFIUTIAMO DI VEDERE – La rissa di “Essi vivono”

  1. Sempre grandissimo Manchego… Oltre a farsi leggere in maniera gustosissima e a tratti esilarante rivela cose straordinarie che nessuno in effetti aveva mai visto (scusate il gioco di parole 😉
    L’esito è desolante ma anche stranamente positivo perché se alla fine qualcuno, casualmente o meno, riesce a scoprire la verità, qualunque essa sia e prova con tutte le sue forze a farla “conoscere” anche combattendo (Metaforicamente o a cartoni in faccia) ai propri amici… una speranza, come esseri pensanti e razza umana FORSE ce l’abbiamo.

  2. Bello il tuo articolo!! Quello che più mi sconvolge è vedere nella rissa persone che invece hanno sempre capito e condiviso la visione dei vari Carpenter, Wachowski o simili xk convinti d possedere loro stessi gli occhiali! In effetti, sì, nn si può mettere in discussione il proprio sistema d credenze ma neanche il proprio ego, l’immagine che uno ha d se stesso cm ribelle, che rifiuta il torpore dll ragione ed è convinto d nn poter essere manipolato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *