NO GREEN PASS COME DEPORTATI EBREI. LE LAMENTELE DELLE COMUNITÀ EBRAICHE E LA LOTTA PER L’ESCLUSIVA DELL’OLOCAUSTO

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Stupiscono le lamentele delle comunità ebraiche contro la protesta dei “No Green Pass”, che si sono vestiti come deportati ebrei durante il nazismo. I primi a paragonare il “Green Pass” all’Olocausto, infatti, furono proprio manifestanti ebrei in Israele ancora a marzo di quest’anno.

Stupiscono le lamentele delle comunità ebraiche contro la protesta dei "No Green Pass", che a Novara si sono vestiti come deportati ebrei durante il nazismo. I primi a paragonare il "Green Pass" all'Olocausto, infatti, furono proprio alcuni manifestanti a Tel Aviv a febbraio di quest'anno.

Stupiscono le lamentele delle comunità ebraiche contro la protesta dei “No Green Pass”, che a Novara si sono vestiti come deportati ebrei durante il nazismo. I primi a paragonare il “Green Pass” all’Olocausto, infatti, furono proprio i manifestanti di Tel Aviv il 15 febbraio di quest’anno, come ci ricorda un articolo di The Times of Israel del 1° marzo:

Tel Aviv, 15 febbraio 2021. Una manifestante paragona la certificazione di vaccinazione verde di Israele alle leggi naziste che obbligano gli ebrei a indossare stelle gialle. Foto: Tomer Neuberg/FLASH90

Spiace contraddire queste persone, che oggi si arrogano il diritto di essere i sacerdoti della memoria. Ci permettiamo di ricordare loro, tuttavia, che durante i primi mesi ed anni gli stessi ebrei erano meno discriminati di quanto lo siano oggi i no-vax. Solo diversi anni dopo, infatti, ebbero inizio le deportazioni e le stragi nei lager nazisti. L’attuale fase storica ricorda precisamente quella funesta spirale di eventi.
Lo stato di eccezione ormai perenne nel quale viviamo, origine e causa di una serie di abusi di potere e atti incostituzionali, viene giustificato oggi da presunte motivazioni sanitarie. Non diversamente, la ghettizzazione degli ebrei si fondò inizialmente sulla maggiore capacità di diffusione delle malattie da parte degli ebrei. Tale narrativa si richiamava, peraltro, alla retorica antisemita già ampiamente utilizzata durante la diffusione della peste nera secoli prima.

La barbarica pratica del Green Pass ricorda da vicino l’altrettanto barbara pratica della stella gialla. In entrambi i casi, l’individuo da escludere viene esposto al pubblico ludibrio, alla gogna, alla pubblica riprovazione. Se con la stella gialla l’ebreo veniva bollato come razzialmente impuro, con il Green Pass il non vaccinato viene bollato come sanitariamente impuro. C’è poco da girarci intorno: quando l’umanità viene suddivisa tra puri ed impuri, la china è già quella del nazismo.
Non solo: in Australia vengono comminate ai cosiddetti no-vax multe salatissime di $ 50.000 che, se non pagate, diventano la giustificazione per il sequestro della casa e degli averi. Si contano già migliaia di casi (fonte: DailyMail).

Non parliamo poi dell’agghiacciante inoculazione di massa con sieri sperimentali di cui nulla si conosce sugli effetti nel medio periodo, un’operazione che fa rabbrividire anche Mengele. E tanto altro si potrebbe dire sulla biopolitica. Che dire poi dell’altra ignobile narrazione, quella del ridicolo cambiamento climatico, che richiede sacrifici ai più poveri (che, comunque, sempre puzzano), mentre i ricchi sfacciatamente si fanno un giretto spaziale di mezz’ora nella navetta spaziale dell’oligarca Bezos inquinando quanto un milione di congolesi non riusciranno a fare in tutta la loro vita o atterrano con i loro lussuosissimi business jet mentre si recano a Davos a prendere decisioni per il resto del mondo? Torna alla mente quello che disse Goebbels a Friz Lang: “Siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no”. Saranno loro a decidere chi può inquinare e chi invece no.

Conforta il silenzio su questa sporca storia di una delle poche autorità morali presenti in questo paese disgraziato, il rabbino Riccardo Di Segni: le parole hanno conseguenze, i silenzi anche. Le comunità ebraiche. anziché andare a rimorchio del PD e di tutta l’ignobile, miserabile e stracciona borghesia italiana, imparino da lui. La cura è semplice: leggere qualche buon libro, magari di Primo Levi, deportato ebreo:

Non iniziò con le camere a gas. Non iniziò con i forni crematori. Non iniziò con i campi di concentramento e di sterminio. Non iniziò con i 6 milioni di ebrei che persero la vita. E non iniziò nemmeno con gli altri 10 milioni di persone morte, tra polacchi, ucraini, bielorussi, russi, yugoslavi, rom, disabili, dissidenti politici, prigionieri di guerra, testimoni di Geova e omosessuali. Iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”. Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione. Iniziò con promesse e propaganda, volte solo all’aumento del consenso. Iniziò con le leggi che distinguevano le persone in base alla “razza” e al colore della pelle. Iniziò con i bambini espulsi da scuola, perché figli di persone di un’altra religione. Iniziò con le persone private dei loro beni, dei loro affetti, delle loro case, della loro dignità. Iniziò con la schedatura degli intellettuali. Iniziò con la ghettizzazione e con la deportazione. Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”.

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1 thoughts on “NO GREEN PASS COME DEPORTATI EBREI. LE LAMENTELE DELLE COMUNITÀ EBRAICHE E LA LOTTA PER L’ESCLUSIVA DELL’OLOCAUSTO

  1. premettendo che sono sempre stata contraria, anche quando mi occupavo di Palestina, ai paragoni con il nazismo e lo sterminio degli ebrei. In parte perché credo che toccare un punto così storicamente doloroso e piaga ancora viva (sia per gli oppressi che per gli oppressori) con l’intento di provocare riflessione sia invece il modo più immediato per farla respingere.
    Ma soprattutto perché se accettiamo di paragonare sempre tutto al male assoluto ( e ricordiamo come la vicenda della Shoa sia stata e venga usata strumentalmente nella legittimazione dello stato di Israele e delle sue pratiche) finiamo per rendere accettabili tanti mali, tante pratiche vessatori e discriminatorie “minori”. Ma questo articolo guarda giustamente alle dinamiche

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