AFGHANISTAN: OPPIO E TALEBANI

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L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) ha pubblicato un comunicato1 con i risultati d’inchiesta “La coltivazione di oppio in Afghanistan nel 2023 è diminuita del 95% in seguito al divieto della droga”. Kabul/Vienna, 5 novembre 2023

AFGHANISTAN: OPPIO E TALEBANI

L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) ha pubblicato un comunicato1 con i risultati d’inchiesta “La coltivazione di oppio in Afghanistan nel 2023 è diminuita del 95% in seguito al divieto della droga”. Kabul/Vienna, 5 novembre 2023

Nel comunicato si accenna che la drastica diminuzione è il risultato deldivieto di droga imposto dalle autorità di fatto nell’aprile 2022” e si precisa: “La coltivazione di oppio è diminuita in tutte le parti del paese, da 233.000 ettari a soli 10.800 ettari nel 2023. La diminuzione ha portato a un corrispondente calo del 95% nella fornitura di oppio, da 6.200 tonnellate nel 2022 a sole 333 tonnellate nel 2023.”

Se ne evince che prima, sotto il governo a democrazia importata, produzione e consumo di droga erano alle stelle in Afghanistan!

Le autorità cui si riferisce il comunicato – senza nominarli – sono i Talebani, cioè il governo dell’Emirato islamico dell’Afghanistan proclamato l’11 settembre 2021 dopo il tragico ritiro delle forze USA-NATO e non riconosciuto dall’Occidente. E certo, si fa fatica ad ammettere che i Talebani operano non solo in base a severi principi etici 2, ma per salvare il popolo afghano da una crisi alimentare e umanitaria definita dal World Food Program come “la più devastante del pianeta”. Perché la realtà è che l’Afghanistan è stato completamente abbandonato dopo l’occupazione ventennale. I soldi, 10 miliardi di dollari che Stati Uniti, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale avevano garantito quali riserve finanziarie, sono stati bloccati dopo la caduta di Kabul. Questi 10 miliardi, per essere fruibili, devono essere acquisiti da un governo riconosciuto in piena legittimità a livello internazionale.

1 Link del comunicato UNODC https://www.unodc.org/unodc/en/press/releases/2023/November/afghanistan-opium-cultivation-in-2023-declined-95-per-cent-following-drug-ban_-new-unodc-survey.html

2 Negli anni ‘90 l’Asia centrale produceva 3/4 dell’oppio mondiale. La produzione, in aumento vertiginoso dal crollo dell’Unione Sovietica, era legata al boom petrolifero dei “Quattro Cavalieri” (Exxon-Mobil, Chevron-Texaco, BP-Amoco, Royal DutchShell), e il ‘paradiso della corruzione’ afghano mise sul mercato 4.600 tonnellate di oppio nel solo 1998. L’anno seguente, quando i Talebani annunciarono un giro di vite sulla produzione dell’oppio, la CIA, l’aristocrazia afghana e i sostenitori turchi dei Lupi Grigi (il cui contrabbando interessava l’oleodotto del Mar Caspio dei Quattro Cavalieri) ne furono contrariati. I campi di papavero infatti si trasferivano a nord, grazie i Sauditi che finanziavano lo spostamento della produzione e gruppi di militanza armata anti-talebani.

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