EX TENENTE COLONNELLO USA: “PERCHÉ L’UCRAINA NON PUÒ BATTERE PUTIN”

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L’ex tenente colonnello Daniel L. Davis, Senior Fellow for Defense Priorities, autore di “The Eleventh Hour in 2020 America”, fa piazza pulita delle vittoriose ambizioni di Zelensky, così come delle stesse speranze dell’amministrazione Biden.

Fonte: Ten. col. Daniel Davis: “Ukraine’s Long-Expected Offensive: Why It Won’t Beat Putin”, 19fortyfive


Diversamente dall’Italia, dove il vassallaggio è talmente pervasivo da ridurre una seria analisi del conflitto ucraino a pochi esperti e fuori dal circuito mainstream, negli Stati Uniti si dibatte seriamente la questione ed anche sui principali media. Oltre a numerose testate online, più specialistiche, New York Times, Washington Post, CNN, Fox News, il confronto è aperto e serrato, e – cosa ancor più significativa – registra una crescente presenza di scettici, ossia di individui che non esitano ad avanzare dubbi sull’effettiva capacità ucraina di raggiungere gli obiettivi conclamati.

Da ultimo, pubblicato qualche giorno fa su 19fortyfive.com, a firma di Daniel L. Davis (un ex tenente colonnello dell’esercito USA), un breve articolo in cui viene sostanzialmente fatta piazza pulita delle ambizioni vittoriose di Zelensky, così come delle stesse speranza dell’amministrazione Biden.

Davis sottolinea, in particolare, alcuni aspetti concreti, ineludibili, della situazione bellica.

Le enormi perdite subite dalle forze armate ucraine in questi quattordici mesi non sono soltanto tragiche in sé, ma si riflettono sull’attuale composizione delle stesse, in cui prevalgono largamente i coscritti con poca esperienza ed addestramento, mentre gli ufficiali e gli uomini di truppa che hanno avuto un addestramento NATO sono relativamente pochi e con una formazione di base.
Le capacità di sostegno da parte dei paesi NATO, anche se in questi giorni si sono moltiplicate le promesse di nuovi aiuti, sono in realtà fortemente compromesse sul breve termine. Prima che siano nuovamente in grado di riprendere un ritmo di fornitura elevato, ci vorrà almeno un anno o più.

I russi hanno costruito, lungo quasi l’intera linea di 1000 km del fronte, una serie di fortificazioni difensive in profondità, “che sarebbero difficili da violare anche per eserciti occidentali ben addestrati”. L’offensiva ucraina, condotta in condizioni di inferiorità soprattutto in settori chiave come il supporto aereo, la difesa aerea e l’artiglieria, comporterà perdite elevatissime. Anche nel caso di un (limitato) successo, i costi sarebbero pesantissimi e la susseguente controffensiva russa sarebbe inarrestabile. Davis ricorda infatti che “oltre alle 300.000 truppe che la Russia ha attualmente in Ucraina, ci sono altri 200.000 in bilico appena oltre il confine”.

La conclusione dell’ex tenente colonnello statunitense è, dunque, che “le possibilità che Zelensky raggiunga mai i suoi obiettivi di costringere la Russia a lasciare l’Ucraina sono estremamente basse”. Nella sua realistica previsione, la guerra continuerà indipendentemente dagli esiti dell’offensiva di Kiev, ma la situazione sul campo peggiorerà costantemente per gli ucraini, i quali alla fine dovranno accettare di negoziare. E Davis, giustamente, suggerisce ai leader occidentali di iniziare a farlo capire a Zelensky e ai suoi: quanto più il tempo passa, tanto più elevate saranno le probabilità che l’accordo sia svantaggioso per l’Ucraina.

Quel che manca nell’analisi è forse una più approfondita disamina delle motivazioni statunitensi ed occidentali. Nelle sue parole, infatti, traspare un’impostazione che sembra inserirsi nell’alveo della narrazione propagandistica, con l’Ucraina che si difende dall’aggressione e la NATO che generosamente la aiuta. Anche a prescindere dal fatto che questa è a tutti gli effetti una proxy war della NATO contro la Russia, è abbastanza evidente che la leadership ucraina non ha alcuna effettiva autonomia. Come riporta lo stesso Davis, citando Josep Borrell, “se smettiamo di sostenere l’Ucraina, sicuramente la guerra finirà presto”, perché l’Ucraina sarebbe “incapace di difendersi” e “cadrebbe nel giro di pochi giorni”.

A conti fatti, quindi, la decisione di porre o meno fine alla guerra è più di Washington che di Kiev.

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2 thoughts on “EX TENENTE COLONNELLO USA: “PERCHÉ L’UCRAINA NON PUÒ BATTERE PUTIN”

  1. Piccolo particolare sul quale non si è posto il focus nell’articolo: gli USA hanno tutto l’interesse di far durare il conflitto per l’eternità, fosse anche che al fronte ci vadano sagome di cartone.
    Punto primo: l’economia degli USA è in una recessione che non conosceva dal ’29, disoccupazione, povertà e inflazione ai massimi storici, debito pubblico insostenibile, quasi completa deindustrializzazione se non nei settori della tecnologia, delle armi, della farmaceutica; macchina stampa soldi inceppata dalle sanzioni verso i paesi non allineati (Russia in primis) che rendono venefico il debito USA al resto del mondo, nonostante le manovre di rialzo tassi della Federal Reserve, crolli di istituti bancari USA di dimensioni medio alte.
    Punto secondo: l’economia dei paesi emergenti e anche e soprattutto di quelli che già sono emersi da tempo, naviga sulla scorta di una programmazione che non sarà il migliore esempio della libertà d’impresa, ma ha consentito ad essi una crescita che mette in seria discussione l’egemonia mercantile del blocco angloamericano; in più se l’enorme infrastruttura industriale produttiva della Cina si unisce con la riserva di materie prime quasi vergini della Russia, con il supporto progettuale e di know-how dell’Europa, il Requiem per l’economia americana è solo da suonare.
    Come si fa a bloccare tutto questo e rimettere indietro l’orologio del declino geopolitico e quindi economico angloamericano?
    Semplice: trovare modi con i quali gli USA attraverso la commercializzazione della produzione di cui le loro multinazionali sono quasi monopoliste (farmaci, tecnologia, armi), si possa scaricare la recessione su qualcun altro e impedire che questi faccia alleanze geopolitiche e quindi economiche con qualcun altro che non siano gli USA. Soluzione: pandemia Covid, guerra in Ucraina.
    Queste cose perdureranno e si ricreeranno fintanto che gli USA non avranno recuperato la crisi che li costringe o all’innalzamento del limite del loro debito pubblico, o al default; e per evitare queste cose agli USA serve che le soluzioni prendano molto tempo.
    Più durano e più si stabilizzano i seguenti risultati: deindustrializzazione dell’Europa che non potrà più competere con l’asse angloamericano, soprattutto a causa del maggior costo delle materie prime e in seconda battuta per tutto l’indebitamento che il fornire sostegno alla guerra provocherà nella Comunità, senza contare i debiti dell’Ucraina che verranno generosamente spalmati sui ‘partner’, più dura e più l’Europa affonda; rottura delle relazioni commerciali e di partnership dell’Europa con la Russia e tutta l’Asia non allineata, e forse in futuro anche dell’Africa, che anche nel caso di crollo di questo castello di carte, richiederanno tempi molto lunghi per essere ricostruite; inflazione esportata in Europa grazie a dazi e imposizione di beni di produzione Usa (farmaceutici, tecnologici, bellici) i cui prezzi e condizioni di trasferimento della proprietà o utilizzo vengono decisi unilateralmente. Ho solamente l’impressione che stavolta tutto questo agli Usa potrebbe non bastare anche durasse al lungo, anche perché il tempo consente ai competitors (Russia, Cina e non allineati) di organizzarsi e porre un ostacolo invalicabile.

  2. Sempre sia vero : il pentagono ha rilasciato una lista di quanto consegnato tra la metà di aprile e la metà di maggio all’Ucraina. La voce più clamorosa è quella dei colpi di artiglieria. Poco meno di 8 milioni. Ci sono veramente montagne di roba . Anche considerando qualche buon colpo sui depositi, e ne vediamo ,e le realicapacità di distribuire tutto efficacemente . Questa basta a moltissimi mesi di guerra ad alta intensità. Vediamo ma se la Russia non riuscirà a sfruttare al meglio la superiorità Aerea può anche darsi che i successi ottenuti possano riflettersi sulla situazione politica interna Russa. Francamente il fronte che temo di più. Del resto l’azione ucraina mi sembra concentrata molto più che sul campo sulle opinioni pubbliche ucraina, occidentale e Russa. In particolare contro la Russia si vuol far passare la tesi : Putin non vi può difendere e quindi vi uccideremo tutti. La dirigenza ucraina ,come notava anche travaglio sul fatto, non fa niente per nasconderlo o per edulcorare i toni. Quindi qualche parziale successo sul campo potrebbe avere un peso politico notevole rispetto ad una minima rilevanza strategico militare. Io penso che questa sia l’unica speranza a cui si possono attaccare gli.ucraini. se poi la speranza sia flebile o fondata davvero non saprei.

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