IL DIAVOLO È NEI DETTAGLI – Il boom del commercio di GNL della Russia, mentre l’Europa continua ad acquistare

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Javier Blas, editorialista di Bloomberg ed esperto di mercati energetici e commodities, spiega come, quasi sotto traccia, la Russia stia ancora vendendo all’Europa centinaia di milioni di dollari in carichi di GNL. Come nel vecchio gioco delle tre carte, l’Europa con una mano continua a imporre sanzioni contro la Russia, con l’altra continua ad acquistare il suo GNL tramite paesi terzi e in forme inusuali, spesso pagando molto di più quello stesso gas che finora otteneva tramite i gasdotti.

Il presidente russo Vladimir Putin parla durante un evento in occasione dell’anniversario dello stato russo. Foto: Ilya Pitalev/Sputnik/AFP tramite Getty Images.

Titolo originale: Javier Blas, Let’s Talk About Russia’s Other Gas Export Bonanza, Bloomberg, 13 ottobre 2022


Guardando a sud-est dall’Acropoli di Atene, la sagoma della petroliera Pskov si intravedeva a malapena la scorsa settimana nelle acque azzurre del Mar Egeo. Dentro il suo scafo blu marina, lungo quasi 300 metri, si nasconde un tesoro: un carico di gas naturale liquefatto.

L’Europa è assetata di GNL dopo che la Russia ha chiuso la maggior parte delle sue vendite via gasdotti al continente, trasformando l’energia in un’arma nella sua guerra contro l’Ucraina e i suoi alleati occidentali. Decine di navi metaniere come la Pskov stanno attraccando ora in Europa, trasportando rifornimenti di gas da paesi amici all’estero per mantenere accese le luci e le case riscaldate il prossimo inverno.

Ma la Pskov non è salpata alla volta della Grecia da un paese alleato occidentale, come il Qatar. No, per ironia della sorte, è salpata dalla stessa Russia. E non da un porto russo di GNL qualsiasi. È stata, invece, la prima spedizione da un nuovo terminal che Mosca sta utilizzando per vendere parte dello stesso gas che solo poche settimane spediva via gasdotto in Germania. La nuova struttura si trova accanto alla famigerata stazione di pompaggio della turbina di Portovaya sull’ormai defunto gasdotto Nord Stream 1.

GNL russo per l’Europa

La Pskov è una delle tante navi metaniere che continuano a portare gas naturale liquefatto russo agli acquirenti europei

Fonte: dati di tracciamento delle navi monitorati da Bloomberg

La Pskov – e la sua improbabile origine – fa parte di un commercio molto più ampio e in espansione che sta ricevendo pochissima attenzione nonostante il suo significato politico ed economico. Quasi sotto traccia, la Russia sta ancora vendendo centinaia di milioni di dollari in carichi di GNL, per lo più alle stesse nazioni che hanno imposto sanzioni contro Mosca.

È un’arma potente nel suo arsenale di armamenti energetici. Sebbene sia meglio conosciuta per le sue vaste esportazioni tramite gasdotti, la Russia è anche il quarto spedizioniere di GNL al mondo, dietro solo a Qatar, Australia e Stati Uniti, e davanti ad altri Peasi come Malesia e Nigeria.

Le vendite di GNL non sono così grandi come lo erano una volta le esportazioni via gasdotti, ma rimangono una fonte di denaro. “Il Cremlino sembra aver ottenuto una vittoria geopolitica mantenendo intatti i ricavi delle vendite globali di GNL”, affermaAnne-Sophie Corbeau, studiosa del Center on Global Energy Policy della Columbia University di New York.

Un ruolo di primo piano

Vendite annuali, in miliardi di metri cubi, dei primi 10 esportatori di GNL del mondo

Fonte: BP ‘Statistical Review of World Energy 2022’

I paesi occidentali hanno imposto sanzioni al petrolio russo, ma non hanno toccato il gas russo. Così, quasi l’80% del GNL che il Cremlino ha esportato finora quest’anno è andato alle nazioni europee e asiatiche che hanno imposto una sorta di misura punitiva contro Vladimir Putin. Stanno pagando il gas a prezzi di mercato e trasferendo i soldi direttamente ai sostenitori del presidente russo.

Mettendo da parte la Cina, Giappone, Francia e Spagna rappresentano gran parte degli acquisti. Se proseguono al ritmo attuale, le vendite di GNL russo raggiungeranno nel 2022 un record annuale, secondo le stime basate sui dati di tracciamento delle petroliere compilati da Bloomberg. Tra gennaio e settembre, le spedizioni hanno registrato una media di 2,78 milioni di tonnellate al mese, rispetto a una media di 2,62 milioni per l’intero anno 2021 e una media di 2,56 milioni nel 2019, prima della pandemia.

La Spagna, il sesto acquirente di GNL al mondo, ha importato finora dalla Russia nel 2022 più di qualsiasi altro anno. Anche il Belgio è sulla buona strada per battere il proprio record annuale. E la Francia ha acquistato circa il 6% in più tra gennaio e settembre rispetto a tutto il 2021.

Dalla Russia con GNL

Mosca è stata in grado di mantenere le sue esportazioni di gas naturale liquefatto a livelli storicamente elevati da quando ha iniziato l’invasione dell’Ucraina

Fonte: monitoraggio petroliere di Bloomberg News

Gli acquisti mostrano come la Russia continui a sfruttare il tallone d’Achille dell’Europa e del Nordest asiatico: la loro dipendenza dal gas naturale. In Giappone, quello strumento geopolitico sta funzionando silenziosamente, con Tokyo che ha una timida risposta politica contro la Russia. Mentre le principali società energetiche americane ed europee come Exxon Mobil Corp. e Shell Plc hanno lasciato la Russia, il governo giapponese ha consigliato ai suoi campioni energetici nazionali di rimanere. Il Giappone ha anche insistito per escludere le vendite di petrolio da un importante progetto energetico russo dal piano di price cap del petrolio deciso dal G-7.

I flussi di GNL mostrano anche come la Russia faccia il gioco del gatto con il topo con i suoi acquirenti di gas in Occidente, chiudendo alcune esportazioni, ma mantenendone aperte altre, incassando prezzi record e usandoli come leva politica ed economica. Fa parte di una guerra ibrida economica che Putin ha dominato come ex ufficiale dell’intelligence del KGB.

L’Europa dovrebbe continuare ad acquistare GNL russo? La risposta morale è ovvia: no. E, soprattutto, non da un terminal russo costruito per aggirare, anche se solo in parte, l’ormai defunto gasdotto Nord Stream 1.

La risposta economica è già meno chiara: l’anno prossimo, l’Europa avrà bisogno di tutto il GNL di cui può disporre per ricostruire, ancora una volta, le sue scorte di gas prima che inizi una nuova stagione di riscaldamento. Come ha affermato il Fondo monetario internazionale all’inizio di questa settimana: “L’inverno 2022 sarà difficile per l’Europa, ma l’inverno 2023 sarà probabilmente peggiore”. Se la guerra in Ucraina continua, il continente avrà bisogno di spedizioni di GNL. Il vantaggio per l’Europa di evitare una carenza di gas l’anno prossimo è probabilmente maggiore del vantaggio per la Russia di ottenere entrate extra. Da un punto di vista strettamente economico, forse ha senso acquistare dalla Russia.

Ma la risposta geopolitica è semplice quanto quella morale: fintanto che l’Europa acquisterà gas russo, sia tramite gasdotto che tramite metaniere come la Pskov, rimarrà alla mercé di Putin. È il venditore che fa il mercato e il venditore, nientemeno che il presidente russo, può decidere a sua discrezione quando chiudere la valvola o fermare le navi.

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