Non sono trascorse nemmeno 24 ore dalla penetrazione delle forze russe in territorio ucraino che l’Ucraina già si appresta ad essere la vittima sacrificale di questa crisi. Prima Stoltenberg in mattinata, poi funzionari della difesa tedesca nel pomeriggio, infine Biden pochi minuti fa hanno ribadito che una guerra tra NATO e Russia non è al momento un’opzione sul tavolo. Nessuno la vuole, nessuno è così pazzo da scatenare veramente la III guerra mondiale. E, se anche a qualcuno venisse in mente di mandare truppe in Ucraina, la posizione di Cina e Iran (che sostanzialmente si sono schierate a fianco della Russia) basta da sola a scoraggiarlo.

Era ovvio andasse a finire così. Tante chiacchiere, proclami, sit-in, dichiarazioni di fuoco in Parlamento e sui social, ma la verità è che nessuno in Occidente è disposto a morire per Kiev. Fin dall’inizio, questa crisi è stata orchestrata dagli USA per ottenere un duplice scopo: obbligare l’orso russo a fare la prima mossa e spaccare l’Europa. Ad oggi, possiamo dire che gli USA hanno centrato entrambi gli obiettivi senza sparare un colpo.

A questo punto, restano poche alternative a Zelensky. O accetta la resa o andrà incontro a un inutile bagno di sangue. Ci auguriamo per il bene di tutti che scelga la prima opzione, una volta constatato che la NATO non arriverà in suo soccorso.

Putin sapeva benissimo che sarebbe andata così, altrimenti mai e poi mai avrebbe azzardato un’azione simile. La Russia ha messo da tempo in conto non solo le inevitabili sanzioni, ma anche il rischio di un completo decoupling dall’Occidente, che di fatto sta già avvenendo dal 2014.

E infine, c’è l’Europa. Già stasera è emersa la prima spaccatura, con Germania e Italia che hanno fatto blocco contro la decisione del Regno Unito e della maggioranza UE di sganciare la Russia dal SWIFT. Paesi troppo dipendenti dalla Russia per permettersi uno strappo violento che andrebbe unicamente a loro detrimento. Unicredit, la nostra banca più esposta verso la Russia, oggi ha lasciato sul terreno il -13,49%, Pirelli il -10,4%, Intesa il 7,96%. La Germania acquista dalla Russia più del 60% del proprio gas e del proprio petrolio e non sarebbe in grado di sostenere un subitaneo blocco delle forniture. Viene da chiedersi, piuttosto, perché questi due paesi non siano stati più attivi fin dall’inizio a livello negoziale per scongiurare una guerra che sapevano benissimo avrebbe arrecato loro solo svantaggi. Scholz, in particolare, al primo duro confronto con la storia, non esce affatto bene. Ha cercato di difendere il Nordstream2 fino all’ultimo, salvo cedere quando ha capito che gli USA avevano già deciso di infliggergli il colpo mortale. Ha rifiutato di inviare armi letali all’Ucraina distanziandosi da Stati Uniti e Gran Bretagna, ma non ha fatto valere il proprio peso politico in sede di trattativa per evitare di essere travolto dagli eventi. Il suo attendismo ha finito per collocare la Germania in una posizione scomodissima: da un lato, in qualità di naturale guida dell’UE, è obbligata a farsi portavoce di una linea durissima verso la Russia, come richiedono Bruxelles, la NATO e, soprattutto, Washington. Dall’altro, non può farlo senza mettersi da sola nell’angolo. L’imbarazzo che si percepisce in queste ore nella diplomazia tedesca e persino nelle dichiarazioni di alcuni generali tedeschi è palpabile.

Ah, naturalmente, tra le conseguenze inevitabili di quanto è accaduto oggi ci sarà senza dubbio il ban di tutti i canali di informazione russi come Russia Today e Sputnik (in Polonia è già iniziato) e, con molta probabilità, quello di Telegram. Quale occasione più ghiotta per far fuori una piattaforma che da un paio d’anni sta rubando utenti a Facebook, Whatsapp, Twitter e Instagram e verso la quale già da tempo i governi hanno manifestato una palese volontà di censura? Anche qui, qualcuno guadagnerà da questa guerra. E non è difficile intuire chi.

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