FITCH: IL MONDO NON PUÒ PERMETTERSI DI SOSTITUIRE IL PETROLIO RUSSO

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Secondo un analista di Fitch, un calo delle esportazioni petrolifere russe in Europa sarebbe un fattore molto rialzista per i prezzi del petrolio, che potrebbero raggiungere e superare i 100 dollari in caso di conflitto in Ucraina. Tradotto: Russia e USA si faranno male, ma sopravvivranno. La Cina rafforzerà ulteriormente rafforzata. Provate a indovinare chi, invece, uscirà con le ossa rotte da questa crisi?

Fonte: Tom Kool, Oilprice, 22 febbraio 2022

Per il mercato del petrolio sarà impossibile sostituire il petrolio russo, che rappresenta il 10% dell’offerta globale. Lo ha detto ieri ai media russi Dmitry Marinchenko, direttore senior per le risorse naturali e le materie prime di Fitch.

Secondo l’esperto di Fitch, l’escalation della crisi Russia-Ucraina potrebbe portare i prezzi del petrolio a oltre $ 100 al barile.

Nella mattinata di martedì, i prezzi del petrolio sono aumentati di quasi $ 100 al barile, con il Brent Crude che ha raggiunto il nuovo massimo da sette anni ($ 99) prima di scendere a ($ 97) al barile dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto alla fine di lunedì due regioni separatiste nell’Ucraina orientale e ha dispiegato truppe lì nella più grave escalation della crisi mai vista.

Un’ulteriore escalation del conflitto potrebbe portare a sanzioni che limiterebbero le esportazioni di petrolio russe, il che “potrebbe portare a una crisi energetica”, ha affermato Marinchenko, citato dal quotidiano Kommersant.

Attualmente, il premio geopolitico del prezzo del petrolio è già di circa 15 dollari al barile a causa della crisi Russia-Ucraina, ha detto Marinchenko all’agenzia di stampa russa TASS.

La quota della Russia sul mercato petrolifero globale è superiore al 10 per cento e non c’è nessuno che possa sostituirla. C’è poca capacità produttiva inutilizzata, soprattutto considerando la graduale ripresa della domanda, anche se le sanzioni all’Iran verranno revocate nel prossimo futuro, ha detto Marinchenko citato dall’agenzia TASS.

La Russia, il secondo esportatore mondiale di petrolio dopo l’Arabia Saudita, esporta circa 5 milioni di barili di greggio al giorno (bpd). Quasi la metà, ovvero il 48%, è andata nei paesi europei nel 2020, secondo i dati della US Energy Information Administration (EIA). Nel 2021, la Russia è rimasta il principale fornitore di gas naturale e oli di petrolio all’UE.

Un calo delle esportazioni petrolifere russe in Europa sarebbe un fattore molto rialzista per i prezzi del petrolio, che potrebbero raggiungere e superare i 100 dollari in caso di conflitto in Ucraina, affermano gli analisti.

Anche oggi, il ministro dell’Energia del Qatar Saad al-Kaabi ha affermato che sostituire le forniture di gas naturale russo in Europa a breve termine è “quasi impossibile”.

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