LIVELLI DI 25-IDROSSIVITAMINA D3 PRE-INFEZIONE E ASSOCIAZIONE CON LA GRAVITÀ DELLA MALATTIA DA COVID-19

Amiel A. Dror, Nicole Morozov, Amani Daoud, Yoav Namir, Orly Yakir, Yair Shachar, Mark Lifshitz, Ella Segal, Lior Fisher, Matti Mizrachi, Netanel Eisenbach, Doaa Rayan, Maayan Gruber, Eyal Sela
3 febbraio 2022, https://doi.org/10.1371/journal.pone.0263069

Dei 1176 pazienti ammessi, 253 avevano un livello di 25(OH)D prima dell’infezione da COVID-19. Uno stato di vitamina D inferiore si è rivelato più comune nei pazienti con malattia grave o critica (<20 ng/mL [87,4%]) rispetto agli individui con malattia lieve o moderata (<20 ng/mL [34,3%] p < 0,001). I pazienti con carenza di vitamina D (<20 ng/mL) avevano una probabilità 14 volte maggiore di avere una malattia grave o critica rispetto ai pazienti con 25(OH)D ≥40 ng/mL (odds ratio [OR], 14; intervallo di confidenza 95% [ CI], da 4 a 51; p < 0,001).

Tra i pazienti ricoverati con COVID-19, la carenza di vitamina D anteriore all’infezione è stata associata a un aumento della gravità e della mortalità della malattia.

[…]

Il nostro studio contribuisce a un corpus di prove in continua evoluzione che suggerisce che la storia di un paziente di carenza di vitamina D è un fattore di rischio predittivo associato a un decorso e alla mortalità della malattia clinica COVID-19 meno positivo. L’uso dei risultati storici ottenuti prima della pandemia di COVID-19 nell’ambito di un’indagine sulla salute pubblica ci ha permesso di suggerire che la carenza di vitamina D contribuisce al percorso causale del rischio di mortalità e alla gravità della malattia da COVID-19. Il nostro studio merita ulteriori studi per indagare se e quando l’integrazione di vitamina D tra gli individui carenti di vitamina D nella comunità influisce sull’esito di un eventuale episodio di COVID-19.