SULL’ENERGIA UE IN BALIA DI RUSSI E USA

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L’Europa non scioglie il nodo Nordstream2 e si incarta sui finanziamenti a nucleare e gas per timore di una rivolta verde. Così i prezzi li fanno ancora Mosca e Washington.

Sergio Giraldo, La Verità


«Grande è la confusione sotto il cielo», disse, pare, Mao Zedong, «quindi la situazione è eccellente». Si potrebbe così riassumere ciò che sta accadendo in Europa in campo energetico, salvo che la situazione in realtà è pessima.

Dopo essere saliti di quasi il 700% da gennaio 2021, i prezzi del gas invernale al Ttf sono scesi del 60%, per poi assestarsi tra 80 e 90 euro al megawattora, valori che sono comunque da quattro a cinque volte superiori a quelli di un anno fa. Il brusco calo dei prezzi è dovuto in gran parte alla diminuzione della domanda e all’arrivo in Europa di alcune navi cariche di gas liquefatto dagli Stati Uniti. I nodi di fondo che hanno portato al catastrofico balzo dei prezzi l’anno scorso però, nel frattempo, non sono stati sciolti. Sulle cause dei rialzi abbiamo già detto più volte: da una parte la pretesa dell’Unione europea di fare del Ttf olandese il mercato di riferimento per il gas continentale, disincentivando i contratti a lungo termine pur essendo importatore netto per oltre l’80% del proprio fabbisogno. Dall’altra, l’annuncio del Green deal, che ha frenato e scoraggiato investimenti nell’estrazione di gas anche da coltivazioni già esistenti (il caso dei giacimenti italiani in Adriatico è emblematico). In queste condizioni, è stato sufficiente un aumento della domanda cinese la scorsa primavera per deviare i flussi delle navi cariche di Lng dall’Europa e creare il panico negli operatori continentali, che illusi dai prezzi straordinariamente bassi non avevano iniziato a riempire gli stoccaggi come avrebbero dovuto.

L’aumento dei prezzi del gas ha trascinato con sé quelli dell’energia elettrica, perché in un sistema di prezzi marginali come quello in vigore in Europa il prezzo dell’elettricità viene fissato dagli impianti a gas. A disastro avvenuto, l’Ue ha cercato di porre qualche rimedio permettendo agli Stati membri di fornire agevolazioni a famiglie e imprese, ma senza mai mettere in discussione l’impianto del mercato interno. Sul tavolo del presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, restano i dossier più importanti. Il primo è l’annosa questione del gasdotto Nord stream 2. Gli Usa temono che con il suo avvio l’Ucraina veda svanire il deterrente strategico costituito dalle forniture di gas all’Europa, esponendo così il fianco a una ulteriore escalation della tensione con la Russia. L’amministrzione americana vorrebbe un’Europa compatta nel frenare le pretese russe verso Kiev, ma Joe Biden ha difficoltà persino in patria a far passare la sua linea: il Senato ha bocciato pochi giorni fa la proposta di nuove sanzioni a società collegate al NS2. Il governo tedesco è in evidente imbarazzo sul tema e per ora il processo di certificazione del gasdotto è stato sospeso dal regolatore. Forse l’eredità di Angela Merkel non è quella cornucopia di meraviglie descritta dai suoi agiografi nelle scorse settimane. Il secondo, pesante dossier riguarda la tassonomia verde, che stabilisce le fonti energetiche finanziabili secondo criteri di sostenibilità. La bozza circolata la notte di Capodanno è stata oggetto di forti critiche perché considera sostenibili sia il nucleare che il gas, sia pure con diverse condizioni. Il testo andrebbe benissimo sia alla Germania che alla Francia, in realtà, ma proprio in Germania la componente verde del nuovo governo semaforo è determinata a non far passare il nucleare tra le opzioni possibili. Il cancelliere Olaf Scholz, che non vuole uno scontro con la Francia su questo tema, è così costretto a una difficile mediazione interna. Entro gennaio si arriverà a una soluzione, che su un piano di razionalità dovrà tenere conto della debolezza strutturale del sistema energetico europeo privato di nucleare e gas naturale. Ma nelle scelte di Bruxelles non sempre la logica ha la meglio.

Intanto, il governo francese ha reso noto che imporrà a Edf di vendere la propria energia per il 2022 a un prezzo calmierato. Il titolo della compagnia elettrica francese è precipitato del 25% in un giorno. Tutto ciò mentre la Germania ha chiuso tre delle sei centrali nucleari ancora attive, il gas dalla Russia arriva con flussi sempre più scarsi e gli stoccaggi europei sono pieni in media solo al 47% a inverno appena iniziato. Nei giorni scorsi si sono registrati contatti tra il Dipartimento di Stato Usa e la Commissione Ue, nonché con alcune grandi compagnie energetiche europee. Gli Usa vogliono capire se in caso di sospensione delle forniture dalla Russia sarebbero in grado di rimpiazzare quei volumi con il proprio Lng o con altre fonti. Le risposte non devono essere state molto incoraggianti: l’Europa non dispone di sufficiente capacità di rigassificazione per supplire interamente con Lng alla mancanza del gas russo e le possibilità di incrementare a breve le produzioni nazionali nel continente europeo sono limitate. Occorre dunque prendere atto che sono Usa e Russia a determinare il prezzo dell’energia in Europa. Molto lunga e ricca di ostacoli sarà la rincorsa europea all’indipendenza energetica, che, curiosamente, viene dipinta come retrograda autarchia quando è perseguita da singoli Stati democratici e glorificata invece come valore assoluto quando a volerla è l’oligarchia di Bruxelles.

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